Dati incoraggianti sulla ripresa economica del Dragone. La Banca centrale ha iniettato 100 miliardi di yuan nel sistema
La Cina riparte. Nonostante a Wuhan e nella regione dell’Hubei, dove l’incubo del Coronavirus ha avuto inizio, siano almeno diverse centinaia di migliaia di persone ad avere perso il posto di lavoro (si tratta di stime, perché dati ufficiali non sono stati divulgati) e ancora pochi giorni fa le autorità sanitarie siano dovute intervenire per porre in stato di parziale quarantena il centro urbano di Jilin, nell’omonima provincia cinese del nordest (con circa 4,5 milioni di abitanti, è popoloso quanto Milano e Roma messe assieme), il gigante asiatico prova a ingranare la quarta. E il suo sprint iniziale è di ottimo auspicio per tutto il resto del mondo, che si appresta a uscire dal lock down proprio in questi giorni.
La Cina riparte: lo dicono i numeri
La Cina riparte: non lo dice la propaganda politica, che pure censura con ogni probabilità un alto numero di informazioni sanitarie e di dati sulla risposta sociale al Coronavirus, ma lo certificano i numeri dell’economia. La produzione industriale in Cina è rimbalzata ad aprile con un progresso del 3,9% su base annua, mentre le vendite al dettaglio sono ancora deboli con un calo del 7,5%, soprattutto per via delle restrizioni sanitarie, secondo le statistiche ufficiali pubblicate oggi.
È la prima volta dall’inizio dell’anno che la produzione industriale raggiunge il territorio positivo, segno di un graduale ritorno alla normalità nel primo paese colpito dall’epidemia di Covid-19. “La ripresa del lavoro, della produzione e del mercato ha registrato graduali miglioramenti” ad aprile, ha segnalato l’Ufficio di statistica. La produzione industriale era diminuita dell’1,1% il mese precedente a causa dello stop per il Covid-19, dopo il crollo di gennaio e febbraio (-13,5%).
L’epidemia, che ha avuto un forte impatto sulla produzione e sul funzionamento delle imprese, ha chiuso l’intero Paese a febbraio. Poi le restrizioni sono state gradualmente revocate, ma si prevede che le conseguenze economiche si protrarranno ancora. Un segnale viene dalle vendite al dettaglio che in aprile hanno continuato a diminuire (-7,5% annuo) anche se a un ritmo più lento rispetto al mese precedente (-15,8% a marzo).
L’Hubei tornato in piena attività
Secondo quanto si apprende, il tasso di ripresa della produzione delle principali aziende industriali nella provincia cinese dello Hubei, lo scorso 17 aprile, ha raggiunto il 98,2%, segnando di fatto un pieno ritorno alla normalità dopo la crisi sanitaria. Lo ha reso noto in conferenza stampa il quartier generale provinciale per la prevenzione ed il contenimento dell’epidemia.
La percentuale di dipendenti tornati al lavoro nelle principali catene di montaggio della provincia è al 93%. Per quanto riguarda le micro, piccole e medie imprese, ha spiegato in conferenza stampa Meng Chunlin, vicedirettore del dipartimento provinciale per l’economia e le tecnologie dell’informazione, il tasso di ripresa della produzione è ancora inferiore all’80%.
Nuova, imponente, iniezione di liquidità
La Cina riparte ma non col tassi di crescita auspicato dal governo. Perciò, la Banca centrale cinese ha iniettato 100 miliardi di yuan nel sistema bancario attraverso il suo strumento di prestito a medio termine, nel tentativo di incoraggiare più prestiti poiché gli ultimi dati economici indicano una debole ripresa. La Banca popolare cinese ha affermato che l’MLF (medium term landin facility) è di un anno e addebita alle banche un tasso di interesse del 2,95% invariato rispetto all’ultima operazione. La Cina vuole sanare il fatto che, a fronte di una produzione industriale in netta ripresa, investimenti e i consumi stiano continuando a diminuire rispetto all’anno precedente.
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Le politiche a favore delle PMI cinesi
Le autorità dello Hubei hanno adottato una serie di politiche a sostegno delle microimprese e delle PMI, compresi tagli o esenzioni fiscali e riduzioni del costo del lavoro, per attenuare l’impatto dell’epidemia e accelerare la ripresa della produzione. Non ultimo, la Banca centrale cinese (Pboc) ha recentemente tagliato i tassi d’interesse su definiti finanziamenti di medio termine alle istituzioni finanziarie per sostenere l’economia sotto pressione dopo la pandemia del Covid-19. Il tasso sulle “targeted medium-term lending facility” (Tmlf) a un anno scende così di 20 punti base al 2,95%. La Pboc, in una nota, ha anche comunicato un’iniezione di liquidità da 56,1 miliardi di yuan (7,93 miliardi di dollari) contro 267,4 di miliardi di prestiti Tmlf arrivati a scadenza.