La startup nata dall’idea di Simone Ligi produce un materiale ad alta conducibilità elettrica e termica dalle molteplici applicazioni. Dai laboratori dell’università di Bologna ha già lanciato dei brevetti esclusivi che hanno convinto molti investitori a partecipare al crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd
Una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd di SiamoSoci, con 800mila euro raccolti in pochi giorni, ha da poco segnalato la capacità della startup Graphene-XT di convincere gli investitori. Ma quello che fa riflettere di più di questo progetto nato e cresciuto a Bologna è l’innovativo materiale intorno al quale tutto gira. Di grafene ormai si parla da tempo. È stato inventato nel 2004 e i due scienziati che l’hanno messo a punto si sono meritati anche il premio Nobel. La rivoluzione, però, di questa realtà è nella consistenza con la quale viene messo sul mercato questo derivato del carbonio: «Noi produciamo grafene liquido o in sospensione in acqua, a costo inferiore rispetto a quello offerto dagli altri competitor», spiega a Startupitalia! Oreste D’ambrosio che si occupa dell’area finanza e funding dell’azienda.
Il team di Graphene XT
Graphene XT è nata come società di capitali a gennaio del 2017, ma è da quattro anni che il team lavora per mettere sul mercato il suo prodotto. Il ceo, Simone Ligi, ha portato in questa iniziativa imprenditoriale la sua esperienza in una grande multinazionale della chimica e ha costruito l’azienda insieme agli altri founder, gli ingegneri Gaetano Santucci e Mario Siniscalchi e il professore universitario di chimica Loris Giorgini. Oggi lo sviluppo del prodotto avviene nei laboratori messi a disposizione dalla facoltà di ingegneria dell’università di Bologna. La tecnologia che la società è riuscita a implementare permette la produzione del grafene a costi contenuti, pur mantenendo intatte le numerose caratteristiche del materiale: altissima conducibilità elettrica e termica, molte proprietà magnetiche e notevole resistenza meccanica. L’immersione del grafene in acqua permette poi di superare anche i problemi legati alla sicurezza della produzione di grafene in polvere.
La novità del grafene liquido
Il sistema per la realizzazione del grafene liquido è uno dei brevetti vincenti della startup: «Al momento i nostri macchinari sono pronti per la produzione industriale», dice ancora D’Ambrosio. Nella fase sperimentale la società ha già vinto un bando di finanziamento dal programma dell’Unione europea Horizon 2020 che ha permesso alla società di acquistare il materiale necessario per partire con la produzione. «Facciamo anche parte di Graphene Flagship, l’iniziativa di ricerca europea che finanzia con 1 miliardo di dollari 150 aziende che lavorano su questo materiale. Insieme a noi in questo consorzio c’è anche la Lego. In Italia le aziende coinvolte sono solo 3», precisa D’Ambrosio.
Le applicazioni del materiale
Le applicazioni del grafene sono davvero moltissime e vanno dai circuiti stampati su film trasparente alle suole antistatiche per le scarpe da lavoro passando per le tastiere. Per non parlare poi della possibilità di rendere più resistente praticamente qualsiasi parte dell’automobile come il parafango o la capacità di rendere più traspiranti i tessuti grazie a questo materiale. «Abbiamo un brevetto con l’università di Trieste per la realizzazione di un sensore di glicemia dall’alito che punta ad essere un sistema meno invasivo per i malati di diabete che sono costretti a misurare quotidianamente il contenuto di zuccheri nel sangue», aggiunge il membro del team.
I progetti per il futuro
Il mercato a cui si rivolge la startup è internazionale anche perché il suo prodotto è molto versatile. «Con i fondi ottenuti grazie al crowdfunding sceglieremo nuovo personale da aggiungere al team, faremo un po’ di marketing e continueremo con la ricerca e sviluppo che nel nostro settore rimangono fondamentali», precisa D’Ambrosio. L’azienda ha già chiuso un accordo con una multinazionale oil&gas italiana: «L’aggiunta di grafene nei fanghi permetterà di dissipare l’elevato calore che si produce durante le trivellazioni», conclude D’Ambrosio.