Il ministro francese delle Finanze ha detto che Parigi è pronta a intraprendere ogni azione per salvare le industrie d’Oltralpe
Ci risiamo, la Francia si riscopre socialista e, in barba ai Trattati europei, è pronta a giocare la carta delle nazionalizzazioni. Lo fa ogni due per tre quando rischia di perdere i suoi gioielli di famiglia. Era accaduto nella vicenda Fincantieri – Stx, stava riaccadendo in quella Fiat – Psa in cui il governo francese è intervenuto più volte nella trattativa tra imprenditori privati e accadrà ancora, a maggior ragione ora che il Coronavirus rischia di abbassare una moltitudine di serrande.
Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire
Le Maire: “Pronti a nazionalizzare”
Lo ha detto a chiare lettere il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire: “Siamo pronti anche a procedere con le nazionalizzazioni, se necessario”. L’esponente di governo ha poi aggiunto che l’esecutivo userà “tutti gli strumenti”, compresa la nazionalizzazione per “proteggere” le società francesi minacciate dalla crisi economica che seguirà all’epidemia di Coronavirus.
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“Non esiterò – ha scandito durante un intervento telefonico – a utilizzare tutti i mezzi a mia disposizione per proteggere le grandi aziende francesi”. “Si può passare – ha detto il ministro Le Maire – attraverso la capitalizzazione o un investimento azionario. Posso anche usare il termine nazionalizzazione se necessario”, ha precisato.
▶ 45 Mds € d’aides directes immédiates pour les entreprises et les salariés.
▶ 300 Mds € de garanties de l’État aux prêts bancaires des entreprises (1000 Mds € au niveau de la zone euro).Avec ce plan massif de soutien, aucune PME ne doit manquer de trésorerie. #COVID19 pic.twitter.com/vIeY3ibaST
— Bruno Le Maire (@BrunoLeMaire) March 17, 2020
Le nazionalizzazioni sono vietate dall’Unione europea perché falsano il gioco della libera concorrenza tra realtà private. E la Francia, come si ricordava, tende a entrare troppo spesso a gamba tesa nel settore imprenditoriale per proteggere i suoi fiori all’occhiello. La crisi del Coronavirus costringerà Bruxelles ad accettare parecchie deroghe: del resto, in ballo non ci sono solo centinaia di migliaia – forse milioni – di posti di lavoro, ma un intero tessuto produttivo rimasto gravemente danneggiato dall’infuriare della pandemia. Pro futuro, però, ci si dovrebbe aspettare da Parigi più rigore e meno statalismo.
Anche l’Italia nazionalizza Alitalia
Intanto, la crisi economica ha permesso anche al governo Conte di intavolare in tutta fretta la nazionalizzazione di uno degli storici malati del nostro Paese: Alitalia. L’articolo 76 del decreto Cura Italia dispone a chiare lettere la nazionalizzazione di Alitalia autorizzando “la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle Finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta”.
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Si legge nel decreto: “È istituito un fondo con una dotazione di 600 milioni di euro per l’anno 2020. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da adottare di concerto con il Ministro dello sviluppo economico si prevede che siano stabiliti gli importi da destinare alle singole finalità previste dal presente articolo”. E nulla vieta che, se l’epidemia dovesse continuare e la situazione economica aggravarsi, il medesimo destino non spetti anche ad altri colossi dai piedi d’argilla quali, per esempio, l’Ilva di Taranto.