Calma. Oggi è il giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo dell’accettazione dei pagamenti superiori a 30 euro con carta di debito. Ed è anche il giorno dell’esplosione di proteste di professionisti ed esercenti che vedono con il fumo negli occhi un’imposizione che, fra l’altro, non si può definire tale.
La norma a cui si fa riferimento, rimbalzata a oggi giovedì 30 giugno in virtù di un rinvio contenuto nell’ultimo Milleproroghe, non prevede infatti alcuna sanzione per chi non si adeguerà. In parole povere, potremo sentirci ancora rispondere negativamente quando proviamo a sfoderare il bancomat senza che il professionista o il negoziante in questione rischino multe o richiami. Nonostante questo le associazioni di categoria parlano di “farsa per favorire le banche” puntando il dito contro i costi fissi e variabili derivanti dall’installazione e dall’adozione degli strumenti necessari per accettare i pagamenti con carta. La Cgia di Mestre calcola una media di 1.200 euro all’anno per aziende con transazioni da 100mila euro e Federconsumatori quantifica l’onere in più di 550 euro.
Valeria Portale, responsabile della ricerca sui pagamenti mobili del Politecnico di Milano, definisce “eccessive” le cifre calcolate e pone l’accento “sui costi nascosti legati alla gestione del contante che non vengono percepiti: per un tabaccaio si parla di circa l’1,5% su ogni transazione”. Senza dimenticare “il rischio di perdere il cliente straniero, o l’italiano, eventualmente sprovvisto della valuta nazionale”. Secondo Portale, quello che manca davvero al decreto, oltre alle sanzioni, è un sistema di incentivi: “In Argentina e Corea del Sud è stata adottata un politica di questo genere e i risultati si sono visti”. Intanto a fare da ponte fra le categorie coinvolte e le abitudini dure a morire, che dovranno comunque arrendersi progressivamente a una lotta all’evasione che passa anche e soprattutto per pagamenti e fatture elettroniche, ci sono anche le startup con i mobile Pos. Come abbiamo più volte riportato su SmartMoney con Jusp, Payleven ma anche SumUp e Wallet-Abile si va da un costo una tantum per l’acquisto dei terminali da 50 a 80 euro al massimo, Iva compresa, e si prevedono commissioni su ogni transazione dal 2 al 2,75%. Il tutto senza costi fissi. Soluzione ottimale per le realtà con un transato annuo, elettronico lo ricordiamo, intorno ai 10mila – 15mila euro.
Scegliendo la via tradizionale si va invece incontro a un canone mensile tra i 20 e i 50 euro e a commissioni che, per le carte di debito, variano dallo 0,6 all’1%. In alcuni casi bisogna far fronte anche a costi di installazione e disinstallazione compresi in una forchetta da 20 ai 250 euro. Pur tenendo conto di questi aspetti, la stima della Cgia rimane eccessiva, basandosi su uno scatto poco probabile dei pagamenti elettronici da 0 a 100mila. L’errore sta comunque nel considerare questa o qualsiasi altra cifra come un peso di cui fare (volentieri) a meno. L’accettazione delle carte, basta un viaggio all’estero di un paio d’ore per capirlo, non è un futuro – anzi, un presente – da cui ci si può più difendere. È il momento di rimboccarsi le maniche e sfoderare i Pos, anche con l’aiuto delle startup.