La prima cornice legale al mondo per le monete digitali è stata approvata dal Parlamento più antico in attività. No, non si tratta di Westminster, che pure farà una legge per gli exchange Bitcoin. Bisogna invece volgere l’attenzione poco più a Nord. All’Isola di Man, dipendenza in autogoverno della Corona britannica. Un lembo di terra lungo 48 chilometri tra la Gran Bretagna e l’Irlanda, dove Sua Maestà decide difesa e politica estera, mentre tutto il resto spetta agli isolani. Il Tynwald – organo legislativo in servizio ininterrotto dal 979 dopo Cristo – vuole rendere l’Isola un posto più attraente per l’intero mondo Fintech. Il messaggio per le startup e per chi le osserva è: a Mann (si può dire anche così) si fa sul serio. Obiettivi collaterali: diminuire i dubbi sulla sicurezza del settore e attrarre grandi partner bancari, ancora spaventati dai crolli di Bitcoin nel 2014. “Vogliamo offrire l’ambiente giusto agli sviluppatori”, ha dichiarato a Business Insider Peter Greenhill, responsabile statale per l’e-commerce: “Abbiamo più di 25 business di valute digitali stabilite sull’isola. Siamo un microcosmo del Regno Unito e di altri Paesi: un sito di test e un laboratorio sperimentale per le nuove tecnologie”.
Dal primo aprile, le criptovalute valute virtuali dovranno attenersi alla legge anti-riciclaggio locale; il loro business rientrerà da quest’estate nelle competenze della Financial Services Commission, presso cui dovranno registrarsi. Se sospettassero di essere usate per il riciclaggio di denaro sporco, le imprese dovranno immediatamente comunicarlo alle autorità e assisterle nell’identificazione del sospetto reo. Dovranno perciò raccogliere dati sull’identità dei loro clienti, a partire da chi voglia comprare l’equivalente di mille euro in Bitcoin. Un aggravio burocratico? Probabilmente sì. Ma anche un modo per accrescere la credibilità delle startup stabilite sull’Isola. La comunità Fintech di Mann non è enorme – per ora 30-35 persone – ma affiatata. Tanto che, se si entra in un negozio o in un bar, non è raro trovare l’avviso “Bitcoin accepted” (lo accetta perfino una compagnia di taxi).
Quest’apertura all’innovazione non deve stupire. Dei quattro miliardi di sterline del Pil isolano, il 20% è prodotto da aziende digitali. Da tempo Mann è un paradiso offshore per le startup, che la popolano in gran numero: sono 170, a fronte di una popolazione di circa 85 mila persone. Per capire perché, basta elencare alcune caratteristiche fiscali: zero corporation tax, nessuna tassa sul capital gain né sull’eredità, una bassa tassazione sulla persona. “Una legislazione amichevole ma rigida per le valute digitali”, la definisce Greenhill, che vede il settore crescere del 23% entro il 2020. E poi c’è il clima freddo, ideale per i grossi data center che usano elettricità ad alta tensione. E l’autosufficienza energetica. Senza dimenticare la banda ultralarga: sull’Isola le aziende di telecomunicazioni sono di casa e il 5G verrà testato proprio lì.
Il Fintech non è il primo settore ad essere attratto da legislazione innovativa e agevolazioni fiscali. Prima è arrivata l’industria del gioco e delle scommesse online, anni fa. Una presenza che si è rivelata importante: ha portato sull’isola oltre 20 miliardi di sterline e impiegano centinaia di persone. Adesso su Mann gli operatori di giochi e monete digitali iniziano a entrare in relazione: una ragione in più per creare un quadro normativo favorevole a Bitcoin e simili.