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Il Beacon può essere descritto come un sistema di posizionamento, descritto da Apple come “una nuova classe di trasmettitori”, a bassa potenza e a basso costo, che possono notificare la propria presenza a dispositivi vicini e che consentono di trasmettere e ricevere piccoli messaggi entro brevi distanze.

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Come funzionano i beacon

In poche parole, la tecnologia beacon consiste di due parti: un presentatore (in genere un dispositivo ma può essere anche uno smartphone che funziona come un vero e proprio faro del segnale) e un ricevitore (una app per smartphone). Il presentatore si pubblicizza sempre dicendo “Io sono qui, il mio nome è…”, mentre il ricevitore rileva questi sensori beacon e permette, in genere, all’utente di visualizzare un breve messaggio. Alla base c’è il caro vecchio Bluetooth Low Energy (BLE), conosciuto anche come Bluetooth Smart, dunque per funzionare e comunicare con l’utente lo smartphone deve avere il Bluetooth acceso.

In una recente ricerca di Google si dimostra che le persone che utilizzano lo smartphone come assistente d’acquisto all’interno del punto vendita sono pari all’84%: è qui che i beacon entrano in scena. L’idea che un negozio, dopo aver riconosciuto uno smartphone nelle vicinanze, invii notifiche push con offerte e promozioni da spendere direttamente in negozio ha suggestionato molti  per le enorme potenzialità di indirizzare campagne di marketing ma non è priva di svantaggi.

Quando i beacon mandarono in tilt New York

Lo sa bene Bill De Blasio, già sindaco di New York, quando nel gennaio scorso 500 dispositivi hanno iniziato a dialogare con gli smartphone “vicini” dalle cabine telefoniche della città, lanciando a sorpresa messaggi pubblicitari non richiesti. “Colpevole” la società Titan che li aveva piazzati sulle cabine telefoniche della città di cui gestisce gli spazi pubblicitari. L’autorizzazione era stata concessa dal Dipartimento di Information Technology della città americana facendo riferimento a fronte della richiesta di Titan di apportare generiche attività di manutenzione.

Invece i Beacon hanno svolto esattamente la funzione per cui sono stati progettati, ovvero mandare messaggi pubblicitari agli smartphone dei passanti. Non di tutti i passanti sono stati coinvolti, ma solo di quelli che hanno scaricato un’applicazione basata sul sistema di Gimbal, la società che si occupa della produzione dei Beacon e che naturalmente avevano il bluetooth acceso. Non pochi a quanto pare dato che la vicenda ha scatenato una rumorosa polemica che ha costretto De Blasio a far rimuovere i dispositivi e a rassicurare i cittadini di New York sulla difesa della loro privacy. Le pubblicità infatti, con ad oggetto marchi della rilevanza di  come GameStop, la Major League di Baseball o il Tribeca Film Festival è stata percepita come notevolmente invasiva. Anche perché è stato possibile ricevere pubblicità per tutti coloro che avevano installato sul dispositivo app riconducibili a questi marchi accettando così di ricevere comunicazioni anche con questa modalità.

Perché convengono

Il vantaggio per l’esercente è indiscusso: le campagne e le promozioni possono essere indirizzate in modo specifico in base alle abitudini dell’utente a cui si rivolgono consentendo di ridurne i costi e aumentarne l’efficacia. Attraverso la precisa localizzazione di oggetti e persone anche in aree di piccolo raggio, i beacon creano un engagement mirato: nel contesto opportuno, al momento opportuno, al pubblico interessato.

Per questo e per i costi accessibili (un dispositivo costa in media 6 dollari), nonostante tutto, i beacon continuano a diffondersi, anche e soprattutto negli USA dove soprattutto all’inizio sono stati supportati da brand del calibro di Apple (a partire dai suoi punti vendita) e PayPal. La previsione è di toccare quota 4,5 milioni entro il 2018.

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Dalla scuola all’eCommerce, 6 modi di usare Beacon

Nonostante lo scetticismo di molti e un tasso di adozione che va più a rilento del previsto, soprattutto in Europa, nel corso degli ultimi anni si sono moltiplicate le applicazioni e sperimentazioni e diverse società e startup hanno sviluppato specifici usi, potenziando immaginazioni e proponendo nuove modalità di utilizzo.

1. Pebble ad esempio ha aggiunto il supporto Beacon per il proprio smartwatch. L’orologio usa Beacon per rilevare quanto vicino sia Pebble da un iPhone, così è possibile utilizzare uno smartwatch Pebble per trovare un iPhone.

2. Mingleton, un’app di incontri, permette alle persone in un bar di cominciare una chiacchierata senza sapere con chi si stia chattando. Se decidono di incontrarsi, l’app utilizza i Beacon per guidare ognuno con l’altro interessato.  Esistono anche sistemi di automazione domestica che utilizzano la tecnologia e ne fanno un potente strumento al servizio dell’Internet of Things.

3. Launch here permette di piazzare i beacon in casa. Quando ci si avvicina a un beacon, l’app lancia altre app sul proprio telefono. Per esempio, una volta sprofondati sul divano di fronte alla TV, può essere lanciata una app telecomando. Un beacon sul frigorifero può far scattare un’app per la lista della spesa quando ci si avvicina ad esso e così via.

4. Interessanti anche gli utilizzi nelle scuole. Un’applicazione chiamata “BeHere” consente di prendere automaticamente le presenze all’interno di una classe. L’app inoltre permette agli studenti di premere un bottone sul proprio telefono piuttosto che alzare la mano alla richiesta del proprio insegnante.

5. Virgin Atlantic ha installato i Beacon nel settore “Upper Class” del proprio terminal nell’aeroporto di Heathrow, a Londra. Il beacon scatena l’app di Virgin per mostrare automaticamente la carta d’imbarco non appena il passeggero si avvicina al gate.

6. Notevole anche la sperimentazione negli stadi degli States che permette ai fan del baseball di visualizzare contenuti dell’eCommerce acquistando per esempio le maglie delle squadre o i biglietti della partita successiva, di ricevere la formazione delle squadre in campo o promozioni presso gli altri negozi (bar e ristoranti) degli altri punti vendita del centro sportivo.

Oltre i pagamenti: gli utilizzi a scopo sociale

In Romania si è sperimentato anche un utilizzo socialmente utile: nel maggio 2015 a Bucarest, grazie alla collaborazione tra l’associazione Tandem e la Onybeacon, startup di Cluj-Napoca, è stata creata una rete di beacon destinata ai non vedenti installati su tutta la rete del trasporto pubblico della capitale. Il funzionamento è semplice, e prevede l’integrazione di tre diverse componenti: il beacon, l’app e il Cms che coordina la comunicazione tra le parti. Quando l’autobus è attorno ai 50-60 metri dalla fermata, l’utente è avvisato del suo arrivo grazie ad una notifica push, tradotta dall’app con uno speciale segnale sonoro. Quando l’autobus arriva, un piccolo altoparlante (montato sul beacon) segnala con dei Beep la porta d’ingresso, per poi cessare appena il mezzo riparte.

Chi usa i Beacon in Italia (e non piace a Apple)

In Italia le sperimentazioni beacon hanno riguardato soprattutto i sistemi di loyalty e di pagamento. Tra le startup più attive, Checkbonus che ha portato i sensori nei punti vendita Coin e Adidas, Measurence presente anche in America, Geoxcell e Next to me.  La tecnologia sviluppata da queste realtà è già in realtà approdata ad una nuova generazione di Beacon. In sintesi funziona anche con il wi-fi ed è in grado di agganciare chi non ha l’applicazione installata tramite il Mac Address (l’indirizzo fisico) dello smartphone. Apple ha già paura e per questo ha vietato la lettura del Mac Address in automatico (senza autenticazione da parte dell’utente) sui dispositivi iOS. Un successo? Ancora una volta a sancirlo saranno gli utenti, ed i numeri.

Emanuela Perinetti
@manuperinetti