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Bilanci dell’anno che si chiude e auspici per il prossimo. Una chiacchierata per parlare di Magic Wand di Digital Magics, ma anche dell’ecosistema delle startup
Una sorta di lista di buoni propositi per il nuovo anno, ma anche un bilancio che dice che il 2019 forse è stato un anno davvero importante per la storia dell’ecosistema innovazione italiano. La chiacchierata con Layla Pavone, a capo del marketing e della comunicazione di Digital Magics, ruota attorno a molti temi: parliamo a pochi giorni dal lancio della nuova edizione di Magic Wand, il programma per le startup insurtech e fintech che ora si allarga anche a cybersecurity e blockchain, ma rapidamente si allarga. Fino a comprendere l’intero mondo di chi oggi decide di lanciare una nuova impresa in Italia: perché di questo parliamo quando parliamo di startup, di una nuova impresa che condivide gli stessi problemi e le stesse sfide di qualsiasi altra PMI.
Una bacchetta magica per innovare
Che cos’è Magic Wand è presto detto: del programma di accelerazione in chiave open innovation abbiamo già parlato su StartupItalia, e visti i nomi coinvolti nel progetto potremmo quasi dire che non ha bisogno di presentazioni. BNL Gruppo BNP Paribas, Credem Banca, Innogest, Online SIM Gruppo Ersel, Poste Italiane, SisalPay, Reale Group e TIM: i partner della nuova edizione di Magic Wand sono nomi pesanti che dicono anche dell’interesse crescente del mondo della finanza e assicurativo per fintech e insurtech in chiave open innovation. “La tecnologia, quando si parla nel mondo banche e assicurazioni, è l’unico fattore differenziante in termini di crescita e comunque uno strumento di servizio fondamentale per il pubblico e la clientela” esordisce Layla Pavone, che ripercorre insieme a StartupItalia i trend che si vanno affermando in questi settori.
L’utente finale si aspetta servizi digitali veloci, facili da usare grazie a una interfaccia e un’esperienza utente complessiva all’altezza degli standard di usabilità ed efficienza che hanno fissato player del mondo dell’e-commerce e dell’elettronica di consumo. Coloro i quali, insomma, fanno dell’utente il centro del proprio modello. Questa tendenza pone comunque delle sfide nuove al mondo finanziario: “Certamente la tecnologia offre delle opportunità – continua Pavone – Ma ci sono anche una serie di questioni che vanno affrontate e risolte seriamente: in questo settore entrano in gioco i risparmi e grandi flussi di denaro, e la cybersecurity e strumenti come la blockchain possono giocare un ruolo importante anche per offrire trasparenza”.
Quello che ci tiene a sottolineare Layla Pavone è che questo fenomeno sta crescendo in modo costante anno dopo anno: non una rivoluzione che travolge la finanza, come magari si immaginava solo qualche anno fa, bensì un percorso che ha visto gradualmente crescere la collaborazione tra i soggetti tradizionali e le startup del settore. “I grandi soggetti hanno la possibilità e stanno operando grandi investimenti in innovazione: ma la domanda da porci è, potrebbero farcela da soli? – continua – È interessante verificare che, quando si parla di crescita della tecnologia e dell’innovazione, è difficile farcela completamente da soli: meglio è fare parte di un ecosistema, in cui tutti gli aspetti dell’innovazione vengono esplorati attraverso le competenze di una squadra”.
Più che la soluzione a uno specifico problema, Pavone preferisce parlare di approccio: “Quello di cui stiamo parlando non sono mode passeggere, non sono singole opportunità: ci sono metodologie di cui impadronirsi, c’è bisogno del tempo necessario a costruire innovazione insieme. Il nostro compito – aggiunge – è anche quello di fugare ogni tipo di dubbio e alibi rispetto al mondo delle startup: sembra parliamo di qualcosa di intangibile quando parliamo di digitale, ma c’è molta sostanza dietro queste attività. All’interno del programma le aziende hanno la possibilità di lavorare a stretto contatto con le startup, in 5 mesi di accelerazione possono puntare a realizzare un progetto totalmente su misura delle loro esigenze puntando sulle proprie competenze, risorse e servizi”.
Il meraviglioso mondo delle startup
È qui che il discorso si allarga gradualmente fino ad abbracciare l’intero panorama italiano: quello dell’ecosistema innovazione, certo, ma che deve per forza di cose intrecciarsi con il resto dell’economia nazionale per fare il grande salto. Tanto più che, come ricordiamo nella nostra chiacchierata, tracciare un perimetro chiaro e definito del mondo delle startup si fa sempre più complesso: gli occupati diretti forse sono 50-60mila, un numero ridotto rispetto all’intera forza lavoro italiana, ma rappresentano oggi quell’avanguardia di un sistema-paese che potrebbe fare la differenza nel presente e in prospettiva per una nazione che affronta da molti anni tassi di crescita zero.
Il messaggio che filtra dalle parole di Layla Pavone non è di chiusura o di antitesi, bensì di apertura: il Governo deve affrontare le sfide della crisi industriale manifatturiera, precisa, e non è certo un tema da cui potersi sottrarre. Ma, allo stesso tempo, non si può trascurare l’ecosistema innovazione o rivolgervi l’attenzione dell’agenda solo in determinati momenti della vicenda politica. “Siamo consapevoli di essere un popolo secondo a nessuno per talenti, per creatività: non possiamo correre il rischio di non fare leva sulle nostre qualità. E noi stessi che facciamo parte di questo ecosistema, che ogni giorno siamo impegnati a portare a termine i nostri progetti, non possiamo e non dobbiamo perdere di vista una visione più ampia che abbracci l’intero tessuto produttivo”.
La visione offerta da Layla Pavone abbraccia pubblico e privato insieme: “Stiamo parlando di un sistema-paese che fa co-investimenti, co-matching, come fanno già da anni Francia o Israele: non c’è alcun modello industriale in cui si possa fare a meno delle Istituzioni per garantire una crescita armonica”. Se quindi i privati già si muovono per sviluppare approcci nuovi a settori tradizionali, basti pensare alle esperienze positive nel settore agritech, dall’altra parte anche lo Stato deve affrontare un percorso analogo: “Lo definirei un paso doble (si riferisce alla danza spagnola, ndr), in cui uno Stato innovatore e non assistenzialista offre servizi innovativi ai cittadini e contribuisce a creare un nuovo sistema economico”.
Segnali dal futuro
Segnali positivi all’orizzonte ce ne sono: la nascita del Fondo Nazionale Innovazione, la nomina di Paola Pisano a Ministro dell’Innovazione (il Ministro sarà uno degli ospiti di StartupItalia Open Summit il 16 dicembre alla Bocconi). “È senz’altro un segnale positivo la nomina di un ministro – commenta Layla Pavone – anche se non posso non dire che dovrebbe essere la normalità. Sono molto contenta però della nomina di Paola Pisano: la conosciamo, fa parte dell’ecosistema innovazione e non è stata prelevata da altri ambiti come altre volte ci è capitato di vedere. Tutto depone a favore di una crescita che va consolidandosi, dobbiamo recuperare anni e anni persi: persi soprattutto nel non comprendere subito che questa sarebbe stata una rivoluzione reale ed epocale”.
E del miliardo che ora dovrebbe arrivare nel FNI? “Se avessimo capito prima che anche questo era necessario, oggi non faremmo tutta questa fatica: questo miliardo sarebbe dovuto arrivare qualche anno fa, basti pensare che la Francia ne sta investendo 10 in un piano triennale. Io il bicchiere lo vedo sempre mezzo pieno – continua ancora Pavone – ma devo anche mantenere un certo pragmatismo e non accontentarmi. Sono felice che sia arrivata Paola Pisano al Ministero dell’Innovazione, sono felice che sia una donna che conosce le problematiche che vanno affrontate: ma deve essere solo l’inizio di una accelerazione, un accelerazione indispensabile per un Paese che ha bisogno di recuperare tempo”.
Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, scherziamo, è anche il momento di fare la lista dei buoni propositi per il 2020: “Ho iniziato a lavorare in questo settore nel 1994, e ogni anno ho sempre lo stesso desiderio: che l’impegno profuso nella crescita digitale, in questa incredibile opportunità per i cittadini, ogni anno aggiunga un pezzettino in più”. L’Italia pian piano sta risalendo in alcune delle classifiche relative agli investimenti, anche rispetto agli altri paesi dell’Europa, ed è proprio questo il punto secondo Layla Pavone: “Vorrei non dover più sentire che l’Italia, una potenza industriale, è il fanalino di coda dell’innovazione: se ci impegniamo tutti, dal Ministero dell’Innovzione alle aziende che investono, in questa trasformazione digitale possiamo davvero capitalizzare questo momento e trasformarlo nel momento della svolta”. Siamo al tipping point? “Penso e spero che il 2020 possa essere un giro di boa importante per tutti” conclude.