Ci saranno sempre meno scuse per tutti quei commercianti, artigiani o liberi professionisti che ancora non hanno installato il Pos nella loro attività (andando in questo modo anche contro la legge). Dal 9 dicembre infatti, come stabilito già da diverso tempo, scendono le commissioni interbancarie per l’utilizzo di carte di credito e bancomat. Si tratta delle percentuali che i due colossi mondiali, Visa e Mastercard (insieme fanno il 95% del mercato), fanno pagare alle banche (la banca dell’esercente paga questi costi a quella dell’acquirente) e che di conseguenza ricadono sugli esercenti. In arrivo quindi risparmi certi per questi ultimi, mentre diversa, e ancora poco chiara, resta la questione dei costi e degli eventuali benefici che ricadrebbero sui consumatori. Ricostruiamo le tappe della vicenda per capirci qualcosa in più.
Il tetto: 0,3% per carte di credito, 0,2% per i bancomat
Tutto parte dal Regolamento (UE) 2015/751, del Parlamento europeo e del Consiglio, approvato lo scorso 29 aprile. La norma europea in questione ha messo un tetto alle commissioni che le banche devono pagare alle altre banche (“interbancarie” appunto) per gli acquisti fatti sia con carte di credito che di debito (ossia i bancomat). Nel primo caso, il regolamento stabilisce che “i prestatori di servizi di pagamento non offrono né chiedono una commissione interbancaria per operazione superiore allo 0,3% del valore dell’operazione per ogni operazione tramite carta di credito. Per le operazioni nazionali tramite carta di credito gli Stati membri possono stabilire un massimale per operazione sulle commissione interbancarie inferiore”. Nel caso in cui invece si tratti di transazioni di pagamento effettuate col bancomat, il limite si ferma allo 0,2% della somma pagata.
6 miliardi di euro risparmiati
Da questa operazione dovrebbe venir fuori un risparmio complessivo di circa 6 miliardi di euro. Secondo la Commissione europea, prima dell’entrata in vigore del regolamento, le commissioni interbancarie toglievano a commercianti e professionisti 10 miliardi di euro l’anno, che andavano poi a pesare a cascata sui consumatori finali (a cui oltre al prezzo fisso che sostengono annualmente per utilizzare la carta di credito si sentono ancora chiedere delle percentuali sugli acquisti). Su questo punto ancora non si può fare un’analisi certa di quello che potrà accedere, visto che non è affatto detto che le cifre risparmiate dagli esercenti saranno automaticamente convertite in prezzi più bassi per i consumatori.
A chiedersi se l’applicazione di commissioni più basse da parte dei prestatori dei servizi di pagamento ai beneficiari (esercenti, ecc.) produrrà benefici anche per i consumatori è anche l’anche l’Adiconsum, che si risponde: «Ce lo auguriamo», aggiungendo però che non sono d’accordo con il fatto che alcune carte di credito (c.d. “a 3 parti”, Acquirente, venditore e un solo intermediario) possano invece proseguire ad applicare commissioni anche più elevate.
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La norma non vale (ancora) per tutti
A chiedere regole uguali per tutti però non sono solo le associazioni dei consumatori. «Il Regolamento UE sui pagamenti digitali è un regalo per American Express: il Governo deve estendere la norma a tutti i sistemi di pagamento». Diceva già ad aprile la senatrice del Pd, Lucrezia Ricchiuti, commentando l’entrata in vigore del Regolamento approvato dall’Unione Europea e spiegando che la norma non si applica a tutti i sistemi di pagamento: la legge, infatti, impone un tetto alle commissioni interbancarie solo ai cosiddetti sistemi a quattro parti – come Visa, Mastercard e PagoBancomat – mentre ne sono esenti i sistemi a tre parti – come American Express e Diners. In sostanza, ci potrebbe essere un grave problema di concorrenza sleale: la quota di mercato delle carte non sottoposte al Regolamento aumenterebbe notevolmente, con evidenti effetti distorsivi sulla concorrenza e nessun beneficio in termini di trasparenza.
Mariachiara Furlò
@mariachiarafur