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In collaborazione con Adecco abbiamo realizzato un paper per analizzare lo stato dell’arte del fintech in Italia. Lo potete scaricare qui
Il fintech è la locomotiva del mondo startup. La finanza tecnologica corre (e tanto): 1.707 investimenti per una raccolta di oltre 39,57 miliardi nel 2018, secondo CB Insights.
La crescita è ancora più straordinaria se si confrontano i numeri di alcuni anni fa: per fare un esempio, nel 2014 gli investimenti nel ramo a livello globale sono stati 885, per una cifra complessiva di poco superiore agli otto miliardi.
Anche l’Italia segue il trend. Il 2018 ha visto la crescita del numero di fintech in Italia: sono 299, +27% rispetto all’anno precedente. Nei primi mesi del 2019 sono proseguiti i segnali positivi. A partire dal round record di Soldo, la fintech di Carlo Gualandri attiva nella gestione e nel controllo delle spese aziendali, che ha annunciato recentemente un round di serie B dell’importo complessivo di 61 milioni di dollari.
Il fintech è dunque un mare di opportunità, non solo per chi vuole investire in proprio, ma anche per chi vuole dare una svolta alla sua carriera e trovare lavoro in uno dei settori innovativi a più alta crescita.
Delle opportunità del fintech si parla nel White paper “Il futuro del Fintech. Le skill e i ruoli fondamentali in azienda”, realizzato in collaborazione con Adecco. Il report coinvolge diversi esperti in materia, come Matteo Rizzi, cofounder della fintech Innotribe, investitore in startup della finanza tecnologica e ideatore del FinTechStage, e Chiara Baroni, Business Consultant Italia della divisione Finance di Adecco.
In quest’articolo ti anticipiamo alcune delle tematiche trattate nel paper. Alla fine dell’articolo trovi il link per scaricarlo.
La terza fase del fintech
Matteo Rizzi aiuta a tracciare uno scenario sulla situazione del fintech in Europa e in Italia:
«Il fintech festeggia ormai 10 anni. Oggi siamo nella terza fase del settore, che vede una piena collaborazione tra banche e startup. Le fintech hanno ormai da tempo capito che hanno bisogno del capitale e della brand reputation delle banche: i progetti si costruiscono già nella prospettiva di una possibile collaborazione con gli istituti di credito. In Italia, ci sono segnali molto incoraggianti come la diffusione del corporate venture capital (con le esperienze di Banca Sella e Unicredit, per esempio)».
Nel report, Rizzi spiega anche quali saranno le figure professionali che avranno più successo nel settore. Cita per esempio gli esperti dell’analisi dei dati, quelli che lui stesso chiama “data artist”, e il “banchiere 2.0”, un mediatore che aiuterà le startup a comprendere meglio il mercato e i loro clienti.
Le professioni che avranno più spazio
Sviluppatori blockchain e di app, esperti di compliance e analisti di dati, sono alcune delle professioni che avranno più spazio nella finanza tecnologica (nel report raccontiamo quali sono le 10 figure professionali più richieste):
«Per quanto riguarda la macro area “It”, le fintech sono alla ricerca di ingegneri software (frontend engineer e backend developer) e c’è una richiesta importante di sviluppatori blockchain. Mentre per i ruoli “sales”, sono richieste persone che provengono dal mondo bancario, come corporate sales manager, industrial banker, business developer, o relationship manager. Lato marketing, le fintech hanno bisogno di strateghi dei social media. Oltre a questo ci sono delle figure intermedie, come data scientist e data analyst», spiega Chiara Baroni.
Una soft skill decisiva: l’intelligenza emotiva
Oltre alle hard skill per avere una carriera ricca di soddisfazioni nella finanza tecnologica, sono decisive, per i nostri esperti, alcune soft skill, come “l’intelligenza emotiva, la capacità cioè di comunicare idee ed emozioni: è necessaria in un ambiente “disruptive”, in cui un buon livello di collaborazione può condurre alla nascita di nuove idee e a una più agevole gestione dei conflitti”, si legge nel report.
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