I bitcoin? Proprietà, non valute. E come tali saranno tassati. È la decisione della Irs (Internal Revenue Service), l’agenzia delle entrate degli Stati Uniti, annunciata nella sua prima dichiarazione importante a proposito della crittovaluta.
La quale, si specifica, non ha valore legale in alcuno Stato, nonostante l’uso che se ne fa. Verrà tassato ogni tipo di transazione, dagli acquisti al dettaglio alle paghe corrisposte in bitcoin. E chi crea moneta virtuale dovrà riportarla come un’entrata al fisco, in quanto reddito tassabile. Alle riserve di Bitcoin verrà imposto lo stesso regime fiscale a cui sono sottoposti i titoli azionari. Secondo analisti americani, sarà un trattamento conveniente: per questo si prevede una crescita degli investitori, nonostante le turbolenze in cui Bitcoin è stato al centro, basti pensare al terremoto MtGox (qui gli ultimi sviluppi e qui il commento del presidente della Bitcoin Foundation Italia).
Il primo a felicitarsi del tentativo di regolamentazione, scrive il Los Angeles Times, è stato Thomas Carpenter, senatore democratico del Delaware: “È un atto di chiarezza per i contribuenti che vogliono essere sicuri di fare la cosa giusta quando usano Bitcoin, agendo secondo le regole”. Carpenter aveva già sollecitato il governo americano a prendere posizione sul denaro virtuale.
In Italia il primo e unico tentativo, poi ritirato, di regolamentare Bitcoin è del deputato di Sel Sergio Boccadutri. Il prossimo testo, ha anticipato Boccadutri al Corriere della Sera, tenterà di standardizzare l’attività degli exchange.