Nella UE la maggiore disponibilità pro-capite di fondi per l’avvio di startups si trova in Irlanda, proprio come le qualità che sono valse alla Repubblica il titolo di Tigre Celtica. Il primo sinonimo di innovazione, dopo Silicon Valley, è Dublino: lo testimoniano le sedi internazionali delle grandi compagnie (Facebook, Google, Linkedin). Tra le occasioni di re-immaginare il futuro c’è stato il Dublin Interuniversity Startup Weekend: DCU (Dublin City University), UDC (University College Dublin) e TCD (Trinity College Dublin) hanno portato a Gordon House, in Barrow Street, studenti di varie facoltà a confronto con investitori ed imprese.
Inglese, europeismo e talenti fanno bene allo sviluppo
Nel panorama economico dell’isola spiccano le attività di Enterprise Ireland (EI): l’organizzazione governativa responsabile per la crescita internazionale di imprese irlandesi è il mezzo con cui un modello imprenditoriale viene migliorato. Uno sguardo al calendario suggerisce che non si dorme sugli allori, il 21 novembre a Cork le aziende hanno fatto il punto sulla implementazione delle strategie di mercato ed il 22 novembre a Dublino l’evento Finance 4 Growth: Turn Data into Strategic Information to Drive Growth ha approfondito la differenziazione dell’export. L’Irlanda è stata classificata, dalla Banca Mondiale e da Forbes, come uno dei migliori paesi al mondo per portare avanti investimenti. Tre elementi entrano in sinergia: madrelingua inglese, europeismo ed apertura ai talenti. Enterprise Ireland assicura sostegno in ogni fase alle nuove idee.
A San Francisco per Start Up World Cup 2018
Da Dublino la startup SwiftComply volerà a San Francisco dopo essersi qualificata per partecipare alla Start Up World Cup (che, sviluppata dal Fenox Venture Capital, offre l’opportunità di aggiudicarsi un milione di dollari in investimenti). SwiftComply è una piattaforma che connette ristoratori, città e imprenditori per facilitare l’adeguamento alle norme ambientali. In California, a maggio 2018, i progetti emersi dai round internazionali si confronteranno. Le selezioni locali sono state ospitate dal National Digital Research Centre, che investe nelle aziende digitali ed ha ospitato le selezioni regionali, è considerato dall’UBI Global Index il secondo acceleratore universitario nel mondo: NDRC è stato creato nel 2007 dalle università UCD, TCD, DCU, IADT (Dun Laoghaire Institute of Art, Design and Technology) e NCAD (National College of Art and Design) con la guida del Department of Communications, Climate Action and Environment.
Assieme alle selezioni presso NDRC il 14 ottobre ha avuto luogo anche l’incontro sul tema The Funding challenges Irish companies face when scaling internationally, dove sono intervenuti Joe Healy, divisional manager di Enterprise Ireland, Barry O’ Brien di Silicon Valley Bank, Alessandro Prest CTO di Logo Grab, Noel Ruane di Polaris Partners, Ryan Hamilton di Fenox Venture Capital e Charlie Ardagh di Facebook Ireland. Il 14 e 15 novembre, in un’altra iniziativa a Dublino, Enterprise Ireland ha anche dato il benvenuto ad un gruppo di studenti italiani del master in Marketing Communication e Digital Strategy de IlSole24Ore, che hanno incontrato aziende come Swrve o B-Smark, quest’ultima una società a guida italiana.
Lo Stato come intermediario
Gli acceleratori in Irlanda sono finanziati dallo Stato e nel quadro di 14 programmi prevedono incentivi dai 15.000 ai 25.000 euro. Nella Repubblica ci sono molti intermediari tra le startup e gli angel nella fase iniziale: broker che non richiedono costi, essendo sostenuti dal Governo, indipendentemente da quale sia la coalizione in carica. I seed fund (attraverso i quali “scommettitori” anche pubblici finanziano il lancio delle startup) coinvolti nelle innovazioni curate da Enterprise Ireland investono somme dai 250.000 ai 600.000 euro per progetto.
Ci sono sei Venture Capitalist residenti in Irlanda e – da ciò che risulta ad Enterprise Ireland – fino a due anni fa avevano 500 milioni disponibili per investimenti. Un numero crescente di venture internazionali (SFJ Esprit, Polaris, Soffinova) ha uffici in Irlanda. Più di 50 clienti di Enterprise Ireland hanno raccolto fondi da venture provenienti da altri Paesi e spesso associati a venture irlandesi. Angels, professionisti che stabiliscono una startup (ma anche semplicemente amici e famiglie che vi partecipano) possono accedere a meccanismi di credito fiscale per attività di Research&Development. Lo schema Knowledge Box permette alle proprietà intellettuali di venire tassate al 6,25 per cento per ogni introito o canone di licenza. Un altro aspetto concerne i cosiddetti feasibility grants, i finanziamenti per intraprendere studi di fattibilità su nuove startup, costi che generalmente vengono coperti per il 50 per cento e per un ammontare in media di 15.000 euro.
Enterprise Ireland si concentra su aziende con elevate probabilità di creare almeno 10 posti di lavoro o ad alto tasso di tecnologia d’ultima generazione: queste hanno accesso agevolato ai finanziamenti. Il Competitive Start Fund (CSF) di Enterprise Ireland si concentra sulla fase di avvio, investendo 50.000 euro, per una quota del 10 per cento (la startup può mettere anche solo 5.000 euro). Enterprise Ireland è impegnata ogni anno in circa 60 investimenti di questo tipo. Nel caso di High Potential Startup, pronte a raccogliere tra 200.000 euro e 2 milioni, Enterprise Ireland investe al massimo metà dell’ammontare richiesto, di solito fino a 500.000 euro. L’investimento prevede che EI non occupi un posto nel board e non acquisti più del 10 per cento dei diritti di voto legati alle quote: in questo contesto EI effettua più di 90 investimenti all’anno. Come accennato all’inizio, comunque per le startup la quota pro-capite di investimenti durante il lancio è la più alta in Europa: se dopo tre anni una azienda innovativa ad alto potenziale ha centrato gli obiettivi fissati e richiede ulteriore assistenza per creare altri posti di lavoro, Enterprise Ireland può aprire la strada a finanziamenti per R&D.