L’eurodeputata – e Consigliere comunale a Milano – ha risposto alle domande di StartupItalia su MES, coronabond e futuro dell’Unione Europea
L’Eurogruppo di oggi, martedì 7 marzo, potrebbe essere una di quelle tappe decisive per capire il destino dell’Unione Europea. La riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze in programma precede di qualche giorno l’altro appuntamento cruciale, quello che vedrà l’incontro tra i Capi di Stato e di Governo dopo Pasqua. Sul tavolo il possibile ricorso al MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, in una versione morbida, meno stringente per quanto riguarda le condizioni di finanziamento. Ritenuta insufficiente dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, questa ricetta proposta da Germania e Olanda è stata fin da subito criticata dalla Lega di Matteo Salvini. Per approfondire la questione, l’europarlamentare leghista Silvia Sardone ha accetto di rispondere per iscritto ad alcune nostre domande sugli strumenti finanziari d’emergenza, sui coronabond e sul destino dell’Unione Europea, minacciata dallo spettro Italexit.
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L’eurodeputata della Lega, Silvia Sardone
Sardone: l’intervista sul futuro dell’UE
Nelle ultime ore è sembrata sempre più remota l’ipotesi di un ricorso ai coronabond, simbolo di una mutualizzazione del rischio di cui tutti i Ventisette dovrebbero farsi carico per la ricostruzione economica europea. Lo stesso premier Giuseppe Conte si è fatto portavoce di questa linea ai tavoli di Bruxelles, sostenuto dal Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. «Il Governo Conte – ha spiegato l’onorevole Silvia Sardone – è molto debole nella contrattazione con l’Europa. Continua ad aspettare l’elemosina da Bruxelles. Noi vogliamo poter spendere per gli italiani i soldi che sono degli italiani attraverso un’emissione straordinaria da 100 miliardi di euro di buoni del Tesoro italiani offerti a condizioni vantaggiose ai risparmiatori, agli imprenditori e ai cittadini con durata ventennale. In questo modo il debito e l’uscita dalla crisi saranno in mano, non al MES o ai tedeschi, ma agli italiani. Il Governo dovrebbe essere più coraggioso e invece sembra schiavo dei diktat europei».
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Angela Merkel ed Emmanuel Macron
La linea della Lega non cambia dunque rispetto ai rapporti con l’Europa, soprattutto con la Germania di Angela Merkel. «Berlino – ha continuato l’europarlamentare, che ricopre anche il ruolo di Consigliere comunale a Milano – sembra essersi dimenticata che in più occasioni nella sua storia ha ricevuto importanti aiuti da altri Paesi, compresa l’Italia. Vuole costringerci al MES con condizionalità in modo da avere controllo sulle nostre politiche economiche». In realtà, il dibattito in corso sembrerebbe scongiurare scenari simili a quelli della Grecia, dove anni fa il memorandum del Fondo Salva Stati ha pesato sulle fasce deboli della popolazioni, colpite da tagli alla spesa pubblica.
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Valdis Dombrovskis
Invece di una mutualizzazione del rischio, la linea della Lega e delle opposizioni in Italia mira piuttosto a una spesa senza vincoli o parametri per risollevare l’economia, strategia che vanta però pochi alleati di peso in Europa. «Il nostro piano è chiaro – ha spiegato Sardone – vogliamo poter spendere i nostri soldi senza vincoli, parametri, zero virgola, diktat e imposizioni. L’Italia sta per vivere una crisi economica senza precedenti. Non possiamo accettare di subirla senza poter intervenire massicciamente come stanno facendo altri paesi. L’Italia è ancora ferma, in attesa della mancia da Bruxelles».
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Ursula von der Leyen
Rischio Italexit?
In attesa di capire quale sarà lo strumento finanziario principale per avviare i cantieri europei, lo spettro Italexit potrebbe presto tornare nel dibattito politico nazionale. Di fronte a una risposta europea giudicata insoddisfacente dai sovranisti, il prossimo obiettivo sarà proporre agli italiani un’uscita dall’Unione Europea e dalla moneta unica? Nessuno sbilanciamento su questo punto, ma l’onorevole Sardone è stata chiara su un punto. «Dopo la crisi e in base alle risposte europee – ha concluso – si dovrà fare un’analisi di come funziona male l’Unione Europea».
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