Era il 2015 quando Tommaso Migliore e Federico Mazzorin, amici d’infanzia, al termine di una lezione universitaria particolarmente interessante, decidono di dare vita ad una nuova realtà fintech: MDOTM (che sta per “Migliore.Mazzorin“, le iniziali dei cognomi dei due cofondatori). In poco più di 3 anni, tra dubbi e perplessità, la startup ha, dapprima, migliorato il prodotto, poi è andata alla ricerca di clienti e, oggi, anche di nuovi dipendenti. Ma l’occasione per compiere il salto che tanto faceva paura ai giovani imprenditori è arrivata un anno fa, con la partecipazione al Google for Entrepreneurs in Silicon Valley come unica startup europea di fintech. Dopo quell’esperienza, più determinato che mai, il team ha dato vita al primo round di finanziamento, che si è concluso in bellezza con un aumento di capitale di 2 milioni di euro.
L’aumento di capitale e l’ingresso di importanti figure finanziarie
“Grazie al programma di accelerazione di Google, siamo cresciuti tantissimo a livello professionale e personale e abbiamo lanciato il nostro primo round di finanziamento, terminato con la raccolta di 2 milioni di euro e l’ingresso, nel nostro capitale, di Banca Profilo; di Federico Ghizzoni, ex CEO di Unicredit e presidente di Rothschild; di Alida Carcano, fondatrice di Valeur Asset Management e Bi.Effe; del CEO di BIP (Business Integration Partners), Fabio Troiani, oltre ad altri investitori privati”, spiega a StartupItalia il fondatore Migliore. Un finanziamento che MDOTM investirà nella propria crescita e nel tentativo di compiere quel passo che spaventa tanti giovani imprenditori: la conversione da startup a scaleup nel mercato internazionale.
“Anzitutto, vogliamo rafforzarci nel Regno Unito, dove abbiamo una delle nostre due sedi (ndr a Londra), e nel Sud Europa“, spiega il dottor Migliore.
Ma di cosa si occupa esattamente MDOTM?
Un successo italiano nel difficile campo del fintech
“Stavo seguendo una lezione all’Università – racconta il founder Tommaso – il docente ci stava spiegando come investire sui mercati sfruttando la statistica e i modelli quantitativi. Al termine, incuriosito, ho chiesto una serie di approfondimenti le cui risposte, però, non mi hanno soddisfatto appieno. Allora mi sono detto: devo fare qualcosa per ottimizzare l’analisi di mercati e di modelli pensati per banche, family office e società di gestione”. Confrontatosi, sin dal primo giorno, con il suo amico di vita e d’infanzia, Federico Mazzorin, che studiava, invece, Fisica, i due hanno deciso di sviluppare algoritmi e strategie di investimento che sfruttano l’intelligenza artificiale nel campo del fintech. Così è nata MDOTM.
“Oggi, le banche e gli asset manager per restare competitivi stanno iniziando a cercare l’aiuto di specialisti in particolari aree di investimento. MDOTM affianca i clienti con strategie sistematiche per supportarli in attività di investimento che ormai richiedono una elevata specializzazione tecnologica“, spiega Migliore e precisa: “All’inizio, per noi è stato veramente difficile. Ci siamo spostati a Londra perché, in chiave europea, la realtà britannica rappresentava, per noi, il mercato più appetibile. Ma i primi 5 mesi sono stati veramente tremendi: tante incertezze, tanti investimenti e pochi ritorni, fino all’arrivo del nostro primo cliente che ha creduto in noi“.
La selezione al Google for Entrepreneurs in Silicon Valley
MDOTM è cresciuta, poco a poco, tra Londra e il capoluogo lombardo, dove hanno luogo le due sedi della startup. “Io e Federico siamo cresciuti a Milano. Anche se questa città è sempre stata a noi familiare, il contesto fintech ci era, invece, sconosciuto. I nostri genitori si occupano di tutt’altro e siamo dovuti partire proprio da zero”, confessa il founder. Tanti dubbi ma costanza e determinazione hanno ripagato il team dei sacrifici sostenuti con la notizia della selezione al Google for Entrepreneurs in Silicon Valley come unica startup fintech europea.
“E’ stata un’opportunità grandiosa, eravamo tra le più piccole aziende partecipanti. Questa esperienza ci ha concesso, per la prima volta, di fermarci e chiederci: dove vogliamo andare? Durante quei giorni abbiamo lavorato su di noi, sui nostri valori, sulla nostra cultura aziendale, per compiere il passo successivo: investire, questa volta, in strategie – racconta Tommaso a StartupItalia – Finora, infatti, avevamo pensato a come ottimizzare il prodotto, poi a cercare i clienti e, soltanto ultimamente, ad allargare il team, ma ci mancava una definizione chiara dei ruoli ed un finanziamento serio. Così, abbiamo lanciato il nostro primo round, che si è chiuso in bellezza”. Bigger – faster – better sono le tre parole d’ordine, indispensabili per crescere, che i due fondatori hanno imparato dall’esperienza americana. “Siamo tornati profondamente e piacevolmente cambiati”, confessa Tommaso.
Da due, adesso sono in 13 e il team è alla ricerca di altre due figure da inserire come business developer. C’è un problema, però, che si fa sentire sopratutto nel campo del fintech: la carenza di esperte. “Su una media di 240 candidature iniziali ricevute, soltanto tre erano donne. Peraltro non rispondevano ai nostri requisiti e sono state scartate. Adesso ne abbiamo inserite quattro, ma magari ce ne fossero di più”, afferma Tommaso.
Un problema, quello della scarsa partecipazione femminile nelle discipline STEM che si fa sentire sempre più spesso. E secondo Tommaso questa carenza è dovuta, soprattutto, alla mancanza di un role model nelle materie finanziarie.