Bashkim Sejdiu, trentenne di origine albanese arrivato in Italia ventidue anni fa, ha creato un’app per aiutare gli stranieri con le lungaggini burocratiche
«Ciao sono Norine Hallil ho trent’anni. Sono nato in Marocco e vivo qui in Italia dal 2005. Sono arrivato qui dopo un viaggio da Libia. Durante il viaggio sono morte 27 persone. Ora sto facendo l’allenatore di calcio. Voglio ringraziarvi di questa app. Veramente una buona idea». Il messaggio arriva in un fredda giornata d’inverno da uno dei cinquemila utenti che hanno scaricato nell’ultimo mese la sua app, quella che semplifica la vita degli stranieri in Italia. A leggerlo è Bashkim Sejdiu, trentenne di origine albanese arrivato in Italia ventidue anni fa, quando aveva poco più di dieci anni. Bashkim abita a Varese, e la cosa non è da sottovalutare. Perché proprio nel varesotto – da sempre culla della Lega e delle paure più recondite legate alla presenza di stranieri in Italia – questo trentenne di origine albanese ha deciso di aiutare gli altri immigrati con un’app costruita in casa.
E in poco tempo ha ottenuto risultati sorprendenti. «L’ho chiamata Infostranieri e l’ho messa in rete in otto lingue diverse per aiutare chi arriva in Italia. In questi anni ho avuto modo di apprezzare le bellissime opportunità che è in grado di offrire questo Paese, ma anche le tante difficoltà. Ecco, non dimentico le complessità anche burocratiche che esistono per gli stranieri, che di fatto hanno segnato la mia vita». Così Bashkim ha aperto uno studio per pratiche burocratiche per gli stranieri, puntando tutto sull’integrazione sociale. Oggi tramite smartphone o tablet è possibile richiedere un supporto, ed entro quarantotto ore essere ricontatti e ricevere una risposta. Bashkim ha fondato la prima associazione albanese a Varese, città dove vivono e lavorano 12.000 albanesi. «Assisto per la compilazione dei vari documenti, dal permesso di soggiorno al ricongiungimento familiare fino alla richiesta di cittadinanza».
Perché hai deciso di puntare su un servizio di questo tipo?
«I cittadini stranieri di diverse etnie hanno esigenze diverse, ma spesso un problema in comune: la burocrazia. Quando parlo di burocrazia mi riferisco alla mancanza di informazioni. E poi ogni volta che portavo le pratiche nei vari uffici, capivo che gli enti avevano un problema in comune, quello di trovare un modo efficiente ed efficace per essere compresi dagli immigrati».
Qual è oggi la consapevolezza sugli immigrati in Italia?
«Purtroppo questo scambio di conoscenza reciproca a mio avviso è molto basso, nonostante ogni giorno tanti italiani hanno a che fare con gli immigrati. Ci sono ancora delle barriere che frenano la completa integrazione da entrambi le parte».
Che tipo di supporto chiedono gli stranieri che arrivano in Italia?
«All’inizio soprattutto la compilazione di tutti i documenti, a partire dal permesso di soggiorno, il ricongiungimento familiare e la richiesta di cittadinanza italiana. Poi si passa a richieste più specifiche, anche imprenditoriali».
Perché scegliere il consulto con la tua app?
«Attualmente per poter ottemperare alle pratiche che riguardano lo straniero, bisogna procedere in modo autonomo, senza aiuto, con documenti nella sola lingua italiana. Oppure ci si può recare nei patronati, ma questo comporta perdita di tempo e non sempre i tempi delle persone si conciliano con gli orari d’ufficio. Stesso discorso vale se ci si affida ad un ufficio di pratiche per stranieri o agli studi legali, con l’aggravante del costo economico. Tramite l’app non solo si ha un’idea di quali documenti servono nella propria lingua, ma il tutto avviene in modo gratuito ed entro 48 ore».
Cosa servirebbe all’Italia per diventare più accogliente e aperta al confronto?
«Basterebbe puntare sulla rete: servirebbe che si iniziassero ad utilizzare in modo integrato le nuove tecnologie per poter migliorare tutto il sistema burocratico».
Giampaolo Colletti
@gpcolletti