Don’t worry be digital: uno slogan che suona come un vero e proprio messaggio al Paese quello del Sia Expo 2014, nona edizione dell’International Finance & Payments Summit. Erano presenti i maggiori esponenti di istituzioni finanziarie e centrali, imprese e pubbliche amministrazioni: Aldo Bisio (amministratore delegato, Vodafone Italia), Francesco Caio (amministratore delegato, Poste Italiane) e Victor Massiah (consigliere delegato, Ubi Banca), solo per citarne alcuni.
Sul tavolo il tema chiave dell’Expo di quest’anno: la trasformazione digitale. Quel cambiamento troppo spesso discusso e troppo poco attuato proprio dai principali attori del settore. Anche se, come ha ben sottolineato Stefano Quintarelli, il presidente nominato dal Consiglio dei Ministri (“ma non ancora in carica”, come sottolinea lui stesso) del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale, i veri protagonisti del cambiamento sono quei giovani (digitali) affamati e folli che rimangono fuori da questi convegni ma che sono impegnati ogni giorno perché la “trasformazione digitale” non resti solo uno slogan.
Anche al Sia Expo comunque le innovazioni hanno fatto la loro comparsa. Due gli elementi principali di novità rispetto alle questioni relative ai pagamenti mobili già dibattute lo scorso anno nella stessa sede (eWallet, riposizionamento dei circuiti, potenziamento rete accettazione). La prima è il lancio del servizio di trasferimento denaro da uno smartphone all’altro Jiffy da parte della stessa Sia e a cui ha aderito Ubi Banca (qui abbiamo spiegato di cosa si tratta).
Il secondo è l’Hce, ovvero la tecnologia che permette i pagamenti tramite Nfc con l’elemento di sicurezza conservato nel cloud e non nella Sim o nel dispositivo. Per effettuare transazioni di questo tipo con lo smartphone è quindi sufficiente la presenza di un sensore Nfc, non servono accordi con le varie Tim o Vodafone o soluzioni come Apple Pay, che mette il secure element su iPhone 6 e nuovi iPad. Ciò che l’anno scorso sembrava una chimera, oggi è già realtà negli Stati Uniti e presto lo sarà anche in Italia con MySi, il portafoglio digitale di CartaSi, Visa Europe ed Equens che sarà disponibile da fine 2014.
Si tratta di una novità è di particolare rilevanza per gli impatti che ha sull’ecosistema dei pagamenti, imponendo di fatto un riequilibrio di poterii in gioco. Se un anno fa le banche sembravano paradossalmente attori a margine del sistema, oggi sono le società di telecomunicazioni a dover fare un passo indietro. L’Hce infatti permette di smaterializzare all’interno dello smartphone (dotato di sistema operativo KitKat 4.4 o superiore) le carte di pagamento, indipendentemente dall’operatore telefonico utilizzato e quindi senza il necessario coinvolgimento dello stesso nella catena del valore. Un’ulteriore dimostrazione della dinamicità e continua evoluzione dell’’industria dei pagamenti che rende impossibile fare previsioni certe sugli sviluppi.
Su un vincitore nel campo dei pagamenti mobili però sono tutti pronti a scommettere: Apple. Il gigante di Cupertino (e il suo nuovissimo ma già famoso servizio Apple Pay) viene da tutti citato come caso di sicuro successo e come standard di mercato, sebbene ancora non si conosca il modello di business con cui Apple deciderà di fare il suo ingresso in Europa (qui abbiamo analizzato lo scenario). Negli States la macchina si è invece già messa in moto con la collaborazione di più di 500 banche. Apple è un caso esemplare di ecosistema chiuso e verticale che ha fatto della centralità dell’utente, sia in termini di esperienza sia di numeriche come massa critica, il suo principale fattore di successo. Come reagire? È ragionevole pensare che solo un modello ugualmente focalizzato ma aperto può avere la forza di competere. Occorre dunque fare sistema, anche tra attori diversi, sfruttando le sinergie esistenti e cooperando piuttosto che frammentando le offerte. Un obiettivo comune dunque è quello che dovrebbero darsi tutti gli attori intervenuti ieri anche perché, come non ha dimenticato di ricordare Francesco Caio, durante il suo intervento: “per lo sviluppo dei pagamenti elettronici passa anche l’alfabetizzazione digitale del nostro Paese”.