Dopo la vendita della divisione dolciumi statunitense a Ferrero continua sulla strada del wellness con un esperimento di nutrizione personalizzata in Giappone e una serie di altre operazioni. Non un pivot, ma quasi
Intelligenza artificiale, studi sul dna e analisi sulla circolazione del cibo sui social network, Instagram in particolare. Nestlè, il colosso svizzero dell’alimentare, sta investendo sempre di più nell’ambito della nutrizione personalizzata. Il programma, iniziato in Giappone, avrà anche il vantaggio di portare all’azienda una clamorosa quantità di dati rispetto ai suoi clienti. Con l’obiettivo di offrire loro una serie di indicazioni su come rendere migliore la dieta.
L’esperimento giapponese
In Giappone il progetto ha coinvolto 100mila persone, per la precisione 100mila “Nestlè Wellness Ambassador”, che hanno fatto avere le immagini delle loro portate all’azienda tramite l’applicazione di messaggistica Line e ne hanno ricevuto in cambio raccomandazioni sul loro stile di vita e alimenti realizzati ad hoc come tè ricchi di nutrienti, smoothie e altri prodotti come snack con aggiunte di vitamine. In più, un kit casalingo ha consentito ai partecipanti di fornire campioni di sangue e Dna per aiutare l’azienda a identificare intolleranze agli alimenti o predisposizioni genetiche a patologie croniche come diabete o colesterolo alto.
“Buona parte dell’approccio personalizzato al cibo e all’alimentazione è spesso portato avanti da piccole compagnie, per questo gli effetti sono limitati – ha spiegato all’Independent il consulente Ray Fujii di Lek Consulting – Nestlè si sta lanciando un passo avanti: stanno cercando di sviluppare degli algoritmi che, partendo dai risultati dei test generici, li conducano a raccomandazioni specifiche ai clienti. Se ci riusciranno sarà un grosso balzo”.
La strategia per cambiare direzione
In generale, dunque, il programma di alimentazione personalizzata sperimentato nel Sol Levante si inserisce in una strategia più ampia dello storico colosso alimentare, che fra l’altro ha venduto pochi mesi fa la sua divisione statunitense dei dolciumi all’italiana Ferrero per 2,4 miliardi di dollari. Le ragioni spaziano dalla flessione delle vendite di quel genere di snack ipercalorici alla volontà di cambiare direzione. Ne sono la prova i diversi investimenti orientati a sostenere alimenti più salutari come quella sul produttore di cibi vegetariani Sweet Earth Foods e al servizio di consegna a domicilio Freshly. Ancora, da ricordare l’acquisto della canadese Atrium Innovation lo scorso marzo, più o meno con gli stessi denari incassati da Ferrero, finita sotto la società Nestlè Health Sciences. Atrium produce integratori vitaminici.
Insomma, le operazioni degli ultimi tempi, compreso l’esperimento giapponese, servono a espandere la presenza nel settore del consumer healthcare per compensare la debolezza nel settore degli alimenti confezionati. E non farsi trovare impreparati nel futuro. “I problemi di salute associati al cibo e alla nutrizione sono diventati un tema gigantesco – ha spiegato Kozo Takaoka, capo della Nestlè nipponica – ecco perché il gruppo deve affrontare il tema su base globale e farne la propria missione per il 21esimo secolo”.
Puntare sulla nutraceutica
Più wellness, insomma, meno zuccheri. O, per meglio dire, più nutraceutica – dunque più investimento sui principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute e possono anche prendere la forma di farmaci e integratori – e meno calorie. A quanto pare Nestlè impiega all’Institute of Health Sciences di Ecublens, in Svizzera, più di cento scienziati in aree di ricerca come la biologia cellulare, la medicina gastrointestinale e la genomica. Una strada che nei prossimi anni tutti i colossi alimentari dovranno imboccare per riportare i cibi industriali a qualcosa di più semplice, meno processato e salutare.