L’attacco del ransomware ha portato anche benefici. Sophos, Panaseer, EyeFire: sono solo alcune delle aziende che in queste settimane hanno aumentato il valore delle proprie azioni
In tutto il mondo lo conoscono come WannaCry ma c’è anche chi lo ha ribattezzato WannaSmile. Per qualcuno l’attacco hacker che lo scorso 12 maggio ha colpito oltre 230 mila computer in oltre 150 paesi è stato un affare. Com’è possibile che uno dei maggiori contagi informatici mai avvenuti su scala globale diventi un business?
Grandi affari per la startup Panaseer
WannaCry ha fatto venire voglia di sorridere diversi giovani imprenditori d’Oltremanica. Un esempio? La startup britannica Panaseer, che attraverso l’analisi dei dati offre un avanzato sistema di previsione del rischio per i sistemi informatici delle aziende. Nel giro di tre settimane dopo l’attacco hacker, Panaseer ha raccolto quasi tre milioni di euro per sviluppare il suo prodotto e radicare la sua presenza nel mercato statunitense. Fondata nel 2014 in un seminterrato da Nik Whitfield, la startup può ora contare su uno staff di 30 persone e tra i suoi clienti annovera oltre 500 aziende tra Londra, New York e Boston. Una macchina organizzativa che non potrà che aumentare i propri giri dopo l’enorme spinta agli affari conseguente a WannaCry.
WannaCry, il ransomware dalle uova d’oro
Ma quello di Panaseer non è certo un caso isolato. Sophos Group, una big della sicurezza informatica, ha visto schizzare il valore delle sue azioni del 7% nel primo giorno di apertura delle borse dopo l’attacco di WannaCry. E il titolo è salito ancora nei giorni seguenti dopo che la compagnia ha ritoccato in rialzo le sue previsioni finanziarie. Il valore totale dei prodotti e dei servizi fatturati ai clienti sono cresciuti del 18% arrivando a oltre 632 milioni di dollari, spingendo l’azienda a fissare come obiettivo di raggiungere il miliardo di dollari entro il 2020. Nello stesso giorno in cui Sophos faceva registrare un aumento del 7% le americane FireEye a Qualys guadagnavano più del 5%.
Prevenire è meglio che curare
Sophos ha ammesso di essere stata inondata di chiamate per sottoscrivere nuovi contratti dopo il 12 maggio. “L’interesse dei clienti nei nostri confronti è aumentato in maniera esponenziale”, ha dichiarato il ceo di Sophos, Kris Hagerman. “WannaCry può portare a grandi benefici perché ha fatto rendere conto tante persone che la cybersecurity è una priorità assoluta dei nostri tempi”.
Dal malware sembra dunque poter sortire un’altra conseguenza importante: la consapevolezza che prevenire è meglio che curare. Una vecchia litania usata in tutto il mondo ma quasi mai messa davvero in atto. Eppure ora qualcosa si muove, eccome. La cascata di finanziamenti e investimenti in materia di cybersecurity fanno pensare che la lezione WannaCry sia stata assimilata. Lo stesso Whitfield, il fondatore di Panaseer, ha commentato così il vertiginoso aumento del suo giro d’affari: “Forse finalmente le imprese hanno capito che bisogna concentrarsi sulla prevenzione dei problemi”. Nel frattempo lui mette in saccoccia e allarga il raggio d’azione della sua startup.
Cybersecurity, espansione senza fine
L’intero comparto della cybersecurity ha conosciuto un aumento degli investimenti di dimensioni davvero importanti. Stando alle cifre di Cibersecurity Ventures, nel 2004 il mercato globale della cybersecurity valeva tre miliardi e mezzo di dollari. Nel 2017 varrà più di 120 miliardi.
Solo per quanto riguarda le startup, gli investimenti sono passati da 1,1 a 3,8 miliardi di dollari tra il 2010 e il 2015. Un aumento del 235% spinto soprattutto dagli Stati Uniti, che raccolgono il 77% del totale degli investimenti, stanziati in primo luogo da colossi privati come Intel e Google. E il trend per i prossimi anni sarà di continua ed esponenziale crescita con Europa e Cina grandi protagoniste. Cybersecurity Ventures prevede che la spesa globale sui prodotti e servizi della cybersecurity supererà il trilione di dollari cumulativamente da qui al 2021. Cifre monstre che eventi come WannaCry non fanno che ingigantire.