Figlia del fondatore di Lenovo, la manager di Didi Chuxing è partita da Goldman Sachs per arrivare a dominare il sistema dei taxi privati in Cina
Cinquemila dipendenti con un’età media di 26 anni. È giovane Didi Chuxing, il principale rivale di Uber in Cina, proprio come la sua presidente, Jean Liu, che di anni ne ha 38. La società di Pechino, che offre un servizio di trasporto grazie a una app e domina il mercato cinese. È valutata 26 miliardi di dollari. E ci sono voci che la vogliono quotata in borsa entro l’inizio del prossimo anno. In realtà gli esperti del settore si chiedono come mai né Chuxing né la sua rivale occidentale non l’abbiano già fatto. Per Geoff Colvin di Fortune non hanno motivo per farlo. Le fonti private di capitale continuano a portare fondi nelle loro casse. Didi Chuxing ha raccolto fino a questo momento 4,42 miliardi di dollari in 7 round. Tra gli investitori ci sono Alibaba e Tencent. E ha anche stabilito delle partnership con Ola cabs, Grab, e Lyft, le società che offrono il suo stesso servizio in India, Singapore e Usa. Recente anche la decisione di Apple di investire addirittura un miliardo di dollari. Il 16 maggio Tim Cook è atterrato in Cina. E ha preso un passaggio proprio usando l’app di Didi Chuxing insieme alla sua presidente, di bianco vestita.
La carriera della figlia di Mr Lenovo comincia in Goldman Sachs
Jean Liu è figlia d’arte. Suo padre, Liu Chuanzhi, è il fondatore di Lenovo. La sua strada è segnata dalla tecnologia fin dalla nascita. Eppure lei stessa rivela che alla base della sua decisione di studiare informatica alla Peking University c’è un libro, quello scritto da Bill Gates nel 1996, “The Road Ahead”. Continua gli studi con la specializzazione a Harvard. Poi, però, riceve un’offerta da Goldman Sachs e diventa un’analista finanziaria. Lavora molto per farcela nella banca, 140 ore a settimana, come dice lei stessa al giornale China Daily. «Sembrava che avessi 42 anni anche se in realtà ne avevo solo 24». E così diventa una dei dirigenti della banca più giovani di sempre. Poi a un certo punto decide di cambiare vita.
Il fiuto per l’affare Didi Dache
È il 2013 e sta valutando la possibilità di investire i soldi di Goldman Sachs in Didi Dache. Si rende conto che in quella startup vogliono investire in parecchi e sceglie di entrare a far parte della squadra. Da quel momento diventa una delle figure chiave dell’azienda. E segue anche la fusione con il suo principale concorrente cinese, Kuaidi Dache che porterà poi alla nascita di Didi Chuxing nel febbraio del 2015. Nell’ottobre di quello stesso anno, proprio mentre compare sulla copertina di Forbes Asia, viene operata per un tumore al seno. La notizia viene riportata dal South China Morning Post che cita un’email che lei stessa manda al suo staff: «La mia condizione non inciderà molto sulla vita o sul lavoro, né toccherà le consuete attività esterne».
1,4 miliardi di mezzi usati tramite Didi Chuxing
La forza di Didi in Cina sta nel fatto che meno del 10 per cento delle persone hanno un’automobile. La popolazione urbana è di 800 milioni di individui. E il governo tende a limitare l’uso delle macchine il più possibile: «Stiamo costruendo una piattaforma che offra trasporto a chiunque con taxi, passaggi in auto e addirittura autobus», ha detto Jean Liu in una recente intervista a Fastcompany. E non sembrano nemmeno spaventati dall’arrivo di Uber in Cina perché il pubblico a cui si rivolgono è diverso: «In occidente sono abituati a sviluppare prodotti per ricchi e benestanti. Noi offriamo servizi a chi non si può nemmeno permettere un’automobile. Il mercato cinese è ad alta densità: nel 2015 i mezzi utilizzati tramite Didi sono stati 1,4 miliardi», ha aggiunto Jean Liu.
Aiutare 30 milioni di persone a spostarsi
La motivazione per questa missione Jean Liu la trova nella necessità di rendere la vita dei cinesi migliore. Lo smog e il traffico sono due mostri con cui la popolazione deve combattere ogni giorno. L’obiettivo è aiutare 30 milioni di persone a spostarsi ogni giorno. Un modello di business unico. Così lo definisce al Wall Street Journal Jean Liu che non vuole distruggere il mercato dei taxi come si propone di fare Uber. Vuole piuttosto integrare differenti tipi di prodotti in un’unica piattaforma.