Quando sei uno dei più famosi miliardari al mondo ti puoi permettere anche di spendere 10 milioni di dollari per fare causa al sito che ti ha danneggiato. O meglio, finanziare di nascosto l’azione legale di un altro per consumare la tua vendetta. È quello che ha fatto Peter Thiel, fondatore di PayPal e tra i primi investitori di Facebook. Con i suoi soldi, Hulk Hogan, famoso ex-wrestler, ha ottenuto un risarcimento di 140 milioni di dollari da parte del sito di gossip americano Gawker, colpevole di aver pubblicato un video di anni fa in cui il signor Terry Bollea – questo il vero nome del wrestler – faceva sesso con la moglie di un suo amico. Una battaglia legale lunga, segnata fin dall’inizio dall’ombra di un finanziatore occulto, che ora mette a rischio la sopravvivenza del sito. Pochi giorni fa Thiel ha deciso di venire allo scoperto e di dichiarare il perché della sua scelta: «Non si tratta di vendetta, ma di uno specifico deterrente», ha spiegato in un’intervista al New York Times. Ha così cercato di far passare la sua decisione come filantropia.
Gawker e il coming out del founder di Paypal
Già, perché il sito americano prima di Hogan aveva avuto come vittima proprio Thiel. Nel 2007 un articolo dal titolo “Peter Thiel is totally gay, people”, aveva dato il via a una guerra clandestina tra il magnate della Silicon Valley e il sito fondato da Nick Denton. Dal momento del forzato coming-out, Thiel ha addirittura creato una squadra legale apposita per difendere le vittime di Gawker. «Ho visto Gawker come il pioniere di un’unica e incredibilmente dannosa maniera di ottenere attenzione bullizzando le persone anche quando non c’è connessione con il pubblico interesse», ha continuato Thiel. Insomma, la sua è una sorta di campagna per aiutare tutti i personaggi che non si possono permettere di mobilitare risorse così ingenti e ottenere un risarcimento dalla stampa scandalistica: «Io posso difendermi. La maggior parte delle persone che loro attaccano non fanno parte della mia categoria. Di solito attaccano persone meno ricche che semplicemente non hanno la possibilità di difendersi da sole», ha precisato Thiel.
Le 2 anime di Peter Thiel
La battaglia di Peter Thiel contro Gawker è stata interpretata da alcuni come in contraddizione con il suo impegno a favore della libertà di espressione e di stampa che negli Stati Uniti è garantito dal primo emendamento. Sue anche molte donazioni al Comitato per la protezione dei giornalisti. Ma l’imprenditore americano ha risposto a queste accuse: «Mi rifiuto di credere che il giornalismo significhi un’enorme violazione della privacy. Ritengo i giornalisti molto più nobili di così. È proprio perché io rispetto i giornalisti che non credo che siano danneggiati dalla battaglia contro Gawker». È inevitabile, però, che questo fatto abbia suscitato un dibattito sul sistema legale americano e sulla mobilitazione dei grandi fondi economici nei processi giudiziari. Negli Stati Uniti è infatti possibile che un terzo soggetto paghi le spese legali di una delle parti in causa. Ma quando questo soggetto è un imprenditore con un ingente patrimonio il rischio è che si muova per difendere suoi interessi personali e non per garantire la giustizia.
Gawker potrebbe chiudere?
Il Founder di Gawker, Nick Denton, si è detto convinto che questa causa non diminuirà il valore di Gawker e ha rivendicato molte importanti rivelazioni giornalistiche fatte dal suo blog: lo scandalo dell’account email di Hillary Clinton, gli abusi sessuali di Bill Cosby, il ruolo di Tom Cruise in Scientology e molti altri. «Solo per il fatto che Peter Thiel sia un miliardario della Silicon Valley, la sua opinione non surclasserà i milioni di nostri lettori che ci conoscono come rivelatori di grandi notizie», ha detto l’editore. Intanto, però, ci sarebbero in corso altre due azioni legali contro Gawker in cui Peter Thiel è protagonista. Lui, però, non ha voluto rivelare i dettagli. «Non sta a me decidere quello che accadrà a Gawker». Per il founder di Paypal: «se l’America mostrerà solidarietà a Gawker e deciderà che vogliamo più articoli sugli orientamenti sessuali delle persone e più video a contenuto sessuale pubblicati senza consenso, troverà il modo di salvare Gawker. E io non potrò fermarla».
Lara Martino
@martinolara
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