Giovedì 26 e venerdì 27 marzo a Cagliari e Sassari il primo appuntamento con #SIOS20, promosso con Fondazione di Sardegna. L’innovazione declinata in agritech, fintech, smart cities, scienze della vita
Insieme si va lontano. Perché in fondo è nel gioco di squadra la ricetta per vincere le sfide di un’innovazione che va declinata con una prima persona plurale. Un’innovazione inclusiva, aperta, pioneristica. Un’innovazione che si lega indissolubilmente al digitale, ma che va molto oltre ridisegnando scenari, profili, contesti. «Qui in Sardegna non vogliamo essere un centro di innovazione autonomo. Puntiamo ad un ecosistema aperto e connesso dove startup, centri di ricerca e imprese possano venire facilmente a lavorare e trovare un contesto d’eccellenza: capitale umano competente, preparato, appassionato, innamorato di questa terra e proteso a vivere esperienze internazionali. Un luogo con un’alta qualità di vita e un contesto sociale stimolante», afferma Carlo Mannoni, Managing Director di Fondazione di Sardegna.
L’ente di cui Mannoni è direttore generale è una fondazione di origine bancaria, quindi un soggetto di diritto privato. Una fondazione storica perché da ben ventisei anni sostiene la cultura, finanzia la ricerca e lo sviluppo locale. Una fondazione con un primato: è la prima socia di Cassa Depositi e Prestiti dopo il Tesoro. «Siamo una piattaforma di collaborazione pubblico-privato e abbiamo l’obiettivo di valorizzare l’ecosistema. Eroghiamo 20 milioni di euro all’anno in una continua collaborazione con il sistema pubblico regionale e con le università sarde, che sono tra i nostri stakeholder. Siamo molto attivi nel venture capital e in questi anni abbiamo investito oltre 30 milioni di euro in investimenti suddivisi in 8 differenti fondi», precisa Mannoni. Un portafoglio differenziato con l’innovazione come driver. «Qui c’è una storia significativa da raccontare e mettere a sistema. Siamo orgogliosi delle nostre radici ben salde, ma guardiamo da sempre molto oltre i nostri confini», dice Mannoni.
Countdown per gli “stati generali” dell’innovazione
Radici ben salde sul proprio territorio, con la forza e l’ambizione di scalare business e mercati nel mondo. Un modello “glocal” che declina l’innovazione in un’isola che da sempre, sul fronte innovazione, ha varcato i confini stessi del suo essere isola.
Un passato significativo, con la matrice pioneristica che l’ha resa avamposto del digitale in Italia e primo presidio di Internet. Un presente fatto di ricerca, studio, gioco di squadra. Un futuro all’insegna dei temi chiave del pianeta: dati, sostenibilità, nuovi modelli di consumo, nuove dinamiche di interazione. Così parte dalla Sardegna il primo appuntamento del nuovo anno per #SIOS. Si tratta di #SIOS20 Sardinia Edition, un viaggio intorno al mondo e nel tempo alla scoperta di persone, progetti, idee, percorsi in grado di declinare al meglio l’innovazione. Back to the future è il sottotitolo. D’altronde correva l’anno 1994 e proprio in Sardegna nasceva di fatto il web italiano. Ma un futuro fatto di competenza e entusiasmo. D’altronde lo ha messo nero su bianco proprio il Boston Consulting Group: la Sardegna è ‘Internet-intensive’, con una frequenza superiore alla media di incubazione di startup.
Mannoni, cosa sta succedendo in quest’isola? Qual è la fotografia attuale dell’innovazione made in Sardegna?
Per noi l’innovazione è sempre stata una priorità. La Sardegna “innovativa”, se osservata dall’inquadratura di un drone, presenta tante imprese hi-tech sparse in tutto il territorio con una maggiore concentrazione nell’area cagliaritana. Ma la forza è poi zoomare, stringere con l’inquadratura sulle singole realtà – oltre un centinaio – che cercano di evolvere quotidianamente. Si respira tanta energia. Nell’ultimo decennio tante imprese hanno deciso di trasferire una sede operativa in Sardegna e altrettante startup e imprese sono nate e cresciute qui in Sardegna anche grazie ad un sistema, quello regionale, che con il suo supporto ha reso questo territorio maggiormente competitivo.
Il claim scelto per questa prima edizione sarda del #SIOS20 è Back To The Future. Perché?
Abbiamo giocato in Champions League, abbiamo commesso qualche errore che però ha rafforzato la consapevolezza di quello che facciamo e sin da subito abbiamo avuto l’intuizione di una politica pubblica a favore dell’innovazione. Oggi il nostro è un sistema molto ben connesso. Direi di più: siamo un’isola iperconnessa. Peraltro abbiamo una rete di expat al lavoro ovunque nel mondo e con un legame molto forte con la propria terra di nascita. La rete dei professionisti sardi è un valore inestimabile.
Un modello al quale ispirarsi?
Certamente la logica di “startup nation” di Israele per la capacità di fare strategia politica sull’innovazione, oltre che il famosissimo modello della Silicon Valley. Però, per contestualizzare maggiormente sul nostro territorio, rappresentano degli ottimi modelli da seguire gli ecosistemi come Lisbona per la sua capacità di saper sapientemente massimizzare i fondi pubblici rendendoli attrattivi per gli interlocutori privati. Negli anni ci siamo interrogati sul come la Fondazione di Sardegna potesse dare un contributo aggiuntivo all’ecosistema regionale dell’innovazione in armonia con tutto quello che tanti altri operatori stanno facendo. Con Innois vogliamo contribuire a creare un territorio ben connesso con il sistema dell’innovazione nazionale e internazionale che va oltre i limiti geografici di essere un’isola, oltre i confini del mare.
Quali sono gli ambiti sui quali vi siete focalizzati?
Abbiamo deciso di puntare sul legame tra innovazione, territorio, comunità. Ecco che per noi i temi chiave sono agritech, smart city, scienze della vita, turismo, blockchain. E poi tutto viene declinato giustamente sul concetto di circolarità, di sostenibilità, di visione per la comunità. C’è poi l’elemento legato alla formazione: ogni anno promuoviamo un bando per le scuole da 2 milioni di euro. Siamo al terzo anno e selezioniamo i dieci migliori progetti.
Quali sono le sfide che vorrebbe lanciare oggi agli innovatori, anche fuori i confini della regione?
Dobbiamo ragionare con una strategia glocal: l’innovazione nasce dalla forza dei nostri territori, unita alla capacità di scalare ovunque nel resto d’Italia, in America e in Cina. Dobbiamo fare gioco di squadra ed essere collegati col mondo.