Buone notizie per gli operatori del settore dei pagamenti, soprattutto per quelli che mostrano di aver accettato la sfida dell’innovazione. Come evidenzia la decima edizione dello studio World Payments Report pubblicato da Capgemini e Royal Bank of Scotland, i volumi dei pagamenti globali non in contanti cresceranno del 9,4% sull’onda del forte rialzo registrato nei mercati in via di sviluppo e nell’uso delle carte di debito (fino al 13,4%).
In questo scenario di crescita complessiva dei pagamenti elettronici, si prevede che il ruolo da protagonista verrà giocato dal mobile. Si è stimato che nel 2015 i pagamenti mobili cresceranno al tasso del 60,8% mentre gli e-payment (quelli via Internet da postazione fissa) rallenteranno scendendo al 15,9% annuo nello stesso periodo, man mano che sempre più persone utilizzeranno dispositivi mobili per eseguire i propri pagamenti.
Dunque oggi gli attori del settore devono farsi trovare pronti a questa nuova sfida: la convergenza tra e e m-payment determinata dal crescente uso di tablet e smartphone.
Opportunità ma anche minaccia perché questa tendenza aumenterà la pressione sui PSP (Payment Service Provider) affinché modernizzino le rispettive infrastrutture di elaborazione dei pagamenti per supportare l’ampia gamma di innovazioni rivolte verso la clientela.
Innovare o morire insomma, in uno scenario in cui la flessibilità e la tempestività di arrivo sul mercato possono rappresentare fattori chiave di successo.
Già qualche mese fa Netcomm e la School of Management del Politecnico di Milano aveva fotografato il boom del mobile commerce a tripla cifra, in crescita del 255%. La componente mobile traina l’e-commerce B2c in Italia che cresce con un tasso del 18% per raggiungere un fatturato da 11,3 miliardi di euro.ì, mentre i canali offline segnano un calo dell’1,5%.
Convergenza e multicanalità sono le parole chiave per descrivere la tendenza che stiamo osservando nel mondo del commercio, uno dei settori che più di tutti si configura in questi anni caratterizzati da un’innovazione dirompente. In Italia i web shopper sono più di 14 milioni, quasi il 50% dell’utenza totale Internet.
Startup, banche, operatori di telefonia e produttori di device sono attori chiamati ad azioni disruptive per riuscire a restare al passo. Per tutti gli altri il rischio di soccombere è alto. È la “regola dell’innovatore” e non sbaglia (quasi) mai.