Cresce per investimenti, numero di operazioni, investitori. Ma ancora non riesce ad affermarsi verso un pubblico generalista allargato, restando limitato ad una nicchia nostrana disposta a scommettere su buone idee di impresa, scalabili e globali.
La nuova fotografia dell’equity crowdfunding scattata dagli analisti del Politecnico di Milano con il terzo report Crowdinvesting – la presentazione ufficiale sta avvenendo in questi minuti a Milano, la raccontiamo qui in contemporanea all’uscita dei dati – racconta di un mercato che cresce. Spinto anche da un’azione politica a sostegno e da un un‘attenzione fiscale. E poi c’è da registrare un allargamento al real estate che per ora dai primi dati di raccolta è un successo.
Ma manca l’effetto wow, quell’aumento esponenziale che alcuni indicatori avevano fatto presagire soprattutto nella fase embrionale di questa “colletta online” per startup e Pmi (oggi ci si allarga a tutte le piccole e medie imprese, non solo quelle innovative). «Nel primo semestre di questo 2018 abbiamo raccolto più di quanto è stato fatto nel corso del 2017. E questo dato ci racconta lo stato di salute dell’equity crowdfunding. Un segno estremamente positivo», afferma Giancarlo Giudici, direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano.
Ma per Giudici occorre andare oltre i facili entusiasmi. «Gli investitori crescono, ma siamo ancora in un ambito di élite. Occorre rendere più pervasiva la conoscenza di questo modello perché esistono potenzialmente molti più investitori di quanti intercettati».
Scommesse da condividere, con un numero sempre maggiore di potenziali investitori: in fondo è questo il senso profondo del crowdfunding declinato nel fare impresa. Studiato per alcuni anni, definito nelle sue linee guida ed entrato in vigore nel 2014 – salvo poi ulteriori aggiustamenti e modifiche attuative nel corso del tempo – oggi di fatto disciplina anche in Italia tutto ciò che afferisce all’investimento in società.
Puntare sull’equity crowdfunding può rivelarsi un toccasana per far crescere la propria impresa e renderla partecipata rispetto al mercato. Un modo per misurare la temperatura con i potenziali investitori interessati ad entrare nella compagine. E quindi mettere in discussione il progetto e il modello di business.
D’altronde è questa la storia di un team di ricercatori bolognesi che hanno scommesso lo scorso anno sull’equity crowdfunding. Portandolo sulla produzione di grafene a basso costo e impatto ambientale. Si tratta di Graphene XT, realtà nata a Bologna e che oggi con le sue ricerche sta scalando il mondo, soprattutto i mercati orientali.
Oggi il team è composto da cinque dipendenti e una decina di collaboratori esterni ed è basato all’università Bologna, facoltà di ingegneria e chimica dei materiali. Con l’equity la raccolta è stata di 830mila euro. Anche se poi è stata accettata la cifra di 530mila euro da 156 investitori. “L’equity ha offerto quella liquidità che ci serviva per muoverci sul mercato e ci ha consentito di pensare più in grande”, ha raccontato il team.
Tutti i numeri aggiornati
Gli ultimi dodici mesi – e quindi l’analisi copre il periodo tra il 2017 e il 2018 – hanno confermato la crescita sostenuta in Italia dell’equity crowdfunding e del social lending. Diverse imprese hanno organizzato il loro secondo round equity a multipli crescenti e siamo in attesa delle prime exit. E poi si è aperto il mercato delle operazioni real estate. Ed è aumentato anche il ricorso al prestito sulle piattaforme online, in alternativa al circuito bancario.
Di fatto l’industria italiana del crowdinvesting è cresciuta sensibilmente sia in quantità che in qualità. Sui numeri i primi mesi del 2018 hanno registrato un volume complessivo di raccolta superiore a quanto è stato fatto in tutto il 2017. «E poi c’è l’elemento qualitativo, con sofisticate tecniche e la specializzazione di diversi player», precisa Giudici.
L’equity crowdfunding dal suo avvio ha raccolto poco più di 33 milioni di euro. Ma è negli ultimi dodici mesi ad aver tirato la volata, con una raccolta di 20,9 milioni di euro. Di questa cifra ben 14,25 milioni sono stati raccolti nel solo 2018, con una crescita di doppia cifra percentuale rispetto all’anno passato.
C’è poi il lending, che ha intercettato dal suo avvio quasi 217 milioni di euro e che ha registrato nell’ultimo anno la cifra record di 132,3 milioni di euro. Di questi ben 94 milioni sono da ascrivere ad operazioni avvenute nel corso di questo 2018. E questo ci fa comprendere la vivacità di questa annata.
Col 2018 ha fatto capolino anche il real estate, che ha segnato il suo esordio nell’equity con 2,6 milioni di euro grazie a Walliance e 3 milioni nel lending con Housers. Ma la novità dell’anno è stata rappresentata dall’ingresso delle piccole e medie imprese: ad oggi hanno scelto di misurarsi con l’equity crowdfunding 11 Pmi su 214 imprese, ovvero il 5% del totale.
Partiamo dal raccolto di questo terzo report crowdinvesting (ricordando che l’arco temporale è a cavallo tra i due anni, ovvero luglio 2017 e giugno 2018). Sono state 116 le operazioni dal milione di euro in su di raccolta. E tra queste ben 3 hanno superato i 10 milioni di euro. Tra gli ambiti è l’ICT a tirare la volata, con 48 operazioni. A seguire con 12 operazioni i settori agroalimentare e manifatturiero, subito avanti a farmaceutico, servizi professionali e sharing economy con 10 operazioni.
C’è da registrare una sorta di monopolio per le regioni del nord-Italia, con la Lombardia regione capofila: spetta a lei il primato d’Italia con 43 operazioni nel solo ultimo anno (sono ben 80 considerando il totale dall’avio del crowdfunding). A seguire Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana. Sono al quinto posto arriva una regione del sud-Italia: è la Puglia con 8 operazioni negli ultimi dodici mesi.
L’intervista / «L’ecosistema si rafforza, ma occorre una spinta maggiore»
Professor Giudici, in questo momento state presentando al Politecnico i nuovi dati dell’osservatorio. Qual è lo stato di salute dell’equity crowdfunding?
«È in crescita grazie a scelte politiche favorevoli e all’apertura a nuove aree di business come il real estate. C’è anche il dato del tasso di successo delle campagne, che è passato al 67%. Ma per il comparto la novità dell’anno è l’estensione alle Pmi, col regolamento Consob arrivato a gennaio. Questo ha determinato al momento solo parzialmente un punto di svolta del mercato, perché si tratta ancora di un numero esiguo. Infatti le Pmi che hanno preso parte alle campagne sono solo il 5.1% sul totale. E sono ancora le startup innovative a pesare di più con l’84.6%. Mentre aumenta l’incidenza delle Pmi innovative con l’8.4%».
L’ecosistema inizia a rafforzarsi. Quanto passa di questa rivoluzione dai portali?
«I portali danno un contributo significativo perché si sono costruiti un buon network. Addirittura alcune realtà stanno arrivando al secondo round con multipli elevati. E questo è il segno di un mercato che cresce, diventando più maturo. Le piattaforme più attive in assoluto sono state Crowdfundme, Mamacrowd e Opstart. La piattaforma che ha finalizzato e raccolto più capitale è Mamacrowd, con 9,3 milioni di euro al 30 giugno 2018».
C’è poi l’arrivo del real estate…
«Si è trattato delle prime e hanno raccolto bene, segno che questo ambito è molto promettente».
Il lending ha registrato numeri elevati. A cosa imputa questa buona performance?
«Certamente la raccolta è stata consistente. Una ragione è senza dubbio legata alla parificazione del trattamento fiscale con l’aliquota del 26%»
Cosa occorre per far crescere esponenzialmente l’equity crowdfunding?
«C’è da dire che gli investitori crescono in numero. In media ogni campagna riceve oggi il sostegno di 65 investitori, che spesso replicano gli investimenti su più campagne. Ma siamo ancora in un ambito di élite. Al momento, per esempio, è scarsa la partecipazione di investitori istituzionali di emanazione bancaria, incubatori certificati, fondazioni. E poi occorre rendere più pervasiva la conoscenza di questo modello perché esistono potenzialmente molti più investitori di quanti intercettati»
Quali sono le operazioni che meritano una segnalazione?
«Certamente lato industriale c’è Club Italia Investimenti 2. E poi c’è il secondo round di My cooking box, sempre su Mamacrowd. Diciamo più in generale che il mercato ha mostrato enfasi sul segmento tecnologico, sull’energy storage, sul cloud».