Dopo gli scandali sessuali che hanno investito l’azienda, il numero uno del servizio di trasporto ha deciso di cedere alle richieste degli investitori che hanno visto in questa decisione l’unica strada per uscire dalla crisi
Il fondatore di Uber, Travis Kalanick ha deciso di lasciare la guida della sua azienda. La scelta è arrivata dopo le notevoli pressioni da parte degli azionisti preoccupati dalla forte crisi che il servizio di trasporto sta attraversando negli ultimi mesi per una serie di scandali sessuali che hanno coinvolto alcuni dei suoi dirigenti. Le indiscrezioni riguardo alla sua intenzione di fare un passo indietro sono state rivelate dal New York Times che ha riferito anche che cinque dei principali investitori di Uber avrebbero chiesto in maniera esplicita al ceo di lasciare il suo incarico con una lettera.
Gli scandali e l’aspettativa
È stato lo stesso Kalanick a confermare poi in un comunicato che la sua decisione è stata frutto di una richiesta da parte degli investitori, lasciando intendere anche che questo epilogo della vicenda non era nei suoi piani: «Amo Uber più di ogni altra cosa al mondo e in questo difficile momento della mia vita personale ho accettato la richiesta degli investitori a farmi da parte così che Uber possa tornare a costruire invece che essere distratta da un’altra battaglia», ha scritto. Il numero uno del servizio aveva annunciato il 13 giugno di voler prendere un periodo di aspettativa, ufficialmente per superare il lutto dovuto alla perdita della madre. Il tutto mentre l’azienda cercava di mettere ordine nel caos mediatico generato dalle accuse di una dipendente di aver subito molestie sessuali da parte di un manager. A questa vicenda si erano aggiunte una serie di altre notizie che avevano messo in dubbio il codice etico aziendale e aveva portato al licenziamento di 20 dirigenti. Anche il vice presidente Emil Michael aveva lasciato la sua poltrona. Il consiglio di amministrazione, da parte sua, aveva approvato un documento ufficiale in cui si cercava di ridimensionare i poteri del Ceo.
La nuova Uber
Il difficile momento attraversato da Uber aveva avuto anche delle ricadute economiche, con una perdita di mercato di Uber del 6 per cento rispetto all’inizio dell’anno. Anche di fronte a questi dati, però, Kalanick non aveva mai manifestato l’intenzione di abbandonare la guida dell’azienda, convinto come si era detto della possibilità di ricostruire una Uber 2.0. Kalanick rimarrà comunque nel board di Uber anche se dal consiglio di amministrazione fanno sapere che la sua scelta era l’unico modo per «dare alla società lo spazio sufficiente alla società di abbracciare il nuovo capitolo della storia di Uber».