Il segreto è offrire un servizio completo che segue passo passo e da vicino il cliente: prima, durante e dopo l’acquisto. Cosa che una multinazionale non può fare. Dot&Media raccontata dal suo founder
Nota: Il 4 febbraio Deloitte ha pubblicato un report dove sono raccolte le aziende europee che sono riuscite a far crescere il proprio fatturato più velocemente delle altre. 7 sono italiane, tutte giovani, alcune giovanissime, e StartupItalia.eu ha deciso di raccontarle.
Il suo segreto è quello di essere l’unica azienda italiana ad offrire nel suo settore un prodotto altamente tecnologico ma altrettanto personalizzato. Una sorta di artigiano 2.0 della pubblicità online, che segue il pubblicitario passo passo: prima, durante e dopo l’acquisto. È questa la strategia che – secondo il suo stesso fondatore – ha permesso a Dot&Media di aumentare i suoi ricavi di oltre il 1000% in soli 4 anni e di posizionarsi così al 72esimo posto fra le 500 aziende tecnologiche a maggior crescita nell’area EMEA (acronimo di Europe, Middle East, and Africa) della classifica stilata da Deloitte.
Da geek informatico a capo di un’impresa che cresce del 1000% e fattura 2 milioni
Il fondatore di Dot&Media, Andrea Fiore, si autodefinisce un geek informatico con un background tecnologico. Ha lavorato prima in una società che forniva servizi tecnologici e poi a un certo punto ha deciso di cambiare strada e di fare un’esperienza in una concessionaria di pubblicità.
Dopo un anno e tante cose in più imparate sull’argomento, la voglia e la volontà di creare un prodotto che rispondesse meglio alle esigenze delle concessionarie italiane ha preso il sopravvento e così nel 2010 ha dato vita alla sua attuale società insieme a gruppo di investitori che hanno creduto nel progetto e lo hanno finanziato con i loro capitali.
Oggi la “creatura” di Fiore è capace di chiudere il prossimo fatturato con 2 milioni di euro, o anche qualcosa in più, e considerando che è nata nel 2010 ma è diventata pienamente operativa solo nel 2012, la crescita va attribuita soprattutto al 2013 e 2014 e ai suoi ultimi due anni di vita.
Dot&Media ha attualmente venti dipendenti, con un’età media intorno ai 30-35 anni, «e abbiamo intenzione di allargarci sia sulle figure commerciali e di account che ci servono per andare sui mercati esteri che sui programmatori», ha aggiunto Fiore spiegando però che proprio in quest’ambito ci sono posizioni aperte da oltre un anno a causa delle difficoltà che l’azienda ha trovato nel reperire candidati adeguatamente preparati sul mercato italiano: «è un’assurdità perché ci sono molti disoccupati, ma troviamo davvero figure che non sono assolutamente vicine a quello che cerchiamo, talvolta manca proprio la formazione di base».
Cosa offre Dot&Media ai propri clienti e come li ha convinti
Il “pacchetto” offerto dalla società ai propri clienti è composto da un software ad server per l’erogazione dei banner pubblicitari e da un sistema gestionale che si colloca a monte «per far sì che l’editore che vuole vendere pubblicità online prima di tutto abbia un’idea della gestione delle vendite», spiega Andrea Fiore, sottolineando che il risultato della campagna in termini di erogazione e di guadagno viene poi riportato indietro sul sistema gestionale.
«Offriamo due software ma è come avere un’unica piattaforma su cui si tiene sotto controllo l’operato della concessionaria pubblicitaria» aggiunge Fiore parlando dell’offerta di Dot&Media come di un servizio «abbastanza ampio, che permette anche ad un piccolo publisher che vuole affacciarsi al mercato della vendita diretta – e che quindi avrà bisogno di una forza commerciale al suo interno – di appoggiarsi alla nostra società che offre da un lato la tecnologia e dall’altro la consulenza e l’operatività quotidiana». La tecnologia è tutta proprietaria e personalizzabile in base alle esigenze, ma sono previsti anche servizi di integrazione con i sistemi che i clienti hanno già.
La strategia di crescita che punta sulla vicinanza al cliente
Il posizionamento di Dot&Media sul mercato italiano vanta anche l’assenza di altri competitor nazionali. A far loro concorrenza ci sono solo le grandi multinazionali (Google su tutti) che offrono servizi di tecnologia simili alla loro, ma non possono garantire la stessa presenza e vicinanza. «Ci differenziamo offrendo un servizio diverso dal punto di vista dell’assistenza – spiega infatti Fiore – che non è solo tecnica, ma di ampio respiro e quindi anche operativa e strategica, siamo accanto ai clienti e i nostri sistemi sono in continua evoluzione». Altro punto di vantaggio dell’italiana rispetto alle multinazionali «è che i nostri dipendenti sono tutti nello stesso ufficio, non c’è distrazione di informazioni ma velocità nel rispondere alle richieste….lavorare con una multinazionale che parla inglese, è lontana, ha i tecnici in Russia o in India fa la differenza», aggiunge il fondatore spiegando che «se vai da loro e gli chiedi l’adserver te lo danno e lo prendi così come è. La nostra tecnologia invece è personalizzabile in ogni momento visto che il prodotto è costruito artigianalmente».
La società di Fiore ha portato sul mercato italiano della pubblicità online la sua tecnologia cercando allo stesso tempo di incontrare le esigenze dei potenziali clienti, «abbiamo scelto un modello abbastanza agile per seguire sia gli andamenti del mercato che le esigenze degli utenti, adattandoci alle esigenze delle concessionarie e non facendo adattare le loro politiche commerciali alla tecnologia». Questa la strategia di Dot&Media con le parole di Andrea Fiore che per quanto riguarda lo sbarco della sua azienda sul mercato estero ha spiegato: «stiamo cercando di espanderci tramite accordi e sinergie con player che già si muovono all’estero e che possono aiutarci a entrare in quei mercati».
Il loro modello di business, oltre a essere diverso perché in grado di fornire assistenza tecnica e operativa, aggiunge anche un servizio di consulenza strategica, non sulla parte commerciale ma sulle potenzialità che la tecnologia può offrire ai clienti. «La società è nata nel 2010 quindi con attenzione al mondo del cloud e alla tecnologia sviluppata su questo tipo di paradigma. Siamo stati molto attenti ai costi ma abbastanza agili per poter cambiare facilmente fornitori in funzione delle esigenze nostre e dei nostri clienti», ha aggiunto Fiore.
Oggi gli ad blocker sono meno allarmanti di quanto sembra
Come riporta un pezzo del nostro verticale Smartmoney, tra il 2014 e il 2015, gli utenti che utilizzato un software anti-pubblicità sono aumentati del 41%. Secondo gli ultimi dati disponibili, a giugno 2015 erano 198 milioni. E a chi possono interessare di più questi dati, se non a chi si occupa di pubblicità online?
Leggi su Smartmoney: Quanto vale l’ad blocking e
perché minaccia anche Facebook
Dot&Media sta offrendo un servizio di misurazione per valutare l’impatto degli ad blocker in Italia e sui siti dei suoi clienti e dai calcoli è emerso che su chi ha implementato il tracciamento è stata misurata una percentuale di adblocker che oscilla tra il 12% e il 16%.
«Al momento i numeri sono meno allarmanti di quanto sembra sul mercato italiano, rassicura Fiore, aggiungendo però che il fenomeno sta diventando sempre più importante perché comincia a erodere i ricavi. Loro sono pronti ad attivare soluzioni per misurare il fenomeno, creare paywall o altri espedienti tipo pagine sbloccanti, ma secondo Fiore un primo tentativo che verrà adottato dagli editori è quello di provare a educazione gli utenti, facendo capire loro che ci sono persone che di pubblicità ci vivono e che se alcuni contenuti sono gratuiti è proprio grazie a quella pubblicità. Certo, se il trend dovesse continuare i publisher non si sosterrebbero più e bisognerebbe trovare soluzioni più impattanti, ma anche il mercato dell’advertising deve ormai confrontarsi con i suoi problemi e limiti come i formati troppo spesso invasivi, «il mercato sta cercando di trovare una giusta misura tra formati troppo impattanti che quasi impediscono la fruizione del contenuto e il giusto compenso verso gli editori», ha aggiunto Fiore.
E sullo stato di salute del mercato della pubblicità online dal fondatore di Dot&Media arriva un’altra rassicurazione: «la sensazione è che il mercato ci sia e sia attivo, c’è il nuovo tema del programmatic advertising di cui si parla da tanto tempo ma che solo adesso sta diventando realtà. È un mercato che sta evolvendo verso nuove tecnologie. Potremmo parlare ad esempio del mobile che finalmente sta prendendo più spazio»…ma questa è un’altra storia.