È di 18 miliardi di dollari, la cifra raccolta in totale nel 2018 dalle ICO, la forma di finanziamento di progetti innovativi su blockchain (dati ICO Dashboard).
Stati Uniti, UK, Svizzera, Russia, Estonia e Singapore, sono i Paesi più fortunati per le initial coin offering che fanno ancora storcere il naso a molti.
Malgrado, le cifre e il successo di molte iniziative – che non si sono fermate neanche ad agosto (72 milioni raccolti dal progetto London Football Exchange, come racconta The Cryptonomist) – c’è ancora tanto scetticismo.
In gran parte giustificato, sempre secondo ICO Dashboard, il 10% dei soldi raccolti è finito nelle mani di cyber criminali, una cifra di 370 milioni di dollari.
L’ICO spiegata
«L’ICO È come una gigantesca campagna di crowdfunding», spiega a StartupItalia!, Alessandro Cadoni, cofounder di Friendz, la startup che fa guadagnare gli utenti con le loro foto sui social. Friendz ha raccolto 25 milioni di dollari, con l’ICO lanciata a marzo scorso.
La startup non è nata come un’idea su blockchain, ma il sistema decentralizzato è diventata poi la sua naturale evoluzione: «Il nostro business era partito con delle monete virtuali che gli utenti guadagnavano grazie alle foto che postavano per pubblicizzare brand, convertite in buoni da spendere su Amazon. Allora, ci siamo chiesti se fosse possibile trasformare la nostra monetina in un vero e proprio token da scambiare sugli exchange».
Tra il dire e il fare, c’è di mezzo un durissimo lavoro: «Siamo partiti da zero, dovevamo capire come ragionava un utente che compra token, a che profilo corrisponde, se è appassionato o uno speculatore. Oggi la concorrenza è altissima, ci sono 10 ICO in media al giorno. Prima bastava un White Paper sgrammaticato e si raccoglievano 10 milioni di dollari. Non è più così, bisogna essere strutturati per raccogliere l’interesse degli investitori, anche in virtù delle tante truffe che avvengono. Il mercato è decisamente più maturo».
ABC di una ICO
Alessandro ci spiega i passaggi da compiere per lanciare una initial coin offering. «Il primo passo è scegliere la tipologia di token da offrire».
Semplificando, ne esistono di due tipi, gli utility, quelli che gli utenti acquistano per usufruire del servizio offerto dalla startup promotrice e poi security che sono strumenti finanziari, con i quali gli utenti, come avviene con l’equity, comprano un pezzetto della startup. Per avere poi dividendi sugli utili o il diritto di voto su scelte da compiere: «Abbiamo stampato 1 miliardo e mezzo di token, al prezzo di 6 centesimi di dollaro.»
«Il secondo passo è cercare esperti, soprattutto nel ramo legale». Un passo complesso ci racconta Alessandro, dato che di “veri specialisti nel settore ce ne sono davvero pochi”.
«Il terzo passo è scegliere la piattaforma». Più dell’80% delle ICO avvengono sulla blockchain di Ethereum.
«Il quarto passo è la realizzazione di un White Paper». Un White Paper è un documento dove viene spiegato il progetto in tutti i dettagli, quello che il team intende fare e come, e gli aspetti tecnici e legali. Maggiore è la qualità delle informazioni, più aumenta la credibilità del progetto verso gli investitori.
«Il quinto passo è la creazione di una community». Telegram e Reddit sono le piattaforme più usate dagli appassionati delle crypto. «Gli sforzi maggiori nel marketing sono nella creazione di una fan base. Noi abbiamo lavorato sugli altri Paesi. La community più grande? 15mila persone in Vietnam. In totale, sono 90mila persone».
«L’ultimo passo è listare il token sulle piattaforme di exchange». Alcuni exchange accettano la crypto in modo gratuito, altri bisogna pagare. Il token di Friendz è oggi disponibile sulle piattaforme HitBtc, DragonEx e The Rock Trading.
Gamification, l’arma in più nel marketing
Funzionano i canali di marketing tradizionali per il lancio di una ICO? Stando all’esperienza di Alessandro non proprio: «Abbiamo speso 500mila ottenendo zero risultati e poi investito zero per raggiungere 25 milioni».
Alessandro ci racconta di aver investito soldi in pr, adv su siti di settore, advisor e roadshow internazionali, con pochi ritorni. E poi di aver usato l’ingegno per cercare strade alternative:
«Abbiamo utilizzato delle leve per coinvolgere gli utenti, rendendoli produttori di contenuti, attraverso dei giochi. Più cose postavano sulla ICO, più ottenevano bonus e vantaggi. Così li abbiamo trasformati da semplici utenti in ambassador del progetto. L’iniziativa l’abbiamo lanciata ovunque, su Telegram, YouTube, Twitter, Reddit, Medium, Steemit e forum».
Vantaggi e svantaggi delle ICO
Al termine dell’intervista Alessandro ci svela quelli che sono i pro e i contro di una ICO:
«I vantaggi sono principalmente il mantenimento della governance e la non cessione di equity, la presenza di direttive piuttosto light (poche nazioni hanno regolamentato le ICO) e la grande quantità di capitali a disposizione nel mondo crypto. Gli svantaggi sono dati soprattutto dalla forte volatilità del mercato (quando le grandi valute Bitcoin ed Ethereum crescono aumenta l’hype verso tutte le altcoin, quando scendono calano gli investimenti nelle ICO)».