Si chiude con una sentenza di condanna la vicenda processuale innescatasi subito dopo l’annuncio dell’exit a Facebook. Grande accusato il Cto di Oculus, che avrebbe co-fondato la startup mentre lavorava allo sviluppo di un visore della ZeniMax, il “Rift”
Zuckerberg non ne ha fatto alcun cenno, preferendo l’annuncio dei risultati finanziari del quarto trimestre 2016, ma ieri è arrivata la prima condanna per Facebook, in un’aula di Tribunale di Dallas, in Texas. L’accusa: furto di proprietà intellettuale sul progetto Oculus Rift.
Perché ZeniMax ha denunciato Facebook
La società di Palo Alto, che aveva acquistato a luglio 2014 la startup del visore di realtà virtuale per 2 miliardi di dollari, dovrà pagare un risarcimento di ben 500 milioni alla ZeniMax Media Inc., nota azienda statunitense produttrice di videogiochi. E’ tra i pionieri, per intenderci, dei cosiddetti “sparatutto”: suoi sono titoli di successo che hanno fatto la storia dei videogames come Doom e Quake.
Ai primi di gennaio, il Ceo di Facebook Mark Zuckerberg aveva testimoniato di fronte alla giuria del Tribunale federale di Dallas, dicendo di non conoscere ZeniMax “neanche per nome” e bollando come “false” le rivendicazioni del produttore di videogiochi, che aveva depositato al giudice dei documenti secondo i quali la società di Zuckerberg aveva acquistato Oculus con la “piena consapevolezza” che alcuni elementi hardware e software del sensore di Vr erano stati in realtà “rubati” da un dipendente della società.
L’ex dipendente che lavorava a un visore per Doom 3
Al centro della disputa c’è John Carmack, ex ZeniMax ora Chief technology officer di Oculus, accusato di aver lavorato alla nascita della startup del giovanissimo ideatore di Oculus Rift, Palmer Luckey, mentre ancora lavorava allo sviluppo di un prototipo di visore di realtà virtuale, chiamato Rift, da utilizzare con Doom 3. Un po’ più di una coincidenza, dunque. Tant’è che, a proposito di coincidenze, l’azione è stata intentata contro Oculus a distanza di poche settimane dall’annuncio della vendita della startup a Facebook per 2 miliardi di dollari. E 2 miliardi è stato il risarcimento chiesto inizialmente dalla società di videogiochi.
Cosa dice la sentenza
Nel merito delle accuse mosse da ZeniMax, la giuria ha ritenuto Oculus colpevole di violazione del copyright, mancato rispetto di un Nda e uso improprio dei marchi Oculus, condannando i due co-founders Palmer Luckey e Brendan Iribe al pagamento, rispettivamente, di 50 milioni e 150 milioni di dollari di risarcimento. E assolto la startup di realtà virtuale da quella di furto di segreti commerciali.
«La tecnologia è il fondamento della nostra attività, e consideriamo una cosa molto seria il furto della nostra proprietà intellettuale», ha dichiarato il numero uno di ZeniMax, Robert Altman. Ma alla fine dei 2 miliardi richiesti ne sono arrivati solo un quarto: «Apprezziamo la valutazione della giuria contro gli imputati e la concessione di mezzo miliardo di dollari di danni per le gravi violazioni», ha detto l’amministratore delegato.
Mentre per Facebook arriva il commento della Coo, Sheryl Sandberg, che a proposito della condanna ha detto a Cnbc di essere «delusa per alcuni elementi della decisione», anticipando che la società sta valutando di appellarsi alla sentenza.