La richiesta di banda è in aumento in tutto il Vecchio Continente. La UE pensa di chiedere ai service provider di azzoppare alcuni servizi
UPDATE 22:15 – Netflix, secondo quanto riporta Reuters, ha deciso di abbattere del 25 per cento il peso dei suoi streaming per i prossimi 30 giorni. La decisione per ora riguarda l’Europa.
Siamo tutti chiusi in casa, siamo tutti impegnati a lavorare a distanza: e magari nel frattempo nella stanza accanto c’è qualcuno che sta guardando un film in streaming, qualcuno nella casa accanto sta giocando online, e nel palazzo di fronte sono tutti in videoconferenza coi colleghi. Un aumento delle risorse di Rete impegnate che la scorsa settimana ha messo a dura prova l’infrastruttura italiana: lo stesso sta accadendo ora a livello europeo, tanto che la UE ha lanciato una proposta. Ovvero, ridurre la congestione abbassando la qualità dei video o limitando in generale le risorse assegnate ai diversi protocolli. Un’idea logica, ma che si scontrerà con alcuni intoppi molto pratici.
L’appello europeo
“Molti Paesi in Europa hanno introdotto misure di distanza sociale per combattere la pandemia Coronavirus – si legge sul sito della Commissione – Il risultato è che la richiesta di risorse Internet è aumentata, a causa del telelavoro, dell’e-learning o per ragioni di intrattenimento”. Una situazione che secondo la Commissione può mettere l’infrastruttura delle telecomunicazioni a dura prova: una Rete poco efficiente, o addirittura che procede a singhiozzo, potrebbe causare secondo l’Europa conseguenze a cascata anche su altri servizi essenziali.
Il commissario Thierry Breton lancia dunque un appello alla responsabilità valido per tutti: utenti, service provider e telco. I primi sono invitati a usare Internet in modo responsabile, qualsiasi cosa questo significhi, gli altri vengono spinti a collaborare per individuare le soluzioni tecniche migliori per arginare questo sovraccarico: per esempio viene consigliato di “offrire definizione standard invece dell’alta definizione” per i video, oppure si fa riferimento indiretto all’applicazione di tecnologia traffic shaping per “prevenire e mitigare” di nuovo gli effetti del sovraccarico.
La Commissione non lo dice in modo esplicito, ma qui si sta tirando in ballo la fin qui garantita neutralità della Rete: ovvero la possibilità per qualsiasi tipo di informazione, protocollo, servizio di usufruire alla pari delle risorse disponibili per le comunicazioni a mezzo Internet. Neutralità che appunto oggi potrebbe essere messa in discussione per garantire che tutto continui a funzionare, ovviamente solo per lo “stretto necessario” – dove “tutto” potrebbe essere una lista di servizi identificati, da chi e con quale criterio è tutto da comprendere (si parla di collaborazione tra authority nazionali e telco: vedremo), e “stretto necessario” non è ben chiaro cosa significhi.
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Un problema internazionale
L’appello dell’Europa è logico, anche condivisibile, ma si scontra con uno degli storici “limiti” della Rete: nata come libera e poi trasformatasi in commerciale. La crescita di Internet è stata tumultuosa e disordinata, nessuno ha mai stabilito delle regole per favorire questo o quel principio di accessibilità, e ciò d’altra parte ha determinato il successo di Internet stessa. Allo stesso modo, lo sviluppo delle capacità dell’infrastruttura ha seguito la curva della domanda più che una reale programmazione strategica: il risultato è che oggi abbiamo una Rete capace di tenere testa alla domanda anche in condizioni di stress come quelle attuali, ma con un margine per gli errori minimo.
Se (come accaduto la scorsa settimana) si verificasse un disservizio anche minore, le conseguenze a cascata sulla rete di un singolo provider e di altri sarebbero significative. Dunque il principio di precauzione suggerito dalla UE è logico: ma si scontra con un altro aspetto, questo puramente commerciale, che riguarda i contratti sottoscritti dagli utenti con i fornitori dei servizi. In altre parole: se ho pagato di più per avere alta definizione e ultra alta definizione, per quale motivo dovrei rinunciare a quanto mi spetta da contratto senza alcuna compensazione?
Vedremo come questo appello alla responsabilità verrà poi recepito dalle grandi aziende d’oltreoceano: Netflix, Amazon e compagnia potrebbero anche limitarsi a fare spallucce e ignorare l’appello della Commissione. Così da non ritrovarsi coinvolte loro malgrado in discussioni e rivendicazioni degli utenti che si vedrebbero erogare un servizio inferiore alle loro aspettative, costretti a dover soccorrere chi non ha investito adeguatamente in una infrastruttura all’altezza delle richieste che oggi emergono in tutta la loro reale dimensione.