12 startup come nel 2015 (mentre dalla Francia ne arrivano 200). Ecco gli italiani che hanno esposto al CES di Las Vegas, la più importante fiera hi-tech al mondo
Pochi (ma buoni). La settimana scorsa il Ces di Las Vegas, la fiera di elettronica più importante al mondo, ha chiuso i battenti. Ed è tempo di bilanci per le startup e le aziende italiane. I numeri: 12 i progetti a dall’Italia. Per fare un confronto, i cugini francesi ne hanno esposti più di 200. E ci surclassano per il secondo anno consecutivo: nello scorso ancora 12 in campo per l’Italia e 120 per la Francia. E non a caso: i numeri francesi sono il frutto di un ecosistema che sta funzionando alla grande con l’apertura di La French Tech, l’incubatore del comune che ha investito 200 milioni di euro per giovani progetti hitech.
Gli italiani sono pochi (ma buoni, per fortuna) con idee che spaziano dalla domotica, alla sicurezza, al food. Siamo andati a scovarli e a farci raccontare perché sono andati a Las Vegas e quali opportunità hanno trovato. Anche a fronte del biglietto per esporre al Ces, che partiva da 5mila dollari per arrivare a 25. Non proprio per tutti.
Brain: «Qui per lanciare la campagna di crowdfunding»
Simone Grillo, 29 anni, e Timoteo Zaccardi, 34, sono due ingegneri che a Las Vegas hanno esposto il loro dispositivo per gli amanti del motociclismo. Si chiama Brain: «Ha due scopi: 1. Migliora le performance su pista dei motociclisti (il sensore fornisce dati su velocità, angolo di piega, forza, giri motore, traiettoria, tempo su giro…). 2. Ed aumenta la sicurezza. Brain monitora il battito cardiaco e avverte quando c’è un incidente, es. moto ferma, piegata a terra, e invia messaggi a più persone via sms indicando la posizione dell’incidente» spiega Simone che ha finanziato l’idea con i 150mila euro dell’incubatore Industrio di Trento.
Ora cercano un altro round di investimento, mentre sta per partire la campagna per raccogliere fondi su Kickstarter: «Siamo arrivati qui perché punteremo al mercato americano, la campagna partirà a breve e ci serviva promuovere il prodotto. Sono stati quattro giorni intensi che passi a stringere tante mani e a raccogliere biglietti da visita. Tra questi ci sono anche quelli di manager di multinazionali hi-tech che difficilmente avremmo potuto conoscere altrove. Con loro cercheremo di stringere accordi. A breve partirà una email per ricordare a tutti chi siamo e cosa facciamo. Per avviare una relazione. I risultati li vedremo tra qualche mese». Brain andrà sul mercato a 299 euro, ma si potrà acquistare in pre-ordine a un prezzo più vantaggioso su Kickstarter.
Laboratori Fabrici: «A Las Vegas l’interesse di 10 investitori»
Al Ces per proporre Clairy, purificatore d’aria indoor: «È un vaso smart che elimina allergeni e inquinanti, purifica l’aria usando le piante. In pratica Clairy fa passare l’aria attraverso il terreno che funziona da filtro attivo: trattiene gli inquinanti e rilascia aria pulita. I dati sulla qualità dell’aria di casa vengono poi inviati dal vaso allo smartphone via wifi e l’utente può così verificare la qualità dell’aria» spiega il Ceo, Paolo Ganis, 28 anni. Studi in managament alla Bocconi, è impiegato nel Coporate Finance del gruppo Generali. Nel tempo libero ha fondato Talent Garden Pordenone.
E Laboratori Fabrici, questa volta insieme Alessio D’Andrea e Vincenzo Vitiello, designer con studi al Politecnico di Milano: «Siamo andati al Ces per cercare investitori americani e produrre Clairy in larga scala. In Italia abbiamo provato, ma gli angel italiani sono pochi e slegati fra loro». Paolo ci racconta come il suo prodotto abbia suscitato l’interesse di distributori in diversi mercati (Cina, Giappone, Russia, Emirati Arabi) e di investitori internazionali: «Abbiamo raccolto tanti preordini, il problema dell’inquinamento indoor è sempre più sentito. Anche sul fronte investitori il bilancio è positivo: 10 hanno chiesto appuntamenti (9 americani e uno cinese). Per ora ne abbiamo in agenda tre nella Silicon Valley, poi andremo a New York e da lì in Arizona».
Solenica: «Invitati al Ces esponiamo nell’appartamento del futuro»
Tra gli oggetti che non possono mancare nella casa del futuro c’è anche l’idea di Diva Tommei, 31enne romana, dottorato in Biologia computazionale a Cambridge, che ha realizzato una startup tra California, Italia e Londra: si chiama Solenica e ha inventato Lucy, una lampada che attraverso fotosensori cattura la luce del sole e illumina zone dell’appartamento poco luminose: «Siamo stati invitati al Ces su iniziativa del sito di fashion e design, Refinery29 che ha riprodotto un appartamento dedicato alle donne del futuro. C’erano esposti 35 prodotti e 500 persone, tra manager e imprenditori (c’erano rappresentanti di Google, New York Times, Swarovsky…). iPad alla mano mostravamo a tutti le caratteristiche del nostro prodotto» spiega Diva che ha già raccolto 120mila dollari dall’acceleratore della Qualcomm, il Qualcomm Robotics Accelerator, gestito da Techstars a San Diego.
«È stato bello vedere Lucy integrato nel contesto esatto un appartamento insieme ad altri oggetti che riescono a mescolare tecnologia e design. Ora ne stiamo raccogliendo i frutti: ci hanno già scritto rappresentanti di diverse multinazionali interessate a conoscerci, come Lowe’s, l’equivalente di’Ikea in Usa». Diva, mese fa vincitrice del nostro Open Summit per il premio startup al femminile, ci racconta perché il Ces è un’occasione unica per uno startupper: «Cammini e puoi incontrare Mark Cuban (celebre imprenditore e investitore americano, ndr). Poi acceleratori, investitori, startup, ci sono i più grossi rappresentanti di tutto l’ecosistema americano ed europeo. E poi si respira un’atmosfera vibrante, piena di giovani con idee straordinarie».
Le altre idee di italiani al Ces 2016
Tra gli espositori Carlo Brianza, milanese, ex manager di un’azienda di telecomunicazioni, che ha creato Click’n Pizza: un bottone rosso, magnetico da attaccare al frigorifero di casa. Lo schiacci, lo giri e ordini una pizza. Un’idea piaciuta a Pizza Hut, con cui l’azienda ha un accordo per avviare un progetto pilota in Canada.
Al Ces anche Luigi Campigli di Footmoov, marchio calzaturiero toscano che ha inventato una scarpa smart che, abbinata a delle App, consente di tracciare dati sui nostri movimenti e giocare, le FootMoov possono essere usate come veri e propri controller per videogiochi.
Davide Pasini e Simone Consoli, due ingegneri bresciani, hanno presentato Coriandolo, un progetto nel campo della domotica con applicazioni per facilitare la vita (da controllare le luci di casa, l’aria condizionato fino alla gestione delle coltivazioni).
Mentre Raffaele Salutari e Marco Cincotto di LudxB: hanno puntato su Kjaro un sistema che opera nel settore di sistemi audio: niente più cavi e casse ingombranti, il suono passa attraverso i punti luce di casa: basta svitare una lampadina e inserire il dispositivo.
E infine Domotz, l’azienda di Domenico Crapanzano, pisano trapiantato a Londra, che ha presentato un sistema per monitorare e gestire tutti i device in un ambiente domestico (pc, telefoni, console di videogiochi, lampadine, termostato) con un’unica app.
Spazio anche ai big: Su tutti Technogym
Non solo startupper. Anche i big italiani hanno partecipato a questa edizione. Tra loro Technogym, DWS (produttori di stampanti 3D), Puro e Benjamin (accessori di design per smartphone e tablet).
Giancarlo Donadio