Abbiamo chiesto all’Amministratore Delegato di Cisco Italia di darci una sua visione sulla prossima legislatura
Cisco è nata nel 1984 a San Jose in California, da due ricercatori della Stanford University, Leonard Bosack e Sendy Lerner, che partirono dal creare un’azienda focalizzata sulla produzione dei router, quegli scatolotti per capirci, che oggi ci permettono di navigare in Internet e attualmente conta oltre 60.000 persone al mondo. Il suo nome, se c’è bisogno di dirlo, è il modo in cui i suoi ingegneri chiamano San Francisco ed il logo è, ovviamente, la versione stilizzata del Golden Gate Bridge.
Dal 2012 Agostino Santoni è Amministratore Delegato di Cisco Italia. Dopo aver maturato ruoli di crescente responsabilità da Compaq ad HP fino ad essere stato l’Amministratore Delegato di SAP ora guida la filiale italiana con un focus particolare su progetti di Open Innovation e Industria 4.0
Oggi è membro del Consiglio Generale di Assolombarda e di Anitec-Assinform; fa parte del Consiglio Direttivo di Confindustria Digitale e del Comitato Esecutivo e Consiglio Generale di Fondazione Fiera Milano.
Con lui alla guida di Cisco Italia, la corporate ha investito 5 milioni di Euro in Invitalia Ventures come parte di Digitaliani, un piano strategico che prevede un investimento complessivo di 100 milioni di dollari per guidare la trasformazione digitale, attraverso un duplice approccio: migliorare le competenze e la consapevolezza digitali, supportare e promuovere l’ecosistema italiano delle startup tecnologiche. In vista delle elezioni politiche del 4 marzo abbiamo chiesto a Agostino Santoni di darci una sua visione sulla prossima legislatura.
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L’intervista
Cosa vorresti trovare nei programmi dei futuri candidati, quali sono le tue ambizioni per il futuro del nostro Paese, i tuoi consigli, suggestioni?
Prima di tutto vorrei una politica che metta al centro le persone, con l’obiettivo di creare le condizioni perché possano dare il meglio. Penso in particolare ai giovani: dobbiamo trovare il modo di coinvolgerli di più nel percorso di crescita del nostro Paese. Questo significa in primo luogo ascoltarli e poi promuovere politiche che permettano di sviluppare il loro potenziale in tutti i modi.
Bisogna offrire un’istruzione in linea con l’evoluzione del mondo in cui viviamo, mettere a sistema le iniziative che connettono con il mondo produttivo, avere il coraggio di investire sui giovani risorse economiche e lavorare per un cambiamento culturale che stimoli a investire su di loro. Penso alle startup: è inconcepibile che un paese come il nostro, che è pur sempre l’ottava potenza mondiale, investa così poco complessivamente per finanziare lo sviluppo di idee imprenditoriali innovative – soprattutto a fronte dell’apprezzamento che spesso queste stesse startup ottengono quando si propongono all’estero.