Che cos’è e come partecipare alla Challenge lanciata dalla casa automobilistica in collaborazione con Nesta
La Toyota Mobility Foundation, in collaborazione con il Challenge Prize Center di Fondazione Nesta, ha lanciato la Toyota Mobility Unlimited Challenge: una sfida da 4 milioni di dollari rivolta a progetti innovativi in grado di migliorare la vita delle persone con paralisi degli arti inferiori, soprattutto in termini di mobilità e indipendenza. Tra le soluzioni ipotizzabili, si va dagli esoscheletri all’intelligenza artificiale, dai software per l’apprendimento automatico, al cloud computing fino alle soluzioni per le batterie. Per partecipare c’è tempo fino al 15 agosto 2018 (QUI per applicare). Non ci sono statistiche sulle vittime di paralisi in tutto il mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima però che ci siano fra i 250 mila e 500 mila nuovi casi di lesioni del midollo spinale a livello globale ogni anno.
Tokyo 2020
Una giuria di esperti selezionerà i 5 finalisti della sfida, che riceveranno ciascuno 500 mila dollari per portare i loro concetti da idea a prototipo. Il progetto vincitore riceverà un milione di euro, il sostegno per sbarcare sul mercato e verrà presentato a Tokyo 2020, nel corso delle Olimpiadi. Non solo. Per dare spazio ai progetti di dimensioni più piccole, la Toyota Mobility Unlimited Challenge prevede anche dei Discovery Awards, che forniranno un finanziamento iniziale di 50 mila dollari alle idee più promettenti, ma che altrimenti potrebbero non disporre delle risorse necessarie per partecipare alla sfida.
Gli ambasciatori
Il Mobility Unlimited Challenge Prize è supportato da ambasciatori in tutto il mondo. Fra questi, August de los Reyes, (responsabile del design presso Pinterest), Yinka Shonibare MBE (artista britannico – nigeriano), Sandra Khumalo (vogatrice paralimpica sudafricana), l’atleta e attivista indiana Preethi Srinivasan, Sophie Morgan (conduttrice televisiva britannica), Tatyana McFadden e Rory A Cooper (direttore degli Human Engineering Research Laboratories dell’Università di Pittsburgh).