Se presto arrivasse Facebank? L’indiscrezione è apparsa recentemente sul Financial Times e sebbene Facebook abbia declinato qualsiasi commento in proposito, gli analisti danno ormai per scontato un ingresso deciso del colossi di Zuckerberg nel mondo dei pagamenti.
La mission di Facebook è sempre stata quella di voler connettere il mondo. Adesso l’azienda sembra intenzionata a voler connettere il mondo del denaro e per farlo ha chiesto l’autorizzazione a offrire servizi finanziari come rimesse internazionali e pagamenti elettronici, alla Banca Centrale irlandese. Un’autorizzazione che sembrerebbe sempre più vicina. Un sistema di pagamenti targato Facebook consentirebbe al colosso internettiano di ottenere ancora più informazioni sui suoi utenti rendendo ancora più proficui il business sull’advertising ma soprattutto costituirebbe una fonte di entrate alternative alla pubblicità.
Facebook infatti, così come avviene oggi con PayPal (qui il nostro approfondimento), tratterebbe una commissione su ogni acquisto, rimessa effettuata. Probabilmente i servizi finanziari di Menlo Park verrano offerti con un’applicazione dedicata all’interno della piattaforma ma in maniera più sofisticata di quanto avviene oggi per quelle dedicate ai videogiochi che comunque già prevedono scambi monetari che spesso hanno un costo a carico dell’utente finale. Già altri colossi del Web come Google e Amazon avevano mostrato interesse per il mondo del denaro e il suo futuro. Non sempre queste compagnie hanno avuto successo. La loro esperienza è forte per quanto riguarda la gestione dell’informazione ed è vero che anche lo scambio di denaro è infondo trasmissione di dati ma si tratta di un tipo di informazione molto più “sensibile” e dedicata. Non a caso le attività finanziarie sono sempre state fortemente regolamentate e appannaggio delle banche. Queste ultime godono ancora, soprattutto in Italia, di un elemento fondamentale per avere successo nel mondo della moneta e della sua gestione: la fiducia degli utenti.
Facebook ha da sempre cercato di conoscere la reale identità dei suoi utenti e questi sono spesso stati restii a condividere sulla piattaforma alcuni tipi di dati. Perché dovrebbe essere diverso per quelli finanziari? Lo scetticismo è comprensibile ma nonostante questo le banche hanno tutte le ragioni per non stare tranquille. Già da tempo il loro business è minacciato da realtà innovative quali PayPal che da solo ha conquistato una parte significativa dei sistemi di pagamento digitali e grazie alla grande esperienza nel risk management non ha il problema della mancanza di fiducia da parte degli utenti che si sentono più che sicuri a caricare i dati delle loro carte di pagamento.
Le banche (tradizionalmente intese) sembrano dunque essere destinate a non essere più le uniche protagoniste della gestione delle nostre finanze. I cambiamenti all’inizio fanno sempre paura: forse dovremmo iniziare a fidarci di più di chi, innovando, anticipa il futuro.