Tutto quello che in questi giorni vi impedirà di essere costretti a guardare il festival della canzone italiana comunemente noto come Sanremo
Shadow of the Colossus – PLAYSTATION 4
È riuscito per la terza volta il videogioco più importante e devastante di sempre. Realizzato originariamente per PS2 e rilasciato per la prima volta nel 2005, qualche anno fa è stato rimasterizzato in alta definizione ed è uscito per PS3. Adesso invece è stato rifatto da capo. Significa che è identico, esattamente quel gioco con quelle dinamiche e quella mappa, ma realizzato come fosse un titolo di ora, con una grafica che non è quella vecchia in HD ma una nuova dettagliata e sofisticata.
Ovviamente è bellissimo.
Sono 15 ore di gameplay in terza persona che in un attimo possono diventare le migliori 15 ore di gioco della vostra vita. In una landa deserta un eroe con l’obiettivo di risvegliare una donna dalla morte deve uccidere 16 colossi per compensare. Niente nemici intermedi, niente minacce, side-quest o altro. In quella mappa vastissima ci sono solo 17 esseri viventi: il protagonista e i 16 colossi. Occorre trovarli e una volta a cospetto della loro immensità (il gioco delle proporzioni è fantastico e dà la misura dell’avventura) trovare il modo di scalarli, che ogni volta è diverso ed è parte della strategia, per giungere nell’unico punto da cui possono essere abbattuti.
Un finale totalmente imprevedibile e sorprendente ha insegnato a tutto il mondo che i videogiochi possono essere opere d’arte capaci di creare nuove consapevolezze in chi gioca.
Highlander – RETE 4
La sempre democratica Rete 4 propone un classico anti-Sanremo fatto tutto di onore rispetto e tradizione, un film dal contesto celtico in cui un maestro insegna ad un allievo come sopravvivere nei secoli a colpi di spadoni facendosi giustizia da solo.
Highlander è rimasto nella storia nonostante ad oggi alcune delle sue trovate facciano un po’ sorridere. La mitologia degli immortali però no, quella resta. Alcuni uomini speciali possono vivere in eterno e sono in lotta tra loro da secoli per essere l’ultimo degli immortali. Unico modo per morire è staccarsi la testa. Unico contraccolpo è che vivendo per sempre non possono mantenere nessun legame ma solo vedere morire ogni persona cui si legano.
Mandato in onda da Rete 4, assieme al resto della sua programmazione, che include dei classici del giustizialismo come Walker Texas Ranger, Matlock o i western, assume tutti altri connotati. Ma è bello anche per questo.
Seven – ITALIA1
Il thriller che ha lanciato definitivamente sia Brad Pitt che David Fincher, che Gwyneth Paltrow, che infine Kevin Spacey (quell’attore che una volta faceva i ruoli che adesso sono affidati a Christopher Plummer). Considerato uno dei thriller fondamentali degli anni ‘90 è una storia d’investigazione su un serial killer che uccide come forma di giustizia divina. Le vittime hanno in comune l’aver indugiato in uno dei 7 vizi capitali ma ogni omicidio è un’invenzione diversa, creativa e per contrappasso da cui i detective devono risalire al colpevole. A metà dell’indagine arriva il grande twist e alla fine un chiusa memorabile degna del resto della storia. Con questo gioco di suspense fatto attraverso le immagini David Fincher ha mostrato di non essere un regista come gli altri a cui era capitata una buona sceneggiatura e basta.
Sono rimasti nella storia l’ambientazione piovosa e livida che non lascia scampo, un mondo così cupo in cui sembra poter esistere solo la meschinità dei vizi e l’amore tra i due protagonisti è un miraggio, e l’espressione calma e controllata di Kevin Spacey: che dopo I Soliti Sospetti replica il personaggio dell’uomo spietato dietro una patina da quieto vicino di casa.