Intervista al professor Pietro Ichino, ideologo del Jobs Act. “La flat tax? In sé non è una idea sbagliata. La nostra riforma del lavoro? Non è vero che ha aumentato i licenziamenti”
Classe 1949, una lunga carriera da sindacalista alle spalle, avvocato, professore universitario, politico, nonché “ideologo” del dibattuto Jobs Act. Pietro Ichino ha deciso di non ricandidarsi alle prossime elezioni del 4 marzo. StartupItalia! ha approfittato del fatto che sia ora fuori dai giochi per un lungo colloquio a 360° sui temi più importanti sul tappeto: occupazione, flessibilità del lavoro, le crisi delle grandi aziende, con un occhio naturalmente sui programmi che i partiti propongono agli elettori.
Professor Ichino, quali sono le cose che il prossimo esecutivo, indipendentemente dal colore e dalla composizione, dovrà fare nei primi 100 giorni?
Poiché in questa campagna elettorale il partito anti-euro e anti-UE sembra improvvisamente scomparso, e persino MoVimento 5 Stelle e Lega si dichiarano favorevoli al processo di integrazione europea, alla sua domanda posso rispondere che, comunque sia composta la maggioranza, il nuovo Governo dovrà confermare l’impegno dell’Italia su questo terreno, quindi dare subito un impulso positivo al negoziato per il trattato Italia-Francia proposto da Macron, confermare l’impegno dell’Italia al rispetto dei vincoli di bilancio previsti dai trattati, se necessario fare le correzioni imposte da quei vincoli, e rivendicare per l’Italia un ruolo di primo piano al tavolo sul quale si sta disegnando la nuova Unione Europea.
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Qual è il suo parere sulla flat-tax proposta da Berlusconi e, con aliquota persino inferiore, da Salvini?
L’idea della flat tax non è in sé sbagliata; ma se il progetto intende rispettare seriamente la regola costituzionale della progressività dell’imposta sul reddito, esso deve prevedere una no tax area di entità apprezzabile, più alta dell’attuale. E se la no tax area è di entità consistente, l’aliquota unica non può che essere notevolmente più elevata rispetto a quella indicata da Forza Italia. Non parliamo di quella indicata da Salvini, che appartiene al libro dei sogni: genererebbe un deficit mostruoso. Infatti i progetti più seri di semplificazione drastica dell’imposta sul reddito prevedono non una sola aliquota, ma due. Ma allora occorre riconoscere che non è più flat tax.