È partita dal nulla con la vendita di vestiti. Poi si è comprata tutto: terreni, banche, e ha creato nel 2007 una compagnia aerea che vuole “mangiarsi” il mercato asiatico. Nguyen Thi Phuong Thao, 45 anni, è la prima miliardaria vietnamita. Con VietJet, ha messo le hostess in bikini e conquistato il 30% del mercato del suo Paese. Ora tenta la scalata in Borsa alla ricerca di una valutazione di 1 miliardo di dollari.
ModellE di business
Da zero a mille
È proprio il caso di dirlo nella sua storia. Figlia di un farmacista e di un’insegnante, si interessa agli affari da giovanissima, mentre studia finanza ed economia a Mosca. Sono gli anni in cui l’impianto dell’Unione Sovietica mostra le sue prime crepe. Per mantenersi agli studi apre un piccolo business: importa vestiti da Giappone, Hong Kong e Corea del Sud, e li vende ai russi. Dopodiché è il turno dei macchinari (soprattutto fax) e poi ancora fertilizzanti. Affida i suoi primi guadagni a una società di consulenza finanziaria, la Vietnam International Commercial Joint Stock Bank. Mai investimento è stato più indovinato. Si arricchisce, ma non si ferma. Vuole fare di più. Allora pensa di aprire una compagnia aerea. Scelta non facile in un Paese comunista che si è aperto da poco al libero mercato, con una sola compagnia nazionale, la Vietnam Airlines, che domina tutto lo spazio aereo.
Chi si ferma è perduto
«Non mi sono mai seduta a calcolare i miei titoli. Sono concentrata su come incrementare la crescita della mia azienda, aumentare i salari dei dipendenti, portare la compagnia a guadagnare più quote di mercato e diventare i numeri uno» spiega a Bloomberg. Un po’ la filosofia del “chi si ferma è perduto”. E lei non lo fa mai. Dopo aver lanciato la compagnia sul mercato, cerca nuove strade per attrarre clienti, non disegnandone nessuna. Neanche quella che ha attirato su di lei molte critiche: spogliare le hostess, che indossano bikini in voli verso località balneari, fanno sfilate e promuovono loro calendari. Un modo secondo lei anche di lottare contro la cultura conservatrice del suo Paese: «Ognuna è libera di indossare ciò che vuole. Come imprenditrice ho il compito di portare innovazione anche nel modo in cui pensa la gente. Non mi dispiace che i consumatori associno l’azienda ai bikini. Se riusciamo a renderli felici, lo siamo anche noi». Nel frattempo ha investito anche nella riqualificazione di un’aerea paludosa in Vietnam, nella costruzione di resort e ha comprato il 20% della HDBank, banca di Hồ Chí Minh, la più grande città vietnamita.
“Vogliamo diventare come Emirates”
I numeri sono dalla sua parte: 9,3 milioni di passeggeri a bordo nel 2015, un incremento del 66% rispetto all’anno precedente. Un fatturato di 488 milioni. In un mercato dei voli, come quello vietnamita, che è tra i 10 che crescono maggiormente nel mondo (secondo International Air Transport Association). Con l’ingresso in Borsa punta a ottenere una valutazione maggiore di alcuni dei maggiori competitor in Malesia (AirAsia Bhd) e Indonesia (PT Garuda). Anche se il sogno resta un altro: «Vogliamo diventare come la Emirates, un Paese con pochi abitanti che ha una compagnia aerea che offre voli in tutto il mondo» spiega così il suo sogno. La multinazionale con sede a Dubai organizza voli verso 150 destinazioni con un fatturato di oltre 26 miliardi di dollari nell’ultimo anno.