L’Italia, come il resto delle principali nazioni europee, è travolta da un susseguirsi di crisi permanenti. Una condizione non più straordinaria, bensì ordinaria che genera l’imprevedibilità delle reazioni e scenari complessi da gestire. Siamo chiusi in difesa, nell’incertezza, ma anche pronti a ripartire. Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro? Quali sono gli obiettivi prioritari e gli strumenti per raggiungerli? Corrado Passera, founder e CEO di illimity e Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos, si sono confrontati sull’Italia del presente e del futuro, durante il settimo appuntamento degli illimity talks, il format per guardare oltre gli schemi e dare forma a futuri possibili. Un’edizione che si è tenuta all’interno della XIII edizione di Flair 2023, l’evento organizzato da Ipsos per illustrare il rapporto annuale che racconta l’Italia di oggi e le sfide di domani.
L’edizione di quest’anno, dal titolo “Catenaccio all’italiana: un Paese in difesa pronto al contrattacco e alla ricerca di un futuro”, mette in luce come la società italiana sia attraversata da molteplici pressioni e mutamenti, dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella bancaria, dallo scatto inflattivo all’aggravarsi della crisi climatica, e di conseguenza come sia estremamente complesso per le istituzioni pubbliche e le imprese, elaborare programmi concreti per il futuro.
Cercando di definire la situazione del nostro Paese, riconoscerne la direzione, proporre stimoli e riflessioni utili alla comprensione dello scenario d’insieme, durante l’illimity talk si è cercato di cogliere l’atmosfera che caratterizza la nostra contemporaneità. La fotografia dell’esistente, riflettendo sugli agenti di cambiamento.
“Eravamo abituati ad analizzare i comportamenti dell’opinione pubblica e delineare scenari in maniera lineare, ma le cose sono profondamente cambiate e la complessità è cresciuta – commenta Nando Pagnoncelli -. La Pandemia poteva trasformarsi nell’opportunità per migliorarci, ma non lo abbiamo fatto e la metafora del catenaccio calcistico descrive il nostro Paese: chiusi in difesa ma a differenza dal passato, pronti a ripartire”.
Ripartire, sì, ma come? Restando dentro la metafora, esistono diversi modi per contrattaccare e reagire alle difficoltà. “Vi sono due modi per impostare una ripartenza: individualmente oppure collettivamente – spiega Pagnoncelli -, questo è il cuore del problema: l’ambivalenza dei nostri comportamenti, sospesi tra la domanda di cambiamento, unitamente alla scarsa propensione a metterci in discussione. A cambiare devono sempre essere gli altri, mentre individualmente siamo decisamente poco propensi a cambiare. Inoltre, si parla spesso dell’importanza della comunità, ma anche in questo caso dobbiamo fare attenzione: comunità significa scambio, contaminazione, conoscenza ma può significare anche muri, chiusura e scarsa circolazione delle idee”.
Corrado Passera, founder e CEO di illimity, sottolinea l’importanza della classe dirigente nei momenti di difficoltà e nell’attribuzione di orientamento alle poli-crisi: “Il report di Ipsos è uno strumento fondamentale per orientarci nella complessità. Agganciandomi alla metafora del catenaccio, dobbiamo ricordare che ogni squadra, per raggiungere gli obiettivi, ha bisogno di un allenatore, uno staff tecnico e di una strategia di gioco. Tutte componenti che devono interagire per essere efficaci. Il ripiegamento su sé stessi non favorisce una ripartenza. Le montagne si spostano insieme, dobbiamo far si che questo approccio sia predominante”.
Dello stesso avviso Pagnoncelli, che aggiunge: “Tutte le transizioni hanno vincitori e vinti, ma serve un piccolo cambiamento individuale per provocare grandi cambiamenti collettivi. Gli italiani chiedono cambiamenti ma spesso non sono in grado di cambiare, e manca una regia complessiva che imprima una direzione. Le riforme sono spesso impopolari e questo rappresenta un grosso problema in un Paese come il nostro, continuamente orientato alla ricerca del consenso”
Quali sono, quindi, i fattori concomitanti per innescare un processo virtuoso e partecipato per il cambiamento secondo Corrado Passera? “L’esigenza di cambiamento, per quanto possa essere forte, necessita di alcuni requisiti. Serve identificare un percorso credibile per generare una grande motivazione. Un sogno può diventare realtà se ha la caratteristica della concretezza, se viene vissuto come qualcosa che si può realizzare e per cui vale la pena fare sacrifici. Il cambiamento non è un processo puramente razionale, vi sono forti componenti emotive da gestire. Per questo è utile stabilire una distribuzione dei sacrifici chiara ed equa. Bisogna stabilire delle tappe di avvicinamento all’obiettivo finale, scomporre il percorso in piccoli avanzamenti, dove poter vedere concretamente i primi risultati. E non da ultimo serve una classe dirigente consapevole e preparata che guidi il cambiamento”.
Eppure, nonostante le difficoltà e una situazione di forte complessità, vi sono elementi molto incoraggianti.
“Probabilmente negli ultimi 70 anni non abbiamo mai attraversato una fase così incerta – commenta Passera -, eppure le imprese italiane superano i record delle esportazioni, favorendo la bilancia commerciale. Ognuno deve fare la sua parte, le banche ad esempio devono supportare le aziende virtuose, ma anche quelle che attraversano delle difficoltà mentre si impegnano per raggiungere i loro obiettivi”.