Nella Regione di Gaudì si concentra oltre il 50% del totale di aziende giapponesi, italiane, statunitensi, francesi, austriache e svizzere presenti in tutta la Spagna, di queste il 90% si trovano nell’area di Barcellona
Il 90% dei catalani ha votato sì al Referendum per l’indipendenza. Secondo i dati resi pubblici dal portavoce del governo catalano Jordi Turull al voto hanno partecipato 2,2 milioni di elettori, sui 5,3 chiamati alle urne. La partecipazione – ha spiegato il portavoce – avrebbe potuto raggiungere “almeno il 55%” in “condizioni diverse”, cioè senza l’intervento nei seggi della polizia spagnola.
A poche ore dal referendum che ha spaccato l’opinione pubblica europea, si tratta di capire quali saranno le prossime mosse del presidente catalano Carles Puigdemont. Il voto è stato dichiarato illegale da Madrid e l’Unione europea – ha detto il portavoce del governo spagnolo, Inigo Mendez de Vigo – non riconoscerà un’eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna.
Le ragioni economiche dell’indipendenza
Le motivazioni per cui gli indipendentisti catalani vogliono dividersi dal Governo di Madrid sono culturali ed economiche. La Catalogna ha una forte identità culturale e una propria lingua ed è una delle regioni più ricche industrializzate del paese. Oltre alle fabbriche automobilistiche della Seat e della Nissan, è sede di almeno 7mila multinazionali. Con 7,5 milioni di abitanti, pari al 16% della popolazione spagnola, contribuisce al 19% del Pil spagnolo. Il reddito pro capite è di 27.663 euro contro 24.100 della media spagnola e la disoccupazione è al 13,2% rispetto al 17,2% del resto del paese. I sostenitori dell’indipendenza affermano che la Catalogna sovvenziona con le sue tasse lo stato spagnolo, di cui è contributore netto con 10 miliardi di euro. E sono convinti che uno stato catalano possa reggere e prosperare economicamente da solo.
La capitale spagnola della tecnologia
C’è un settore dove Barcellona è già Capitale della Spagna ed è quello dell’innovazione, della tecnologia e delle startup. Nella Regione di Gaudì si concentra oltre il 50% del totale di aziende giapponesi, italiane, statunitensi, francesi, austriache e svizzere presenti in tutta la Spagna, di queste il 90% si trovano nell’area di Barcellona. Più di 6.500 compagnie internazionali possiedono installazioni in Catalogna, e la regione è sede di oltre 5000 aziende straniere. La regione si conferma una delle mete d’Europa predilette in tema di investimenti stranieri. Non a caso Barcellona è la Capitale Mondiale Mobile 2012-23, e ospita l’annuale GSMA Mobile World Congress, l’evento internazionale di punta dedicato al settore.
Ma Barcellona è soprattutto, nell’era del sindaco Ada Colau y Ballano – eletta nel 2015, un gigantesco laboratorio politico che punta sul piano Barcelona Ciutat Digital 2017-2020, teso a favorire un’economia digitale plurale e a rendere possibile un nuovo modello basato, da un lato, sulla trasformazione e l’innovazione digitale del settore pubblico, dall’altro, sulla stretta collaborazione con le imprese, le amministrazioni, il mondo accademico e della ricerca, le comunità, le organizzazioni culturali e ogni singolo cittadino.
Fondare una startup a Barcellona
La Catalogna offre le migliori prospettive economiche nell’Europa meridionale, grazie al suo potenziale di crescita, il capitale umano, la competitività, le infrastrutture, l’ambiente Business friendly e la qualità della vita. Rappresenta, infatti, la terza regione d’Europa capace di attrarre flussi d’investimento esteri e la prima a creare posti di lavoro legati a tali investimenti.
A Barcellona è più facile che altrove fondare una startup tecnologica essendoci un ecosistema ben strutturato fatto da una rete di sostegno sempre che include incubatori di startup, avvocati specializzati e consulenti aziendali. Le reti dei finanziamenti comprendono capitali pubblici, venture capital e investitori informali. La capitale catalana è tra le cinque “città Hub” d’Europa, dietro Londra, Parigi e Amsterdam ed è in grado di captare il 56% degli investimenti stranieri a livello nazionale.
Secondo i dati riportati da Startupexplore (la più importante comunità di aziende emergenti e investitrici in Spagna e una delle più attive a livello europeo), le compagnie che riflettono tale profilo, nel solo territorio spagnolo, sono più di 2600. Il movimento startup continua ad aumentare costantemente secondo la Asociación Española de Capital, Crecimiento e Inversión (ASCRI): i dati del 2015 parlano di investimenti pari a 659,4 milioni di euro, con un aumento dell’83% rispetto all’anno passato.
Nel 2016 la capitale catalana ha guadagnato sei posizioni, scalando la classifica delle principali città europee capaci di attrarre startup digitali e, ad oggi, occupa una posizione di rilievo nella lista delle città più competitive e con la migliore reputazione a livello mondiale.
Non solo startup: la prima smart city del mondo
Barcellona è al 1° posto tra le smart city del mondo, davanti a New York, Londra e Singapore, la capitale catalana, si classifica al 4° posto tra le città europee per quanto riguarda la produzione scientifica ed occupa il 7° posto a livello mondiale tra le mete più ambite dai lavoratori stranieri. Barcellona ha battuto anche New York e Londra nel 2015 con le sue iniziative per velocizzare il traffico e aumentare la coesione sociale attraverso la tecnologia.
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La città spagnola ha dimostrato di essere imbattibile per quanto riguarda la sostenibilità ambientale dei suoi progetti. Insomma Barcellona sta diventando l’esempio di una città che cambia e guarda al futuro.
Grazie all’innovazione e al commercio nazionale ed internazionale, Barcellona rappresenta una delle città spagnole più adatte per chi voglia avviare una nuova attività commerciale.