firma email wapp 3

Il mondo delle criptovalute oggi viene sempre più raccontato come un duello. Il «vecchio» e anarcoide Bitcoin (nato nel 2009) insediato dalla next big thing, il giovane Ethereum, che in due anni di vita ha recuperato tantissimo terreno: è più sexy, più rassicurante e piace anche alle aziende. C’è chi ha dato prematuramente per concluso il regno del Bitcoin come criptovaluta per antonomasia, ma la verità è che il mercato è così fluttuante e scorbutico che ogni tesi rischia di essere da buttare il giorno dopo. Ethereum ha vissuto settimane letteralmente sulle montagne russe, performance di crescita del +3000%. dopo essere partito da 8 dollari di controvalore a inizio anno è salito a 400 dollari, oggi è crollato a poco meno della metà (rilevazioni al 14 luglio). La sua curva, nell’ultimo anno è stata piatta per diversi mesi, poi una vertiginosa salita e una quasi altrettanto vertiginosa discesa. Bitcoin oggi una valutazione intorno ai 2200 dollari e mostra un andamento leggermente più regolare e frastagliato.

La prima cosa da capire è che Bitcoin ed Ethereum non sono la stessa cosa

ethereum

credits steemit.com

Perché Ethereum piace alle aziende

«Mentre Bitcoin è uno strumento particolarmente utile per assolvere le funzioni di una moneta digitale, Ethereum è più strettamente legato al funzionamento degli smart contract, cioè oggetti informatici che automatizzano l’esecuzione di clausole contrattuali» spiega Federico Pecoraro, founder di Robocoin Italia. Ed è questo che lo rende così attraente alle aziende:

Ethereum è meno sovversivo di Bitcoin perché non ha l’obiettivo di sostituirsi alle banche centrali e agli Stati

La sintesi più usata è che Bitcoin è una moneta, mentre Ethereum è un token, come quelli per comprare la birra ai festival. Questa distinzione non convince tutti però. «Quando si dice che Ethereum non è una moneta ma un token per far funzionare gli smart contract, a mio avviso si sta facendo un’operazione di marketing, per dare un’immagine più rassicurante alle autorità, rispetto a quella di Bitcoin» chiarisce Franco Cimatti, presidente della Bitcoin Foundation Italia.

Speculatori di breve termine

«C’è molto hype su Ethereum» spiega sempre Cimatti, sintetizzando bene lo scetticismo della comunità di chi segue le criptovalute nei confronti di Ethereum. Il primo motivo di diffidenza sono gli speculatori che hanno preso di mira Ethereum. Il Sole24Ore qualche giorno fa raccontava la storia di un wallet che da solo è riuscito a realizzare buona parte dei profitti messi a segno dall’Ethereum, accumulando 283 milioni. «Su Ethereum ci sono tantissimi speculatori che non guardano al lungo ma al breve termine, vogliono fare molti guadagni in poco tempo e poi uscirne». Il problema numero due è la sicurezza. Esattamente un anno fa, un hacker aveva messo a conto una truffa per 3,7 milioni di ether, valore 79,6 milioni di dollari, gettando nel panico la comunità di Ethereum e il mercato delle criptovalute in generale.

Bitcoin, l’anarchico senza autorità

La crisi fu stata risolta con un rollback, una decisione collettiva che ha annullato le transazioni oggetto della truffa. Da un lato, questa mossa ha ristabilito la legalità, dall’altro, secondo chi segue il mondo delle criptovalute come Cimatti, «ha creato un precedente, che ci dice che Ethereum non è più sicuro. Se accetto un’operazione del genere, allora accetto anche che ci sia un’autorità centrale all’interno di Ethereum. Bitcoin funziona in modo diverso, è più anarchico, non è controllabile da nessuna autorità». Per questo motivo su Ethereum si sono buttati aziende come Microsoft, Intel, istituzioni finanziarie come Credit Suisse, Jp Morgan, Ubs, Bank of New York Mellon creando un consorzio chiamato Ethereum Enterprise Alliance. Anche il governo russo si sta interessando alla cosa. Putin ha addirittura personalmente voluto conoscere Vitalik Buterin, creatore di Ethereum, a margine del Forum economico internazionale di San Pietroburgo. È a questo scopo che giova l’immagine rassicurante di cui sopra, Ethereum come strumento di moneta digitale senza contenuti sovversivi o rivoluzioni politiche da portare a termine.

Cambiare per essere più disruptive

Lo scenario più plausibile è una convivenza piuttosto che una sostituzione. «Personalmente credo che siano destinate a coesistere», spiega Pecoraro. Ma soprattutto il vero problema di Bitcoin oggi non è Ethereum ma Bitcoin stesso. «C’è un problema di scalabilità su Bitcoin, che tiene in “guerra” la sua comunità da più di due anni», secondo Cimatti. «Questo aumenta l’incertezza del suo futuro anche in confronto ad alternative come Ethereum». Bitcoin sta in sostanza diventando troppo grande per se stesso: le sue sfide per il futuro sono «la scalabilità ed la velocità delle transazioni», concorda Pecoraro. Insomma, Bitcoin deve riuscire a darsi una nuova infrastruttura per gestire più transazioni più velocemente. «Per questo motivo la community Bitcoin si è spaccata in più parti, tra i sostenitori di una modifica del codice Blockchain e tra chi invece resta più tradizionalista. La sfida più importante è proprio trovare coesione all’interno della community per guidare il Bitcoin ad alcune migliorie che potrebbero renderlo ancora più disruptive».