Il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri Luigi Di Maio è stato con noi a StartupItalia! Open Summit e ha incontrato 8 startup. Lo abbiamo intervistato
Cinque anni fa di startup in Italia non se ne parlava affatto, se avessi un soldino per ognuno che mi ha detto che fare startup in Italia non avrebbe mai funzionato adesso saremmo il primo vero Unicorno eppure il Ministro del MISE nel 2012 riunì tutto l’ecosistema e scrisse la prima legislazione italiana su questi temi, istituendo un registro dedicato e degli sgravi fiscali.
Quello stesso Ministro, Corrado Passera, ieri a StartupItalia! Open Summit presentava una startup che ha raccolto quasi 600 Milioni di Euro mentre l’attuale Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali e Vice Presidente del Consiglio dei Ministri Luigi Di Maio, era sul palco principale e poi ha incontrato startup e aziende tecnologiche per fare il punto su quanto il mondo delle startup sia entrato nell’agenda del governo.
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Questo Paese sembra da sempre incentrato sul difendere privilegi acquisiti e molto poco interessato a creare nuovo valore. Cosa è cambiato in questi primi sei mesi di governo?
“In una parola? Tutto. Abbiamo di fatto ribaltato le priorità e rimesso al centro i cittadini e la piccola e media impresa. Con la manovra del popolo ritorniamo a fare investimenti ad alto moltiplicatore, a ridare centralità e dignità al concetto di lavoro – che sta evolvendo come voi sapete di anno in anno -, puntiamo anche sul turnover generazionale per immettere forza lavoro giovane che sappia far cambiare passo all’Italia in tutti i settori, compresa la pubblica amministrazione. Con il decreto semplificazioni facciamo il primo step sulle sburocratizzazioni, il tavolo PMI permanente serve ad accogliere le istanze fondamentali del mondo delle imprese che già vedranno la luce in manovra, mi riferisco al taglio del costo del lavoro. L’azione di Governo abbraccia vari settori, da chi è rimasto indietro fino ad arrivare ai motori produttivi dell’Italia, il tutto con un approccio post ideologico e di unità nazionale, senza folli divisioni e senza alimentare guerre anacronistiche. Quando sono arrivati i computer, anche a casa mia, i miei genitori dicevano di usarlo un’ora al massimo e poi fare altro. Oggi fa ridere ma dà il senso di quanto, allora come oggi, la tecnologia faccia paura. Grazie a questo governo è arrivato il momento in cui quei processi possono e devono essere governati in modo che non spaventino ma, anzi, diventino una nuova opportunità di crescita”.
La possibilità di fare startup in Italia è nata a fine 2012, dopo 5 anni si iniziano a vedere i primi risultati con gli investimenti che già in questo 2018 sono quadruplicati rispetto all’anno precedente e anche se l’anno non è ancora chiuso proiettano l’Italia tra i primi 10 paesi in Europa per investimenti.
Quali potrebbero essere una o due azioni forti e concrete per sostenere l’ecosistema e per mantenere questo trend positivo?
“L’Italia, nonostante alcuni risultati positivi, è indietro anni luce su questa materia. Abbiamo perso troppo tempo e la conseguenza è stata che in molti settori, piuttosto che cavalcare le innovazioni tecnologiche e i nuovi entusiasmi, siamo stati costretti a subire. O meglio, a rincorrere. Dal primo gennaio 2019 prenderà forma un nuovo veicolo per il Venture Capital da un miliardo di Euro: sarà una cabina di regia, che nasce per decisione dello Stato, in modo da assicurare una governance che consenta una pianificazione strategica. Lo faremo unendo risorse disperse e agendo da potente moltiplicatore degli investimenti nel Paese. Oggi è infatti fondamentale difendere gli interessi nazionali contrastando la costante cessione di talenti e la svendita delle migliori startup e scale-up italiane”.
Luigi Di Maio a confronto con 8 startup
Se guardiamo i risultati però è impossibile notare che gli investimenti si fermano a Roma. Eppure ci sono centri d’eccellenza in tutto il sud, penso a Napoli, Bari, Cosenza o Catania e sicuramente sto dimenticando qualcuno importante.
C’è in piano qualcosa? C’è qualcosa che possiamo fare per sostenere chi oltre al rischio calcolato di fare impresa lo fa in una parte d’Italia in cui è ancora più difficile ma per la stessa ragione ancora più importante?
“Al Ministero dello Sviluppo Economico ci sono una serie di strumenti che sono stati messi in piedi negli anni proprio per calmierare il rischio di fare impresa. Ci sono una serie di bandi che possono aiutare le aziende a cui si può accedere, alcuni dei quali con stanziamenti significativi. Penso a quello sui macchinari innovativi (dedicato a Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) di quasi mezzo miliardo di Euro. Ma attenzione, non pensiamo che solo il Sud sia in difficoltà, tutta l’Italia – Nord, Sud, Centro – ha bisogno d’interventi di carattere strutturale, solo per fare un esempio stiamo attualmente lavorando per riconoscere l’area di crisi complessa di Torino. Detto questo, tutta la manovra come ha già detto punterà a ridare respiro sia ai cittadini sia alle imprese che in questi decenni sono stati a volte addirittura umiliati. Lo faremo senza distinzioni Nord-Sud e senza andare in rotta di collisione con l’Unione Europea, di cui siamo fondatori”.
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Non è mai successo che un ministro partecipasse a un evento come quello di ieri. Come mai questa attenzione rinnovata alle startup?
“Ritengo fondamentale partecipare a incontri come questo ma in generale è fondamentale rimanere collegati alla realtà, non isolarmi nel palazzo come spesso è avvenuto coi Ministri del passato. È fondamentale continuare a parlare e confrontarsi anche di persona, è l’unico modo per avere un’azione politica che sia efficace ed è anche importante per continuare a mantenere fede alle promesse. Come ho sempre fatto da quando siamo al governo. Anche questo è cambiamento”.
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