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«Il futuro è già qui, è solo distribuito in modo non uniforme», disse lo scrittore William Gibson. Ma l’Intelligenza Artificiale sta provvedendo a uniformarne la diffusione a tutti. Infatti, la rivoluzione digitale in atto, alimentata da strumenti di AI sempre più avanzati, modifica il quotidiano di chi da sempre lavora con dati e tecnologie. Come racconta Marco Englaro, Cloud Solution Architect Data & AI di Microsoft Italia, il potenziale dell’AI non solo libera energie e tempo prezioso, ma accende la curiosità e semplifica la complessità. L’adozione di queste tecnologie non è più una questione di “se”, ma di quando e “come”.
Tra nuovi tool per la gestione di email o la riepilogazione di meeting e l’impiego dell’AI per l’analisi di dati complessi, il confine tra l’uomo e la macchina diventa sempre più sfumato. Tuttavia, come sottolinea Englaro, l’intelligenza artificiale non ci sostituisce, ma potenzia le nostre capacità, trasformando il nostro rapporto con il lavoro e ampliando gli orizzonti della conoscenza.
Con Marco Englaro ne parleremo il 2 ottobre al SIOS24 Florence. In seguito, una anticipazione dei temi che tratteremo all’evento di Firenze.
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Marco Englaro, Cloud Solution Architect Data & AI Microsoft Italia
Englaro, con che cosa va riempita la cassetta degli attrezzi dell’AI?
Prima di tutto con il giusto mindset: le persone devono maturare consapevolezza e curiosità per quello che sta succedendo. Non dobbiamo pensare che l’Intelligenza Artificiale ci sostituirà; l’AI ci affianca facilitando il nostro lavoro e liberando tempo che possiamo dedicare ad altre attività e alla nostra vita personale.
Eppure, parlando di Intelligenza Artificiale, si percepisce diffidenza…
Ho iniziato a occuparmi di AI molti anni fa, confrontandomi con colleghi e professionisti all’epoca molto perplessi. Oggi le stesse persone sono diventate grandi esperti e utilizzatori di strumenti di AI. La chiave per scardinare dubbi e paure è l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, senza pregiudizi negativi.
Allora, parliamo di strumenti. Come procede la diffusione?
I tool di produttività individuale, come ad esempio l’AI applicata alla gestione delle email o alla riepilogazione dei meeting, sono integrati nella routine quotidiana di lavoro di tantissimi professionisti. Il prossimo step riguarderà la diffusione di veri e propri assistenti virtuali.
A cosa si riferisce, in particolare?
Pensiamo ad esempio all’Intelligenza Artificiale che possiamo utilizzare per l’interrogazione dei dati e delle reportistiche, estraendo delle evidenze altrimenti molto difficili da individuare. In tal senso l’AI cambia la percezione dei dati e il loro utilizzo. Ma ribadisco che questi strumenti non sostituiscono le abilità e le competenze umane, ma ampliano il nostro lavoro e ne elevano la qualità. In tutti i casi l’AI ha un forte legame con la curiosità.
AI e curiosità: cosa intende?
L’AI accende la curiosità e lo stimolo all’approfondimento anche su temi complessi. Non è vero che rende le persone superficiali, semmai il contrario: ponendo semplici domande all’Intelligenza Artificiale scopriamo tool e risorse che impariamo poi a utilizzare.
Un esempio?
La barriera di ingresso alla complessità si è abbassata tantissimo grazie all’AI. Fino a poco tempo fa non sapevo quasi nulla del linguaggio di programmazione Python. Oggi, grazie all’utilizzo dell’AI, inizio a scrivere codici. Non sono codici perfetti e non posso dire di essere un esperto, ma ho comunque allargato l’ambito delle mie competenze e proseguirò a farlo grazie alla curiosità provocata dall’Intelligenza Artificiale. Se l’ho fatto io che appartengo alla generazione analogica, immaginiamo cosa possono fare i nativi digitali.
Analogico vs Digitale: l’AI può accorciare la distanza?
Difficile dirlo. Ho 46 anni, sono appassionato di tecnologie e ho vissuto tutta la fase analogica dell’innovazione tecnologica, partendo dal walkman. Come me tanti altri, ma ci sono ancora miei coetanei che inviano sms sullo smartphone. Mio figlio, invece, è nato in questo contesto digitalizzato e spontaneamente integra l’utilizzo degli strumenti digitali nel suo orizzonte. Di fronte a un problema, i ragazzi della sua generazione chiedono supporto all’AI. Per loro è normale. La direzione è questa e non si tornerà indietro.
Due problemi dell’AI: allucinazioni e bias cognitivi. Che ne pensa?
Per quanto riguarda le allucinazioni sono ottimista, perché gli aggiornamenti e i correttivi procedono in maniera esponenziale. Il discorso è diverso per bias cognitivi che condizionano ognuno di noi. Anche in questo caso suggerisco di continuare a studiare i temi sui quali interroghiamo l’Intelligenza Artificiale, perché solo così potremmo ridurre l’impatto dei bias. Se poniamo domande all’AI su temi che non conosciamo, dobbiamo fidarci completamente delle risposte. Ma se interroghiamo l’AI su temi di nostra competenza, allora avviamo una conversazione con il software. Ed è solitamente una conversazione di qualità che può elevare il livello delle nostre conoscenze. Perciò la chiave è usare l’AI ma al tempo stesso continuare ad approfondire.
Quali sono gli strumenti di AI più apprezzati da aziende e professionisti?
Per quanto riguarda le aziende tutti quegli strumenti che intervengono sui grossi progetti documentali. Poter interrogare ed effettuare ricerche su enormi quantità di dati è oggi fondamentale. Per i professionisti, invece, la svolta è arrivata con l’AI applicata ai meeting su Teams e nella gestione dei thread email.
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