E’ avvocato e ha iniziato la sua carriera seguendo i processi fallimentari. Poi ha fatto anche la consulente d’impresa, fino a quando un giorno ha scelto di «non seguire più le aziende che muoiono ma di aiutare quelle che nascono, le startup».
Inizia così la storia personale di Paola Di Rosa, donna, professionista, palermitana. Ma soprattutto, una delle anime più volenterose dell’ecosistema startup regionale, con un pallino: il fintech. C’era anche lei ieri, a Palermo, tra gli speaker dell’Open Summit Tour di Startupitalia e Tech-Marketplace. A margine dell’evento abbiamo scambiato qualche battuta.
Paola, quand’è che hai scoperto il fintech?
«E’ un interesse nato per caso, quando ho collaborato su progetti di innovazione con Marco Di Marco, allora assessore alle attività produttive del Comune di Palermo».
Che c’entra un assessore col fintech?
«Era Marco Di Marco, il presidente di Moneynet! (l’istituto di pagamento leader nel mercato Pos italiano, ndr) Lì ho scoperto davvero un mondo».
L’avvenimento fintech più importante del fintech siciliano nell’ultimo anno?
«Potrei risponderti l’hackathon che abbiamo organizzato con At Factory alla fine del 2015, ma sarei di parte. Quindi, andando a memoria ti dico Wib, la startup delle vending machine fondata da Antonino Lo Iacono».
Avvenimento, addirittura?
«Sì, perché hanno raccolto più di 500 mila euro col crowdfunding in 2 giorni! E poi è anche una startup fintech».
A proposito di startup, quanto fintech c’è in Sicilia?
«C’è l’eCommerce di Marta’s Cottage, a Siracusa, startup leader nel settore matrimoni accelerata da b-venture. Sempre restando nell’eCommerce, ma del riuso, quindi anche con un significato sociale importante ci sono i ragazzi di Wadex, che nel 2014 hanno vinto la call di Tim #Wcap. E poi quelli che ho visto “nascere” all’hackaton fintech di novembre, Eluja, che ora sono accelerati da SellaLab a Biella».
Pro e contro del fare fintech in Sicilia?
«Pro sicuramente il nostro capitale umano, e lo dico non perché sono di qui ma perché lo conosco davvero. Contro, mancano ancora la community e un ecosistema fertile dove far crescere non 3-4 ma almeno una ventina di startup fintech. Ma sono fiduciosa».
Non sei la prima professionista a buttarsi nel mondo delle startup, e probabilmente non sarai neanche l’ultima. Che sta succedendo?
«Succede che è cambiato il modello economico. Siamo nella fase della rivoluzione digitale, come quando il modello è passato da agricolo a industriale, oggi il passaggio al digitale porta tutti i professionisti a dover stare in un mercato fatto di tanti piccoli germogli. E quindi – sorride – anche io sto “pivotando”, in perfetto approccio lean».
Aldo V. Pecora
@aldopecora