Difficile dire come andrà il voto, ciò che è certo è che è stato l’esempio di un mancato dibattito costruttivo su una materia complessa, che ha effetti sui cittadini e non solo sull’una o l’altra industria.
Di riforma del copyright mi occupo da due anni. È stato il primo articolo di cui ho scritto qui su StartupItalia.
Il problema del dibattito sulla riforma viene visto solo come la lotta tra giganti tecnologici da un lato e editori/discografici/produttori cinematografici e televisivi dall’altro. Soprattutto questi ultimi mai hanno saputo dare una risposta concreta ai dubbi sollevati da 200 accademici esperti di proprietà intellettuale, pionieri di internet come Tim Berners Lee che l’ha inventato internet, Wikipedia, decine di ong che tutelano i diritti digitali, l’esperto delle Nazioni Unite per la tutela della libertà d’espressione e, se questi non bastassero, anche 5 milioni di cittadini che hanno firmato la petizione su change.org, 150 mila manifestanti, la BEUC, l’organizzazione che rappresenta le associazioni dei consumatori in Europa, tra cui l’italiana Altroconsumo.
Ci sono anche le startup e molti artisti ed editori online che dicono che questa riforma, benchè necessiti di un aggiornamento, non sia il testo giusto.
I punti critici
Per farvi capire qual è uno dei punti cruciali che molti non hanno capito, stamattina davanti al Parlamento di Strasburgo c’erano degli artisti che manifestavano a favore della riforma. Ho chiesto se potevo fare un video della band che suonava e postarlo su facebook e mi è stato detto di sì. E invece non è così. Se i filtri “suggeriti” dall’art. 13 (nel nuovo testo sarà l’art. 17) non troveranno nel loro database il match giusto con i contenuti forniti dai detentori dei diritti, YouTube o Facebook o le altre piattaforme non essendo certe di poter far caricare quel video con quella musica semplicemente non lo faranno. E anche se è previsto che gli utenti possano contestare il mancato caricamento, questo non sarà altrettanto veloce, velocità che su internet ha un certo valore. I giganti (ma anche tutti gli altri) assolderanno avvocati specializzati a dirimere queste controversie? Perché non potrà farlo un dipendente comune essendo il diritto d’autore una materia molto complessa. È più probabile che non lo faranno contando sul fatto che nessun utente andrà in tribunale a contestare un video non caricato.
In attesa del voto
Lo stesso vale per i meme e il diritto di satira e critica. Usando dei filtri (oggi non così intelligenti) qusti non saranno in grado di capire che si tratterebbe di eccezzioni legali al diritto d’autore.
L’art. 11 crea un nuovo diritto a favore degli editori. Se gli editori non vogliono che aggregatori come Google News ospitino i loro articoli interamente e senza rimandarli ai giornali, allora urge informarli che quando succede è già previsto dalla legge che sia illegale. Se parliamo di snippet, cioè link con breve etratto del testo, come funzionano la maggior parte degli aggregatori di news e i link sui social network, allora bisogna ricordare che uno studio commissionato dalla Commissione Europea, poi nascosto, dice che giornali e aggregatori devono lavorare insieme perché questi ultimi favoriscono il traffico verso i siti di informazione.
Difficile dire come andrà il voto, ciò che è certo è che è stato l’esempio di un mancato dibattito costruttivo su una materia complessa, che ha effetti sui cittadini e non solo sull’una o l’altra industria.
Qui potete seguire il voto in diretta dalle 12.