Ecco cosa è successo in Campidoglio dove ragazze, provenienti da Scuole Secondarie di Primo Grado di Roma hanno mosso i primi passi nella programmazione
Un tamagotchi, una storia interattiva e un simulatore di dadi da gioco: ecco i progetti sui quali si sono cimentate le 45 ragazzine tra gli 11 e 13 anni che per la prima volta hanno accettato la sfida del coding. Il 4 maggio nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, le ragazze, provenienti da Scuole Secondarie di Primo Grado di Roma hanno mosso infatti i loro primi passi nella programmazione, realizzando i progetti digitali mediante il microcomputer micro: bit, piattaforma realizzata e diffusa nel Regno Unito dalla BBC per l’educazione digitale dei più giovani. AdaLab, questo il nome del laboratorio organizzato da Codemotion Kids e dall’Assessorato Roma Semplice del Comune di Roma, prende chiaramente ispirazione da Ada Lovelace, la prima programmatrice della storia e ha l’obiettivo dichiarato di contribuire ad abbattere il gender gap nel mondo dello STEM ed avvicinare le ragazze alle discipline tecnologiche.
Le competenze digitali contro il gender gap
«Lo sviluppo delle competenze digitali dei cittadini è un tema prioritario all’interno delle linee programmatiche dell’Assessorato Roma Semplice» ha sottolineato l’Assessore Flavia Marzano, che ha fortemente voluto l’iniziativa, come strumento per combattere il divario di genere. Quando si parla di donne e coding, infatti, e soprattutto quando si portano avanti iniziative come questa, volte, ad avvicinare le giovani alla programmazione, è di particolare importanza offrire alle ragazze un esempio positivo da seguire, in cui immedesimarsi e rispecchiarsi: è proprio per questo che tutta la manifestazione è stata accompagnata dalla “Muse del Mist”, donne che (da Ada Lovelace, passando da Hedy Lamar, Katherine Johnson o Arianna Menciassi, fino ad arrivare a Marissa Mayer) possono rappresentare modelli positivi da emulare, raccontando come, magari lontano dai riflettori, le donne hanno sempre fatto la loro parte nella tecnologia, andandone a sviluppare anche settori chiave.
Stereotipi di genere e cultura
«Il problema del gender gap – ha spiegato Mara Marzocchi, co-founder di Codemotion, nella sua introduzione ai lavori – è una questione esclusivamente culturale. Troppo spesso si chiede ai bambini di essere coraggiosi e intraprendenti e non aver paura di sbagliare, mentre dalle ragazzine si pretende un comportamento ineccepibile e composto»: gli stereotipi di genere sono quelli che tengono lontane le ragazze dalla programmazione, che i genitori per primi sentono spesso come “cose da maschi”.
Coding, creatività e immaginazione
Questo è stato uno dei motivi del crollo verticale dello studio delle materie scientifiche da parte delle donne a partire dagli anni 80 in poi, un crollo che non ci si può più permettere, sia per ragioni economiche (176 mila posti di lavoro in ambito tech nella sola Italia nel 2020 in un momento di crisi non possono certamente essere sottovalutati) ma soprattutto per il fondamentale apporto che il punto di vista femminile, con le sue specifiche peculiarità può apportare al mondo della programmazione. Non dimentichiamo infatti che, prima di tutto, il coding è un lavoro fatto di creatività e immaginazione e il programmatore è a suo modo un creatore di mondi: un tocco femminile, di certo non guasta.