Milano ha perso in una sola settimana oltre l’11% del suo valore. Spread chiude a quota 171 punti dopo aver toccato i 181 in mattinata
In una Milano ancora chiusa per contagio da Coronavirus ma che attende impazientemente di ripartire (il Duomo ha già riaperto i portoni, presto si spera toccherà ai cinema e ai teatri, le Università invece non prima del 7 marzo), Piazza Affari non smette di bruciare miliardi di euro, terminando la settimana all’insegna del segno “meno”, esattamente come era iniziata e continuata.
La situazione a Piazza Affari
Giornata quindi pesantemente negativa per Piazza Affari afflitta dall’ennesima gragnuolata di vendite che travolge il listino milanese, in perdita del 3,58%, tallonato dal FTSE Italia All-Share a – 3,47% a 23.907 punti. In territorio negativo anche FTSE Italia Star (-2,06%). Lo spread, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e gli omologhi tedeschi chiude invece a 171 punti, dopo che in mattinata aveva toccato i 181. Il BTp con scadenza a 10 anni riporta un rendimento dell’1,09%.
Non c’è comparto che si salvi dalla tempesta di vendite: i peggiori di Milano sono petrolio (-5,55%), bancario (-4,96%) e utility (-4,90%). Precipitata Atlantia, che perde il 6,58%. Hera scivola dello 5,74%, seguita da Snam a – 5,87%. Anche Eni non si salva dalle vendite, in calo del 5,10%. Male anche Maire Tecnimont, che chiude le contrattazioni a -5,31%. In apnea Banca Popolare di Sondrio, sotto del 4,60%. Si chiude così una delle peggiori settimane per Piazza Affari, in cui è arrivata a perdere oltre l’11% del suo valore.
E se Piazza Affari annaspa, le Borse nel Vecchio Continente non vanno certo meglio. Francoforte ha chiuso a – 3,86, mentre Londra a – 3,18. Non vede luce in fondo al tunnel Parigi, sprofondata a – 3,38%. Risveglio nerissimo anche oltreoceano, con il Down Jones a – 2,87. Gli analisti fanno sapere che per la Borsa americana si prospetta una contrazione settimanale complessiva superiore al 10%: è la quinta volta che accade dal Dopoguerra (le altre volte si verificarono nel 1985, nel 2000, nel 2001 e infine ai tempi della crisi del 2008).
Crollati anche i mercati asiatici
Ancora un tonfo per Tokyo, che vede materializzarsi lo spettro dell’annullamento dei Giochi Olimpici previsti per questa estate. L’indice Nikkei è crollato ulteriormente del 3,67%, perdendo più di 800 punti, a 21.142,96 punti e l’indice Topix a fine giornata segna – 3,65% a 1.510,87 punti. Tornano a tremare anche i mercati cinesi, dopo i timidi raggi di sole intravisti durante l’ultima seduta: la Borsa di Shanghai ha chiuso con un calo che sfiora il 4%, mentre Shenzhen è scesa di quasi il 5%.