Presentato a Roma il Libro Bianco L’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino organizzato da Agid e meet the Media Guru.
Quali sono le opportunità e le sfide che l’ Intelligenza Artificiale pone alla Pubblica Amministrazione? Come il potere dei dati – magari aperti – può incidere sulla quotidianità di ciascun cittadino?
Questa domanda, in tempi ben sospetti di Cambridge Analytica, è stata al centro del focus organizzato da Agenzia per l’Italia Digitale e Meet the Media Guru in occasione della pubblicazione del libro bianco L’Intelligenza Artificiale al servizio del cittadino, curato dalla TaskForce di Agid stessa: un piatto da 5 milioni di Euro, per la realizzazione di progetti pilota, dai chatbot che rispondono in tempo reale alle domande degli utenti fino alle piattaforme automatiche per supportare gli insegnanti nella valutazione dei compiti scolastici, che potranno essere sviluppati grazie all’adozione dell’Intelligenza artificiale nella PA.
Il cuore del progetto, come ha ben spiegato Antonio Samaritani, Direttore Generale di Agid, è quello di applicare i principi di privacy, trasparenza e sicurezza a tutela dei cittadini.
Il futuro dell’essere umano
Competenze, Diversity, Etica, queste le tre parole chiave che sono state a più riprese affrontate nel corso del pomeriggio al WEGIL e non vi è dubbio che il punto centrale del discorso sia quello del rapporto sempre più stretto, pervasivo e integrato tra l’intelligenza umana e quella artificiale: la presenza della rete e in particolare dei social network, ha trasformato l’uomo da soggetto privato a soggetto pubblico, perdendo così parte della propria autonomia e la propria memoria verso un inconscio digitale.
È l’affermazione di un nuovo modello sociale, quello che Derrick de Kerkhove ha definito “ sciame” costituito da identità singolari che si muovono all’interno di un modello comportamentale predetto e predicibile.
Le intelligenze artificiali ci ruberanno il lavoro?
A partire dalla tematica della salute, procedendo per la prevenzione delle disuguaglianze, molte sono state le domande a cui si è cercato di dare risposta, ma quella che in particolare ha scaldato la platea, ineriva il discorso del lavoro.
In un mondo in cui macchine sempre più veloci, efficienti e potenti sono sempre più in grado di sostituirsi al lavoro umano, quale spazio rimane per l’uomo? La risposta che è emersa riguarda indiscutibilmente la rivalutazione della creatività – e aggiungerei dell’arte – come sovrastruttura non razionale – ma bensì emozionale – che l’intelligenza artificiale non può in alcun modo sostituire.
Non è un cambiamento nel modo di lavorare, quanto più una una vera e propria rivoluzione dei processi.
La fondazione di un modo nuovo. Un mondo 4.0
Per fermare il principio di neoluddismo che facilmente certi temi possono scatenare, la risposta più efficace contempla la necessità di inserire dei driver etici all’interno dell’intelligenza artificiale: creare una macchina che possa per prima cosa dubitare di se stessa.
Nella relazione tra uomo e macchina, infatti è il cuore della sfida etica dell’Intelligenza artificiale è situata nella necessità di trovare una priorità dei valori: noi non siamo più solo la nostra mente, ma tutto quello che conosciamo diventa frutto di una rete. In cui convergono e si contaminano intelligenze artificiali e naturali.
Fin dalla preistoria l’uomo adatta visioni, direzioni e risorse alla nostra condizione umana. La tecnologia non è esentata da questo processo: a noi resta di decidere come cambiare il paradigma della ricerca e dell’innovazione grazie ad essa.