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Succede a Riace, un piccolo comune italiano in provincia di Reggio Calabria, una delle molte realtà in cui gli immigrati cercano rifugio tentando di ricostruire la propria vita. Qui, come in molti altri luoghi, faticano ad arrivare gli aiuti finanziari del cosiddetto Sprar, Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati, il quale dovrebbe intervenire tempestivamente in situazioni simili, sovvenzionando gli enti locali con iniziative e servizi volti all’accoglienza dei profughi, in particolar modo di quelli privi della necessaria sussistenza.

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Aspettando i soldi per i profughi, decide di battere moneta

Lo Sprar dovrebbe inoltre includere e coordinare 800 comuni, che a scadenza triennale sono tenuti a presentare i loro rispettivi progetti destinati ai profughi. Progetti che, solo dopo la successiva valutazione e approvazione da parte del Fondo nazionale per le politiche sociali, ricevono i sovvenzionamenti.
Si tratta quindi di un iter lento e poco flessibile, e che certo non viene incontro all’emergenza migranti nel Sud Italia. Per questo Domenico Lucano, sindaco di Riace dal 2009, ha messo in moto un meccanismo semplice ma rivoluzionario: offrire ai profughi un’accoglienza che non comprenda solamente acqua, cibo e altri beni di prima necessità (per cui in ogni caso esistono altri organismi come Cie e Cara), ma un progetto di seconda accoglienza, che mira a far integrare totalmente l’individuo nel tessuto sociale, e a porlo non ai margini bensì al centro delle sue potenzialità economiche.

Perché Riace è diventata un simbolo di integrazione

In un luogo svuotato come Riace, che conta meno di 2 mila abitanti e in cui l’abbandono da parte dei governi è visibile ogni giorno, e ogni giorno c’è il rischio che quel territorio scompaia per sempre, solo un intervento tanto lungimirante poteva invertire la rotta. Se Riace non è diventato un paese fantasma è proprio grazie agli immigrati, che attualmente sono in 500 su una popolazione complessiva di 1.726 persone: ben 25 etnie diverse che hanno ridato vita a un centro altrimenti destinato a morire. Vengono dal Sudan, dall’Eritrea, dall’Etiopia, dalla Serbia, dall’Afghanistan, dalla Palestina, dalla Somalia e da molti altri luoghi. Vivono insieme ai calabresi e con loro lavorano e contribuiscono al recupero del territorio.

Come? Anche grazie all’istituzione di una moneta locale, ovvero una sorta di bonus sociale convertibile in euro, attraverso il quale i commercianti di Riace fanno credito agli immigrati. I debiti contratti vengono poi saldati in un arco di due o tre mesi, e nel frattempo si tiene in piedi un esperimento vincente.
Impiegati nel settore dell’edilizia oppure in quello della meccanica, in vecchie botteghe d’artigianato o ancora in aziende agroalimentari, i richiedenti asilo sono così partecipi dell’economia di Riace.

I soldi con Gandhi, Luther King e Che Guevara

L’interrogativo era semplice: se i fondi pubblici arrivano sempre in ritardo, come assicurare ai profughi un potere d’acquisto? Sono così nate delle vere e proprie banconote, del valore di 1, 2, 5, 10, 20 e 50 euro, biglietti dai colori sgargianti sui quali il sindaco ha voluto imprimere il volto del Mahatma Gandhi, ad esempio, oppure di Martin Luther King, di Peppino Impastato, di Che Guevara: decisione, quest’ultima, che ad alcuni ha dato fastidio, ma che tuttavia non ha frenato l’iniziativa. Anzi. I commerciati continuano ad andare incontro ai bisogni dei profughi, dando loro la possibilità di autogestirsi, di prevedere in anticipo ogni spesa, e di costruire in questo modo anche una piccolissima parte del loro futuro.

Da qualche tempo a questa parte, inoltre, anche ai turisti in visita a Riace è stato concesso di usufruire della nuova valuta. Con uno sconto del 20% sul prezzo in euro, infatti, è possibile fare acquisti in paese, comprando anche prodotti nati dal lavoro degli stessi immigrati: progetto questo legato a un tentativo di ridare senso e speranza allo sviluppo dell’economia locale, troppo spesso schiacciata da quella nazionale ed estera e dove solo la visionarietà dei pochi riesce a salvare i molti.

Il sindaco è tra i 50 leader più influenti al mondo, secondo Fortune

Non è un caso se Fortune, la prestigiosa rivista americana dedicata al business globale, quest’anno abbia accolto Domenico Lucano nella lista dei 50 leader più influenti del mondo. Unico italiano a far parte dell’elenco, il sindaco di Riace si è guadagnato un posto accanto ai leader più importanti del pianeta, prima di Melinda Gates (moglie del fondatore di Microsoft) e dopo solo Papa Francesco e Angela Merkel.

L’immigrazione allora può davvero diventare una risorsa, economica ma soprattutto umana; una scommessa che somiglia molto a una garanzia a lungo termine, e dove ogni investimento può valere all’infinito.

Angela Bubba
@angelabubba