Un 36enne giapponese lancia un’app di e-commerce per oggetti usati. E dopo 16 ore aveva già creato movimenti per 3,2 milioni di dollari. Ecco perché
Quanti soldi può muovere un mercato delle pulci online instant web creato dal nulla? La risposta è chiara: milioni in poche ore. Almeno in Giappone, come racconta la storia di Yusuke Mitsumoto, la cui app di e-commerce instant web ha già fatto 3,2 milioni di dollari a 16 ore dal lancio.
Un mercato delle pulci milionario in Giappone
A Yusuke Mitsumoto è venuta un’idea: che cosa accadrebbe nel pagare le persone istantaneamente per i loro beni usati su internet, senza la garanzia che li avrebbero consegnati? L’imprenditore giapponese di e-commerce di 36 anni ha lanciato un’app a giugno per testare la sua idea, una sorta di mercato delle pulci in forma instant web. E ha funzionato meglio di quanto potesse mai immaginare. Dopo 16 ore, è rimasto sbalordito nel constatare che i movimenti erano arrivati alla somma di 360 milioni di yen (circa 3,2 milioni di dollari) e ha chiuso il servizio. Il giorno dopo sono arrivati camion carichi di vestiti e di gadget elettronici davanti al piccolo ufficio della sua startup, con lui e i suoi collaboratori costretti a mettersi in linea per portare all’interno tutta quella mole di pacchi e cartoni.
Mitsumoto lancia il servizio Cash
La preoccupazione di Mitsumoto è che molti venditori non avrebbero consegnato la merce. Una preoccupazione fugata visto che meno di 1 su 10 venditori di beni di seconda mano non hanno consegnato come promesso. Il test ha convinto Mitsumoto, che ha rilanciato il servizio, chiamato Cash, in agosto. Un sito di e-commerce che si propone come un nuovo modo di raccogliere le scorte per un mercato delle pulci online. Gli acquisti giornalieri totali sono limitati a 10 milioni di yen e circoscritti ad alcune tipologie di beni come smartphone, borse di lusso, orologi, abbigliamento e altre diverse migliaia di articoli specifici. I clienti scattano una foto e ricevono un’offerta non negoziabile. I prezzi vengono impostati automaticamente in base ai dati raccolti da altri mercati di seconda mano e il denaro contante viene guadagnato rivendendo la merce.
Scovati i potenziali venditori
Ebbene, il servizio ha fruttato circa 62 milioni di dollari in pochi mesi alla startup di Mitsumoto, che ha scoperto il modo giusto per rimuovere anche gli ultimi dubbi a tutti coloro che hanno pensato di diventare venditori online per liberarsi di oggetti non più utilizzate. L’idea vincente è stata quella di sfruttare quell’ampio segmento di potenziali venditori di oggetti di seconda mano che non hanno tempo o voglia di scattare foto e contrattare con gli acquirenti. E non è un caso che ci sia riuscito in Giappone, dove il mercato degli oggetti usati vale diversi miliardi di yen.