Julia Reda, del partito dei Pirati europei e altri 3 parlamentari UE hanno lanciato la campagna #SaveTheLink per protestare contro la nuova proposta della Commissione per un copyright unificato. L’abbiamo intervistata
“Immaginate che internet non connetta più le persone. Sarebbe come se d’improvviso nessuno rispondesse più al telefono. Sarebbe veramente frustrante”. Comincia così #SaveTheLink, la campagna lanciata dai 4 parlamentari europei per respingere la proposta avanzata il 14 settembre dalla Commissione Europea per una nuova direttiva comunitaria in tema di copyright, la Proposal for a Directive on copyright in the Digital Single Market.
Secondo i sostenitori della campagna, la proposta della Commissione UE minerebbe la libertà d’espressione e d’informazione e la capacità delle startup di essere innovative nel settore dei media. “Avete presente quei link che condividete su Facebook con una foto e un breve testo? Presto potrebbero diventare illegali” dice nel video Julia Reda, del partito dei Pirati europei, tra i promotori della campagna. (Germania).
Cosa dice la direttiva europea contestata
Gli altri parlamentari che appaiono nel video sono Marietje Schaake (ALDE, Olanda), Brando Benifei (S&D, Italia) e Dan Dalton (ECR, Regno Unito). Le proteste sono rivolte alla proposta di introdurre dei compensi agli editori per ogni forma di riutilizzo degli snippets, cioè degli estratti degli articoli di giornale, e dei link condivisi sulle piattaforme di aggregazione di contenuti (quindi social media e motori di ricerca).
Questa misura è stata presto battezzata “link-tax”, tassa sui link, ma il suo vero nome è ancillary copyright (infatti non si tratta di una tassa, bensì di una divisione di guadagni tra il proprietario dei diritti dei contenuti e l’aggregatore che li distribuisce). L’ancillary copyright proviene dalla Germania, che l’ha approvato nel 2013: una misura che obbliga gli aggregatori di news come Google a pagare una quota agli editori per mostrare agli utenti i risultati delle news nelle ricerche, anche nel caso di testi molto brevi (infatti in Germania venne chiamata proprio Google-tax).
Chi danneggia questa direttiva
In pratica, l’ancillary copyright permette agli editori di partecipare ai ricavi ottenuti dagli aggregatori. Se l’intento sembra comprensibile da un punto di vista dei proprietari dei diritti, tuttavia la proposta nel suo insieme appare troppo restrittiva e rischia di minare la libera circolazione dei contenuti.
I più penalizzati sarebbero i giornalisti, ma ci sarebbero ripercussioni anche su utenti e imprenditori. La condivisione dei link verrebbe rallentata, le attività di ricerca degli utenti su Google, ma anche su siti come Pinterest e Facebook verrebbero limitate, per non parlare dei social network che rischierebbero di incorrere nell’illegalità anche per la semplice condivisione di un meme.
Tutto questo potrebbe portare a una compressione della libertà di espressione e informazione, del diritto alla ricerca e all’insegnamento. Raggiunta al telefono a Bruxelles, Julia Reda ha spiegato a Startupitalia le ragioni della campagna #SaveTheLink.
Qual è l’obiettivo della campagna Save the link?
«Il parlamento europeo in passato ha sempre sostenuto la necessità di dover prevedere una legge sul copyright che non limitasse il diritto di fare dei link. Questa decisione è stata completamente ignorata dalla nuova proposta per il copyright presentata dalla Commissione Europea. Il video che abbiamo girato vuole protestare contro la proposta della Commissione e mostrare come il dissenso sia condiviso da esponenti di diversi partiti politici nel Parlamento europeo. Pensiamo che sia molto preoccupante che la Commissione stia ignorando il lavoro del Parlamento sul copyright in questo modo e crediamo che sia un modo per mettere pressione ai membri per cambiare le loro posizioni e adottare una legge che pensiamo non faccia gli interessi né degli editori, né dei giornalisti, e che danneggerà la libertà di condivisione dei link sulla quale si basa il web».
Come mai la Commissione ha intrapreso una via protezionista?
«Far passare l’ancillary copyright è un obiettivo che il commissario per l’economia e le società digitali Günther Oettinger ha espresso fin dall’inizio del suo mandato, esattamente come è stato approvato in Germania. Oettinger se l’è posta come priorità, e sembra che, nonostante tutte le proteste del Parlamento Europeo, voglia semplicemente far passare la misura. Penso che la Commissione europea stia pensando di risolvere i problemi del settore legato alla creatività semplicemente guardando al copyright, ma questa è una visione errata. I motivi per cui i giornali guadagnano di meno rispetto a prima è dovuto molto ai cambiamenti nel settore della pubblicità. Mentre in tempi analogici i giornali facevano soldi stampando pubblicità con target preciso, oggi una fetta di queste revenues se la sono presa i siti web, come eBay o altri, che possono offrire una pubblicità più mirata. Ma questo non ha niente a che vedere col copyright».
Quale sarebbe una buona soluzione?
«La migliore soluzione sarebbe quella di creare un copyright europeo. Oggi ogni nazione ha un proprio codice di regolamentazione, ma sarebbe necessaria una legge che unifichi tutti al di là dei confini. Per esempio, per i giornalisti il copyright cambia da paese a paese in riferimento a cose come il tipo di “quote” da poter riportare o delle foto che si vogliono pubblicare».
Ci saranno ripercussioni anche sulle startup?
«Decisamente sì. E’ molto più difficile per un imprenditore pensare di aprire una startup a vocazione europea. Pensiamo per esempio a una società innovativa che voglia mostrare le notizie in un modo diverso o che trova nuovi modi per guadagnare facendo aggregazione di contenuti. E’ difficile farlo a livello europeo perché la regolamentazione cambia da paese a paese, come si fa a scalare? Le startup che operano nel settore dei media che hanno successo in un paese europeo sono limitate ad un solo mercato. Avrebbero difficoltà aprirsi ad altri confini, crescere ed essere presenti in altri mercati, perché dovrebbero fronteggiare altre 28 legislazioni. Penso che la semplificazione e l’applicazione della stessa legge in tutti i paesi sarebbe veramente d’aiuto, ma senza i vincoli di un protezionismo eccessivo».