Computer potenti, software avanzati, analisi di trend futuri. Insomma: numeri, dati, informazioni. È più o meno questo l’immaginario comune attorno ai big data nel fintech. O almeno è quello che si potrebbe avere, prima di parlare con Eva. 28 anni, triestina, ama arrampicare “anche se ormai non ho tanto tempo”. In effetti ogni giorno deve scalare una mole enorme di dati: da 4 anni Eva Vocci è senior analyst della prima agenzia di rating fintech in Europa, modeFinance. E se chiedi “Avete software che fanno rating?” la risposta è «Sì, ma il vero software siamo noi».
Nonostante l’età Eva sa il fatto suo. Sottolinea spesso con orgoglio quelle emozioni che a qualcuno potrebbero sembrare debolezze, e invece sono una forza: «Se penso all’ansia dello scorso mese: io, donna, giovane. Prendo l’aereo e vado a Napoli a spiegare a decine di addetti del settore come fare rating!»
Come ti spiego il fintech
Iniziamo da una curiosità: come spieghi agli amici il lavoro che fai?
«Ah, secondo me non l’hanno ancora capito! All’inizio provo così: faccio sapere ad un’azienda o ad una banca se dare credito ai propri partner, fornitori o clienti! Ossia valuto la loro affidabilità, analizzo la loro situazione economico-finanziaria e calcolo il rischio del credito per l’azienda che mi interessa».
E loro capiscono?
«No! Allora ritento con l’esempio del supermercato. Quando voglio comprare una mela, ne preferisco una matura che però non sia troppo acida e abbia le caratteristiche che la rendono buona. Bene: il mio lavoro consiste nell’individuare queste caratteristiche (i parametri della solidità economico-finanziaria), analizzarle e valutare il livello di bontà della mela. Non solo: definisco cosa dovrebbe avere (o meno) per esser buona o cattiva».
E cosa ti rispondono?
«Che non amano le mele! A parte gli scherzi, così capiscono meglio».
Da cameriera per pagarsi gli studi ad analyst a modeFinance
Torniamo all’inizio: cosa facevi prima?
«La cameriera. Non avevo mai lavorato nel settore finanziario, ma lavoravo da anni per motivi… finanziari: ho sempre desiderato esser indipendente e autonoma. Dopo aver terminato gli studi, non avrei mai immaginato di andare a fare rating! E soprattutto di vedere crescere quasi dall’inizio una realtà così emozionante».
Come sei arrivata in modeFinance?
«Dopo essermi laureata in Economia, ho trovato per caso un annuncio di lavoro che mi aveva incuriosito: una piccola startup sosteneva di essere in crescita esponenziale e cercava un’analista. Ricordo la sensazione strana che ho avuto al colloquio: era come se fossero loro a voler convincere me! Cercavano una persona determinata perché avevano idee molto chiare e una sfida enorme davanti: creare insieme un’azienda di rating europea! Come dire di no?»
Dentro modeFinance
Si può dire che ti è andata bene!
«Sì: quello che nel 2009 era uno spinoff accademico, ora è un’agenzia di rating ufficiale, registrata dall’ESMA. Non siamo una startup fintech, ma un’agenzia di rating fintech: lavoriamo alla pari di grandi multinazionali europee, ma abbiamo costruito un modello che permette di calcolare il rating in modo più economico, rapido, indipendente, ma allo stesso tempo affidabile. Dare il mio piccolo aiuto a questo nostro sogno è stato emozionante fin dall’inizio: mi sento startupper anche io!».
Siete come Standard & Poor’s?
«Me lo chiedono sempre i miei amici e rispondo “Sì, ma valutiamo aziende, non Stati”. E per certi aspetti è una responsabilità maggiore: dal credit rating esce la fotografia sul tasso di affidabilità di una organizzazione, insomma sul tasso di rischio di credito. Non è banale».
Come in amore, anche il primo rating non si scorda mai?
«Ricordo ancora la festa che abbiamo fatto in azienda quando siamo diventati agenzia di rating. Ma subito dopo dovevamo decidere chi avrebbe avuto la responsabilità del primo credit rating: Barilla. Per me è stata un’emozione quando tutti quanti, non solo i titolari, hanno proposto il mio nome. Qui siamo così: le persone sono state scelte non solo per le competenze, anche per la capacità di lavorare veramente come una squadra».
La forza di un algoritmo
Come fate a competere con le grandi agenzie?
«Lo spiego con un esempio: nel mondo della traduzione trovi diverse tipologie di agenzie: quelle che fanno un prezzo basso ma usano quasi solamente software automatici. E altre che creano una traduzione personalizzata ma con costo più elevato. Ecco: noi riusciamo ad avere i vantaggi di entrambi: flessibilità, prezzo basso, qualità e cura nei dettagli nel credit rating».
Qual è il segreto?
«Utilizziamo software di big data che analizzano tutti i dati e ci riportano la situazione quantitativa. Ma poi interveniamo noi analisti. Il segreto? Indubbiamente l’algoritmo che ci siamo costruiti: è in grado di integrare nell’analisi bigdata l’esperienza e la competenza professionale di noi esperti: ossia tutte quegli aspetti che una macchina non può cogliere. Per me è incredibile».
Forse è vero: il vero software sono loro.
Gabriele Persi
@GabrielePersi