É stato il primo dipendente di Skype. Dal 2003 al 2008 ricopre vari ruoli, fino a occuparsi del business developement del software di messaggistica. Poi nel 2010 l’illuminazione con la quale mette su una delle fintech di maggiore successo al mondo: Transferwise, 117 milioni di dollari raccolti, 1 miliardo di valutazione.
Taavet Hinrikus racconta a Startupitalia! la sua storia e offre le sue tre regole per il successo.
Transferwise, l’unicorno che inizia a macinare profitti
Intervistiamo Taavet all’indomani della decisione di abbandonare il ruolo di Ceo per assumere la presidenza dell’azienda. Ha scelto di lasciare il timone nelle mani salde di Kristo Käärmann, il suo “fido” scudiero con il quale ha dato vita alla società e che dovrà gestire i 700 dipendenti della startup sparsi nel mondo: «Eravamo entrambi frustrati. Io lavoravo per Skype in Estonia e venivo pagato in euro anche se vivevo a Londra. Nel cambio euro – sterline, perdevo il 5% dello stipendio. Kristo aveva il problema opposto, veniva pagato in sterline, ma inviava soldi in Estonia per estinguere un mutuo e doveva convertirli in euro», racconta Taavet.
È allora che i due ideano il sistema che oggi è alla base di Transferwise. Kristo trasferisce sterline nel conto di Taavet, mentre quest’ultimo trasferisce l’importo corrispondente in euro sul conto estone dell’amico. Così entrambi hanno a disposizione la valuta senza pagare le alte commissioni bancarie previste nel cambio. Senza volerlo stanno creando un sistema che avrebbe rivoluzionato il mercato dei trasferimenti di valuta. Transferwise usa un software che fa da tramite tra chi vuole trasferire soldi in un Paese e chi ha bisogno di fare la stessa operazione, ma nella direzione contraria. Per esempio, un italiano che vuole inviare soldi in UK e un inglese che vuole trasferire il suo denaro in Italia, vengono messi in contatto proprio come è successo nella vicenda dei due fondatori.
Per operare dei confronti: i servizi tradizionali come Western Union o Money Shop hanno una fee dal 5 all’8%. Transferwise abbatte queste commissioni fino allo 0,5%. Sono questi vantaggi che spiegano il seguito della startup presso in venture, alcuni dai nomi altisonanti. Ci hanno scommesso, tra gli altri, Andreessen Horowitz, Peter Thiel e Sir Richard Branson.
Taavet: «La più importante lezione che ho imparato da startupper»
Con il loro sistema hanno creato una fintech che oggi supporta circa 750 rotte monetarie (tra Europa, Asia, America, Oceania e Africa) in 40 valute. Oggi “la startup trasferisce una cifra media di 1 miliardo di sterline al mese, facendo risparmiare ai suoi utenti 1,5 milioni di sterline al giorno, rispetto ai servizi di transfer tradizionali”, svela Taavet a Startupitalia!. L’ex Ceo racconta anche i risultati dello scorso anno che vedono la startup iniziare a macinare utili, 36 milioni di revenue a fronte di perdite di 23 milioni. Ci è riuscito in anni difficili, il complesso rapporto con le banche, la Brexit che minaccia il primato di Londra, come capitale del fintech.
Insomma, le classiche “montagne russe” che ogni startupper deve provare a superare, che hanno permesso a Taavet di imparare velocemente. A Startupitalia! confessa qual è la più grande lezione che ha appreso in questi anni: «L’unico modo per capire se un’idea è buona o meno è provare a realizzarla: la crei e ti metti a osservare quello che succede. Affinché poi un’idea faccia presa sugli utenti, ci sono altri fattori che bisogna considerare, come il timing (l’emergenza) e la tecnologia (esiste già quella che può renderla possibile?) Nel fintech si sono verificate queste due condizioni. La “tempesta” nata dalla perdita di fiducia delle persone nelle banche e, al contempo, la diffusione dell’esperienza mobile. Due premesse che hanno permesso ai consumatori di abbracciare le alternative ai servizi bancari che stavano nascendo sul mercato. E poi ho imparato che raccoglie solo quello che semini. Quindi, se hai un’idea, alzati e piantala nel terreno”.
Taavet e le tre regole del successo
Prima di concludere l’intervista chiediamo a Taavet quali sono secondo lui le regole per realizzare un business efficace. Ecco le sue tre regole:
1. Risolvi un problema: “La startup destinata a diventare grande nasce da una frustrazione diffusa. Nel nostro caso, le fee ingiuste per trasferire soldi e i servizi scarsi che le banche fornivano per soddisfare l’esigenza dei consumatori. La frustrazione non basta, bisogna capire se è un sentimento diffuso e nel nostro caso abbiamo capito che milioni di persone soffrivano dello stesso problema”.
2. Scegli un mercato grande e diversifica: “Quando ti focalizzi su un mercato grande sai che ci sono grandi numeri. Sai, pertanto, che c’è la possibilità di scalare perché milioni di persone hanno bisogno della soluzione che tu stai proponendo. Quando abbiamo realizzato Transferwise sapevamo che il mercato era enorme e anche conquistandone una fetta piccola avremmo avuto successo. Una volta che lo hai individuato e hai un prodotto, devi essere bravo poi a diversificare, sondando tutte le opportunità di quel mercato. Noi con “Bordless”, per esempio, abbiamo lanciato un prodotto che permette ai business di gestire meglio i loro soldi nei trasferimenti all’estero”.
3. Il tuo focus sono sempre i tuoi utenti: “Come rendere il tuo servizio più facile, più veloce e meno costoso? A queste domande non deve rispondere soli il Ceo e i manager, ma tutte le persone che lavorano in azienda. Questo significa trasferire una cultura vincente ai dipendenti. Ognuno di loro deve essere focalizzato su come migliorare la vita dei consumatori, che devono essere al centro di tutte le decisioni che vengono prese in azienda”.