Tu mi declassi e io mi faccio la mia agenzia di rating. Negli ultimi periodi il rapporto tra la Russia e le tre agenzie di rating più titolate al mondo non è stato dei più sereni, per usare un eufemismo. La guerra in Ucraina, l’annessione della Crimea e le sanzioni internazionali per la politica estera di Putin, hanno portato a un declassamento preoccupante per Mosca.
Chi aveva declassato Mosca
La Standard & Poor’s, per esempio, ha portato il giudizio sul debito di Mosca al livello di inaffidabilità, junk, spazzatura. Con una previsione sulla crescita del Pil russo dello 0,5% in questi tre anni, ben al disotto del 2,4% degli anni precedenti. Anche Moody ci è andata giù pesante, abbassando il rating russo da Baa2 a Baa3, ultimo livello di investment grade, gli indicatori delle affidabilità di azioni e di altri strumenti finanziari.
La risposta di Putin si chiama Acra
Putin e gli imprenditori che lo hanno appoggiato nelle sue scelte di politica estera, vedono queste decisioni internazionali come un diktat di Washington, senza una reale corrispondenza con lo stato di salute dell’economia russa. ACRA, acronimo in russo di Agenzia di valutazione e analisi del credito, ne è la naturale conseguenza. A guidare la società di rating Ekatérina Trofimova, analista finanziaria ed ex numero due di Gazprom. Insieme a Karl Johansson, ex Ernst & Young. Mentre il controllo è nelle mani di 27 azionisti, incluse banche e fondi di investimento: «Tagliare fuori le agenzie internazionali è un modo per proteggere gli operatori locali» è il commento di Ekatérina Trofimova.
Tana libera tutti
La Banca centrale russa non userà più le valutazioni delle agenzie internazionali per le sue scelte e allora non resta che fare le valigie. Ha iniziato Moody che ha annunciato di chiudere le sue agenzie a Mosca dopo 12 anni. Anche Fitch ha dichiarato che non emetterà più valutazioni locali sulle società russe. Solo Standard & Poor’s, come riporta Bloomberg, sta cercando un compromesso per continuare la sua attività con nuove regole.
I russi non sono i primi (e non saranno gli ultimi)
Le economie di Paesi emergenti ormai mal sopportano il giudizio di società occidentali sulla loro finanza e cercano modi per affrancarsi. La Russia segue la Cina che aveva scelto una strada simile con la creazione dell’agenzia Dagong che ha sede anche a Milano.